Giorgia Meloni annuncia il pugno duro contro gli ecovandali ma loro ridono

Ecoterroristi e Ong sanno che un regime senza il controllo o almeno l'appoggio della magistratura è un regime di carta: e la destra di potere la magistratura ce l'ha contro.

La farsa tra governo ed ecoterroristi è esemplare delle cose italiane: la presidente del Consiglio Meloni annuncia un decreto per punire i vandali con la reclusione da 6 mesi a 3 anni; i vandali rispondono sghignazzando: non ci fai paura, che tradotto meglio diventa: ce ne sbattiamo. I vandali, che ai media di regime piace chiamare attivisti, hanno ragione. Sanno che il governo verso di loro è impotente come verso i loro colleghi del mare. In gennaio il governo aveva annunciato il giro di vite sulle ong con un codice contorto, bizantino subito le ong hanno risposto che se ne sbattevano ed hanno intensificato la loro azione in appoggio agli scafisti e ai trafficanti e in sabotaggio del governo. Il risultato è che a oggi sbarcano ad un ritmo di mille, millecinquecento al giorno e per il governo è un successo imperituro bloccare per due settimane una bagnarola del graffitato Bansky. Della qual cosa gli umanitari sovversivisti via mare si vantano esattamente come i compari di terra: “Abbiamo trenta o quaranta denunce. Ciascuno di noi. Siamo drogati di notorietà. Ci hanno portato in caserma, offerto i pasticcini e poi ci hanno rimandato a casa. Continueremo, siamo solo all'inizio, alzeremo il livello dello scontro”, e sembra di sentire i vecchi brigatisti ai quali, non a caso, gli ecoterroristi attuali sostengono di ispirarsi.

La differenza tra l'oggi e l'allora è sostanziale: che la magistratura fin che ha potuto ha oscillato fra tolleranza e repressione anche dura, mentre allo stato attuale ha definitivamente rinunciato a qualsiasi intento punitivo. Insomma i giudici sono complici e non si danno la pena di nasconderlo. Poi si potrà recitare il solito gioco dello scaricabarile, dire che non è colpa dei giudici se le leggi sono permissive, ma è la solita frottola come l'altra dell'obbligatorietà dell'azione penale, che scatta sempre in modo chiurgico. Anche l'applicazione delle pene è mediata, è ideologica o figlia della convenienza individuale. Ci sono sedi giudiziarie in cui i magistrati sanno perfettamente chi possono perseguire e chi no e gli attivisti-terroristi, i vandali di statue, di suv, di fontane rientrano fra gli impuni. Quello che i marinaretti delle ong e gli apprendisti stregoni dei musei sanno, è che un regime non fa paura a nessuno senza il controllo o almeno l'appoggio della magistratura e il regime di destra si trova naturalmente, fisiologicamente in contrapposizione al potere giudiziario che resta pesantemente infiltrato e condizionato dalla sinistra che lo ha plasmato e lo controlla, venendone a sua volta controllata. Le tardive ammissioni di Palamara, l'ex capo dell'Associazione Nazionale dei Magistrati da cui fu espulso dopo aver cantato, sul verminaio magistrale non sono servite a niente come prevedibile: la magistratura è troppo schierata per sua costituzione e dall'inizio della transizione democratica dalla dittatura: dapprima, tramite l'amnistia di Togliatti, mantenendo i suoi elementi che continuarono ad essere fascisti anche dopo la fine del Fascismo, poi, al giro di boa degli anni Sessanta, con i primi governi di centrosinistra e la ambigua liaison tra la DC reazionaria e il PCI in progressiva emancipazione dal condizionamento sovietico, decisamente di sinistra. Matrice che non è stata più rinnegata. A questo serve, anzitutto, un presidente della Repubblica regolarmente espresso dalla sinistra e dal quale ci si attende la lottizzazione scientifica e corruttiva, proprio come racconta Palamara, delle massime cariche giudiziarie da cui far discendere il controllo ramificato di tutte le sedi giudiziarie. Un lavoro a cascata, preciso, organizzato, che porta ad un fatale lassismo verso i balordi e i dannati della terra, in armonia col credo democratico cattocomunista. Non però al punto da dimenticare la realpolitik. La magistratura è un potere nel potere ed è il più svincolato e pericoloso, insuscettibile di controlli e poco attento anche al controllo interno. Per cui si muove da potere, sa che il potere vero non processa, non condanna gli altri poteri con cui deve giocoforza misurarsi.

Non c'è, storicamente, un solo caso di punizione esemplare dei grandi ladri e dei grandi criminali siano industriali, politici, luminari, baroni; chiunque rivesta una posizione di potere, a qualunque livello, in qualunque contesto, da quello metropolitano e sovranazionale fino a quello strapaesano dove i notabili sono da operetta e tutti si conoscono, ottiene un occhio di riguardo dalla magistratura strategica. Volano gli stracci sempre, siano grandi sciagure o grandi ruberie. L'eccezione è stata Tangentopoli, ma l'eccezione che confermava la regola e a suo modo la ribadiva: il tabula rasa riguardava i partiti egemoni della Prima Repubblica, il democristiano e il socialista giunti alla fine della parabola con il crollo del Muro, c'era da blindare il Partito Comunista in mutazione alla svolta della Bolognina, c'era da fermare con tutti i mezzi, meglio se sporchi, Berlusconi. Mani Pulite non fu, come credemmo a lungo, il trionfo di una magistratura finalmente libera, libera di agire senza guardare in faccia nessuno, fu l'apoteosi di una magistratura spregiudicata e letale come mai prima.

Oggi, nel 2023 delle pestilenze e delle grandi questioni irrisolte, dall'energia alle invasioni barbariche e asiatiche, gli antagonisti manovrati dalla finanza globale in funzione progressista sanno, sentono di poter fare quello che vogliono entro certi limiti che tuttavia sono ampi, restano ampi. Sanno anche, perché gli è stato adeguatamente insegnato, che per non provocare la reazione di una magistratura calcolatrice e rotta a tutte le malizie, debbono astenersi dal gesto eclatante, dal morto che cammina, sanno che i morti annegati o affogati possono venire scaricati con disinvoltura sul conto del governo ma non quelli di strada, sanno che la contingenza migratoria è cosa diversa dall'esigenza climatica, in sé vaga e contraddittoria; finché si tengono in questi limiti, possono irridere la Meloni coi suoi decreti punitivi che nessun magistrato si sognerà mai di applicare. Poi, certo, anche tra i fanatici e gli invasati c'è sempre la testa calda che prima o poi trascende, ma finché i soldi di Soros, di Gates e degli eredi Getty, dei cinesi corrono, a che pro complicarsi la vita?