Brescia, 15 milioni sotterrati in giardino e maxi frode da mezzo miliardo. 4 anni di carcere ai coniugi Rossini
Condannati a 4 anni di carcere i coniugi Rossini, che a Gussago, Brescia, avevano messo in piedi una maxi frode da mezzo miliardo. Ritrovati 15 milioni sepolti in giardino. Arrestati anche figlio, cognata e 27 collaboratori
Quattro anni di carcere in primo grado per i coniugi Rossini. Questo è quanto è stato deciso dai giudici per la coppia di Gussago, in provincia di Brescia, accusata di una maxi frode fiscale di almeno mezzo miliardo di euro. Con loro, in manette il figlio, la cognata e altre 27 persone.
Arrestati i coniugi Rossini per maxi frode fiscale, si parla di circa mezzo miliardo di euro
Si chiamano Giuliano Rossini, 46 anni, e Silvia Fornari, 40 anni, i coniugi del bresciano che erano riusciti a mettere in piedi un maxi sistema di frode con il quale avevano racimolato circa mezzo miliardo di euro. La storia ha dell’incredibile, tanto per le dimensioni del tesoretto, quanto per le modalità in un certo senso “infantili” con cui i due stoccavano i capitali. Rossini e Fornari, infatti, molti dei milioni li sotterravano, letteralmente. I carabinieri e la guardia di finanza, che avevano scoperto il business nel settembre scorso, hanno trovato almeno 15 milioni di euro sigillati in buste di plastica e sotterrati nel giardino della loro villetta di Gussago. Diverse altre decine sono poi state rinvenute sotto altri terreni appartenenti alla coppia.
Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, il “metodo Rossini” era abbastanza semplice: “movimentazione di fiumi di denaro con triangolazioni costruite sulla base di società di comodo, coperture per acquistare in nero materiale ferroso e non solo. I soldi delle fatture per operazioni ritenute inesistenti venivano bonificati a pioggia nel mondo – Hong Kong, Romania, Croazia, Polonia, Slovacchia, Ungheria – e poi tornavano a Brescia per mano di spalloni incaricati del trasporto contanti (che poi venivano interrati, spesi o nascosti)”.
Contestata ai due anche l’evasione di almeno 93 milioni di euro, in quella che era a tutti gli effetti un’organizzazione con decine di affiliati. Oltre ai coniugi, infatti, sono stati condannati anche il figlio e la cognata (entrambi a tre anni e dieci mesi), e altre 22 persone sono finite in carcere o ai domiciliari con pene minori. Per altre 5 è scattato l’obbligo di firma.