Lisa Federico, la morte ed il processo contro due medici dell’ospedale Bambino Gesù: il perito che non si trova, ed il tempo passa invano
La giustizia, segnatamente quella penale, deve riconoscere le sue procedure ed i suoi tempi. Ma vedere scorrere cosi inutilmente il tempo fa molto male a noi genitori di Lisa, al fratello, alla nostra famiglia tutta, ma fa altrettanto male alla reputazione della nostra giustizia
Nostra figlia Elisabetta Federico, Lisa, morì il 3 novembre 2020 presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma solo 17 giorni dopo un trapianto di midollo osseo andato malissimo.
A seguito della denuncia penale, il PM del Tribunale di Roma dott. Pietro Pollidori individuò due medici apicali come i maggiori responsabili di questa sciagura, e ne chiese il rinvio a giudizio nel giugno 2022. In un procedimento parallelo, per gli stessi fatti, il responsabile del reparto dove Lisa perse la vita, il prof. Franco Locatelli, è stato indagato ed ora si attendono le richieste del PM.
Nell’udienza per decidere sul rinvio a giudizio dei due medici apicali del Bambino Gesù, circa due mesi fa il GUP Azzolini decise di avvalersi di una ulteriore perizia, oltre a quelle già in atti delle parti e quella del perito del PM.
La ricerca di un perito da parte del GUP, così come è accaduto a noi per quasi un anno, si è scontrata con una serie infinita di rifiuti, dovuti per lo più alla ritrosia di molti medici nel mettersi contro l’ospedale Bambino Gesù. Alla fine, il GUP ha individuato una figura di alto profilo scientifico apparentemente adatta al compito: il prof. Alessandro Rambaldi, da Bergamo, come Locatelli.
Il prof. Rambaldi si è presentato questa mattina nell’aula di Tribunale con l’intenzione di giurare. Ma, con sua sorpresa, ha dovuto ascoltare la lettura ad alta voce da parte del GUP della nostra istanza di ricusazione, istanza giustificata dall’esistenza di numerose pubblicazioni scientifiche internazionali in comune con Locatelli, nonché dalle prove da noi prodotte circa la sussistenza di un progetto di ricerca AIRC in comune tra i due medici.
Il perito in pectore, ascoltata la nostra istanza, l’ha riconosciuta come valida ed ha rinunciato all’incarico, andando via in fretta e furia dall’aula. Il GUP, tra pochi giorni in pensione, ci ha quindi dato appuntamento tra sette giorni per proporre una nuova candidatura, cosa che ci lascia piuttosto perplessi vista la difficoltà avute finora nel reperire figure adeguate. Il risultato è che, tra certificati medici e altre manovre dilatorie, a due mesi dalla prima udienza per il rinvio a giudizio siamo esattamente al punto di partenza, e senza alcuna prospettiva concreta.
La giustizia, segnatamente quella penale, deve riconoscere le sue procedure ed i suoi tempi. Ma vedere scorrere cosi inutilmente il tempo fa molto male a noi genitori di Lisa, al fratello, alla nostra famiglia tutta, ma fa altrettanto male alla reputazione della nostra giustizia, che pure in questo caso ha anche mostrato, assieme alle consuete ombre, qualche spunto di luce. Tra questi, vogliamo annotare l’intervento convinto ed appassionato in aula oggi del PM Pollidori a sostegno di un’accelerazione delle procedure. Alla fine avremmo voluto abbracciarlo, ma la procedura non lo consentiva.
Di Maurizio Federico.