Covid, il vittimismo dei colpevoli non funziona più

Dopo il buffetto a Conte il sistema politico-mediatico prova a serrarsi a difesa del regime, ma la gente non ci casca più; e molti dicono: "Uno schiaffo è il minimo". Altre testimonianze dalle vittime, quelle vere.

Lo chiamavano faccia da schiaffi. Ci ha provato il sistema politico mediatico praticamente al completo a capovolgere la realtà dopo la carezza stizzita di un grillino al capo grillino Conte, colpevole di avere instaurato il regime sanitario: Conte un martire e noi tutti con lui, noi partiti, noi facce istituzionali, noi provocatori dell'informazione e della prostituzione parassitaria. Ci hanno provato ma gli è andata male, gli sta dicendo male perché, come nota Massimo Cacciari, ne hanno fatte troppe e troppo grosse. E dunque stiano lì le prefiche, stiano lì buoni gli opportunisti, i ladri e gli aguzzini che hanno preso un virus e ne hanno fatto il più grande esperimento sociale dell'occidente, complice una popolazione imbecille e incapace di ribellarsi perfino alle pretese più sconce, più provocatorie, più sconclusionate e violente. Aspettiamo dicevano, speriamo bene ripetevano. Ma se un regime più stringe le maglie e più la gente lo asseconda, perchè mai dovrebbe distruggersi da solo? Perché dovrebbe rendere le libertà negate quando lo scopo era proprio quello di negarle?

Così è andata per quasi tre anni, così sta andando ancora adesso se è vero che il governo del “ritorno alla normalità” ha cura di prorogare proprio le istituzioni più coinvolte nel regime sanitario. Come se sapesse – dai cartomanti? Dall'Europa della permacrisi di Ursula? - che sorgerà presto una nuova pandemia, una nuova occasione per ricominciare tutto da capo. A questo punto non possiamo più fidarci di nessuno e di certo non è il caso di fidarsi di Schillaci coi suoi occhi spenti, fondi non diversi dal predecessore e mentore Speranza, un ex assessore al traffico di Potenza. Non possiamo fidarci di Meloni che viene da una destra sociale che a tutto antepone lo stato, che della libertà ha, piaccia o non piaccia, un concetto legato a fosche suggestioni, qualcosa da sacrificare sull'altare del potere paternalistico e all'occorrenza irragionevole. Non possiamo, e sarebbe errore esiziale, micidiale, contare sul ravvedimento, se mai sulla resipiscienza della sinistra in blocco, che questo regime o esperimento ha costruito, vantandosene, organizzando una campagna di odio, di discriminazione, di punizione dei dissidenti, tutti infilati nel sacco con la scritta: novax, il cui laccio veniva chiuso da un presidente di garanzia del sistema istituzionale, senza tentennamenti, senza comprensione dei fatti scientifici più che di quelli sociali: Draghi mentiva su un greenpass che “serve a non contagiare”, sul vaccino che se non lo fai “ti contagi e fai morire”? Un presidente di garanzia sarebbe intervenuto, il nostro avallava di tutto e di peggio coi suoi sorrisi ghiacci, siciliani.

Così è cresciuta l'alienazione delle chiusure inutili, così il conto dei cadaveri inutili, curati in modo sbagliato, sottoposti a torture inutili e definitive, come diceva quell'addetto di un grande centro sanitario milanese, uno dei più rinomati: “Entravano che tossivano, li attaccavamo ai respiratori e in poche ore erano morti”. E non capivi se ci fosse più rimorso, fatalismo o l'orgoglio del soldatino che adempie agli ordini e se sono criminali amen. Così sono arrivate le leggi eversive per i refrattari, privati di lavoro, stipendio, sostentamento, le leggi affidate alla ciellina Cartabia, la Guardasigilli che Mattarella avrebbe voluto o almeno così lasciava intendere al suo posto una volta scaduto il settennato. Di certo non Draghi che difatti se l'è legata e ha continuato ad infierire, da ultimo con lo schiaffo, quello sì bruciante, di Di Maio nel Golfo Persico mantenuto da tutti noi. Così sono arrivati, fuori tempo massimo, gli scandali, gli occultamenti, le bugie, le chat deliranti e farabutte, “non serve a niente chiudere”, “no ma chiudiamo, chiudiamo tutto e terrorizziamoli”, “non torna il conto dei malati e i vaccini non funzionano”, “bisogna mentire sui malati e soprattutto sui vaccini”, il tutto condito dalle volgarità e dalle bestemmie tipiche dei malviventi e dei balordi che però stavano nei vertici delle istituzioni corrose. Così, nell'indifferenza bestiale, imperdonabile di questo regime finito nel sadico e nel demoniaco, si accatastavano tragedie da niente come quelle che io racconto su questa testata. Oggi ne ho un'altra, allucinante quanto basta.

“Quando è scoppiato il covid avevo 60 anni. Sono una malata autoimmune, ho una connettivite indifferenziata, una sorta di lupus meno grave, con analisi orribili ma sintomi sotto controllo grazie alle accorte cure del mio anziano immunologo, cortisone in basso dosaggio, vitamina D, idrossiclorochina da più di 10 anni. In più ho anche la tiroide di Hashimoto e ipotiroidismo per cui prendo Eutorox. Sentendo di essere un soggetto a rischio, chiedo al medico un parere, lui mi tranquillizza. Quando escono i vaccini e noto che la mia malattia è tra quelle contrassegnate da un codice per un vaccino prioritario insisto con lui perché mi dia l'autorizzazione a farlo. Insegno in classi strapiene, ho veramente paura. Il tempo di ricevere il suo definitivo diniego e mio figlio mi contagia. Prendo subito, al primo minimo sintomo, un lieve mal di gola, aspirina, e non tachipirina come mi prescrive il medico di base. Vivo nel terrore di un peggioramento per giorni, a misurarmi la saturazione continuamente ed invece non succede nulla. Tutto si ferma a due linee di febbre e un po' di raffreddore. Finiti i 6 mesi del green pass mi misuro gli anticorpi, sono altissimi. Ma è ottobre 2021, per entrare a scuola dovrei fare un tampone ogni 48 ore e decido di prendere due mesi di aspettativa non pagata in attesa delle decisioni dell'ineffabile CTS. Nel frattempo vado da un infettivologo, amico di Bassetti, che mi dice che sono un soggetto a rischio di forma grave, che ho avuto la variante alfa ma sono pienamente suscettibile alla delta, che assolutamente devo vaccinarmi, che il mio immunologo sbaglia ecc. ecc. Mi faccio gli esami annuali per le mie patologie e scopro che tutti i valori sono peggiorati (per esempio gli ANA che sono sempre stati sui 1200, quando la norma sarebbe sotto gli 80, sono 2500). Evidentemente nonostante abbia avuto una forma paucisintomatica, la proteina spike ha dato uno scossone al mio sistema immunitario (la dottoressa Sacchi di Alessandria studia il fenomeno da anni).Immagino che scempio farebbe ora l'ulteriore stimolo di un vaccino. Il mio immunologo in pensione e già sotto pressione non può farmi né esenzione né differimento. Provo a contattarne uno a..., gli parlo, è uno dei pochi immunologi che non ha tradito le basi della sua disciplina. Prendo un appuntamento per due mesi dopo, ma mi dice che potrei appellarmi a quello per poter lavorare. Dopo due settimane mi chiamano perché l'appuntamento è stato sospeso. A fine ottobre mi faccio i miei conti e vedo che posso andare in pensione l'anno dopo con opzione donna. Avvio le pratiche.. In tutto questo il preside non ha mai risposto ad una mia accorata mail di fine agosto. Non mi risponderà mai, le colleghe non le sento, dagli alunni e famiglie nessun segnale. Fine novembre, obbligo vaccinale per tutti. Prolungo la mia aspettativa non pagata fino alla primavera ma in realtà non tornerò più in classe perché l'1 aprile me lo consentirebbero ma dovrei stare in un'aula separata, lontano dalle classi, a fare finta di lavorare per il doppio delle ore dell'insegnamento. Un'umiliazione per punire chi non si è piegato. Sto in aspettativa fino a fine luglio, la scuola mi chiama avvisandomi che non ho maturato ferie e quindi non ho diritto a stare a casa in agosto. Dico loro che se mi chiameranno potrò facilmente raggiungerli dalla località al mare a due passi dalla città, faccio anche loro presente che ad agosto nei 34 anni di insegnamento non sono mai stata chiamata per andare a scuola e che mi auguro che non eccedano nel volermi punire, visto che ho già perso 10 mesi di stipendio e di anzianità. A giugno mi faccio di nuovo il covid, contagiata da operai tridosati convinti di non poter essere positivi (la certezza di stare in luoghi sicuri). Di nuovo forma leggera, gli esami successivi ritornano ai valori pre covid. Omicron è proprio un'altra cosa. Fine agosto vado a scuola per gli scrutini finali, e chiudo per sempre. Ora sono felicemente in pensione, vivo in campagna, ma la ferita non si è rimarginata, non amo più andare nei musei e per mostre che è sempre stato il mio piacere più grande. Da che mi hanno esclusa per mesi, sento un distacco, una forte estraneità. Ho famigliari e amici che hanno effetti avversi. Mia sorella, che ha il lupus, si è fatta un forte herpes zoster e poi il covid. Molti non riconoscono la correlazioni, quasi tutti non hanno capito la mia scelta. Mi evitano ancora. Io non li cerco. Si è rotto qualcosa per sempre. Io sono stata fortunata, ho avuto le possibilità economiche di non lavorare 10 mesi e di prendere una pensione da fame. Non tutti possono farlo. Molti nelle mie condizioni si sono dovuti piegare, mettendo a rischio la propria salute per poter mantenere se stessi e la propria famiglia. È democratico tutto questo? che cosa dice la nostra costituzione? Ed ancora si riempiono ls bocca di diritti e di inclusione..” (segue firma).

Capito perché lo schiaffo di Massa non serve a ribaltare la sostanza di un regime infame? “Qualcosa si è rotto, la ferita rimane...”. E fortunato chi ancora può raccontarla. Hanno provato a descrivere il grillino pentito, il manesco, per un demente stragista, ma gli è andata storta perché troppe ne hanno fatte e troppo grosse; e nessuno se n'è assunto uno straccio di responsabilità, anzi fanno i fenomeni, pretendono nuove cariche e la riconoscenza dei rovinati. Hanno cercato di trasformare un mezzo ceffone in una decapitazione da Isis ma gli si è ritorta contro perché vicende come quelle che io racconto ogni giorno sono innumerevoli e insostenibili per crudeltà e per strazio. Più l'informazione con la coda di paglia si scatena a difendere Conte e il resto di un regime da operetta ma tetro e spietato, e più la gente risponde che gli è già andata bene così. Questa volta il condizionamento pavloviano sui servi non ha funzionato, questa volta qualcuno ha avuto una reazione innocua, quasi tenera e adesso in molti temono sia solo il sassolino che scatena la valanga. Però che pena gli Zaia che pretendono l'impunità con la scusa della pacificazione.