Giornata in ricordo vittime Covid 2023, 18 marzo: ricordare per evitare che simili crimini si ripetano
Ricordare dovrebbe avere anche la funzione di far conoscere la Verità, per evitare che un crimine analogo si ripeta.
Ci sono dolori troppo pesanti per portarli da soli, occorre condividerli. E’ questo, forse, il vero significato originario delle giornate della memoria. Persone che non si conoscono piangono insieme le vittime di un medesimo Destino, sia esso la Shoah, una guerra, un attentato o il COVID-19.
Ricordare è il modo più umano di sconfiggere la morte, l’assenza fisica definitiva dei nostri cari. Marcel Proust ha scritto pagine memorabili sul meccanismo del ricordo. Secondo lui – come secondo un’antica leggenda celtica – le anime di quelli che abbiamo perduto non scompaiono alla loro morte, ma restano prigioniere entro un animale o un oggetto. Quando noi incontriamo quell’animale o quell’oggetto, ritornano – per un attimo – a vivere con noi. Si muore davvero (per sempre: per me agnostico la vita è un lampo di luce, un fuoco d’artificio che illumina una notte eterna) quando si viene dimenticati.
Ma ricordare insieme, come nel caso delle vittime della Shoah, dovrebbe avere anche la funzione di far conoscere la Verità, per evitare che un crimine analogo si ripeta.
Noi, dopo tre anni, la Verità sull’origine del COVID-19 non la conosciamo. Il mese scorso, funzionari dell’FBI e della CDC (Centers for Disease Control and Prevention) hanno dichiarato che il SARS-COV 2 è un virus chimera (un virus cioè creato in laboratorio). Il Dottor Panagis Polykretis, Biologo e PhD in Biologia Strutturale, ha dichiarato che esiste 1 possibilità su 321 miliardi che il SARS-COV 2 sia un virus naturale.
Se questa è la verità, la pandemia che ha ucciso oltre 6 milioni di persone nel mondo è un reato. Delle due l’una, tertium non datur: se il virus è uscito da un laboratorio accidentalmente, il reato sarà colposo. Se invece è stato diffuso volontariamente, sarà doloso. In entrambi i casi, si tratta di un reato che ha causato 6 milioni di morti.
I colpevoli sono a piede libero, impuniti. La storia la scrivono i vincitori, sono loro che fanno i processi. Prima dei processi, vengono le indagini. C’è una scienziata cinese di nome Shi Zhengli che lavorava a Wuhan, in un laboratorio BSL-4, una sigla che viene data ai laboratori dove vengono fatti esperimenti estremamente pericolosi. Shi Zhengli ha studiato in Cina e in Francia, a Montpellier. In collaborazione con scienziati Occidentali, tra i quali il Prof. Ralph S. Baric dell’Università del Nord Carolina e Vineet Menachery dell’Università del Texas (Medical Branch at Galveston), ha condotto esperimenti nel campo del Gain of function: virus di pipistrelli sono stati modificati in laboratorio, resi “virus chimera” e iniettati in topi di laboratorio modificati con recettori umani ACE2 di cui il SARS-COV-2 ha bisogno per entrare nelle cellule ospiti e infettarle. Quei topolini, chiamati hACE2 (h sta per human), hanno sviluppato una malattia chiamata COVID-19. Le ricerche di Shi Zhengli, che i colleghi chiamano amichevolmente Batwoman, sono state finanziate dal Partito Comunista cinese e da Anthony Fauci tramite l’NIH e l’NIAID. Questo perché il Presidente Obama aveva deciso di sospendere gli esperimenti sul Gain of function negli USA in considerazione della loro pericolosità ma, ciò nonostante, alcuni scienziati americani hanno continuato le ricerche, collaborando col laboratorio di Wuhan. Il laboratorio di Wuhan è stato costruito dai Francesi e approvato dall’OMS. Il Canada e l’Australia hanno fornito attrezzature e patogeni.
Naturalmente, esiste la Convenzione sulle armi biologiche - in vigore dal 1975 e ratificata da 183 Stati - ma è lettera morta, tamquam non esset.
Sei milioni di morti, vittime di un reato e nessuno che indaghi. Il SARS-COV 2 è un virus chimera e l’indagine dell’OMS è stata una indegna farsa, un esempio magistrale di giustizia negata. La Commissione d’indagine ha preso per buone le dichiarazioni di Shi Zhengli: “Il SARS-COV-2 è un virus diverso da tutti quelli raccolti in natura e conservati nel laboratorio di Wuhan”. Un esempio di verità parziale: ovviamente il SARS-COV-2 è un virus diverso: è un virus chimera, non raccolto in natura. Nella storia dell’umanità, non sono mai esistite epidemie di SARS-COV naturali, il salto di specie dal pipistrello al pangolino e dal pangolino all’uomo è una ipotesi ridicola e a Wuhan non si sono pipistrelli eccetto quelli all’interno del laboratorio né tantomeno rari pangolini, ma topi hACE2 geneticamente modificati che erano già stati infettati col SARS-COV-2 prima del 2020, come risulta da due pubblicazioni scientifiche.
C’è un tempo per piangere i morti e un tempo per chiedere Giustizia e Verità.
Se Giustizia e Verità vengono negate, noi che abbiamo pianto i nostri cari saremo costretti a vivere accanto ai criminali e ai loro fiancheggiatori. Questo è quello che ci stiamo sforzando di fare oggi. E’ un compito improbo:
Ho molto da fare, oggi:
Bisogna uccidere fino in fondo la memoria,
Bisogna che l’anima si pietrifichi,
Bisogna di nuovo imparare a vivere.
(Anna Achmatova)
Bisogna imparare di nuovo a vivere in un mondo senza Giustizia e Verità. Un mondo governato da neomalthusiani che ci trattano come computer: prima il virus ti infetta, poi ti vendo l’antivirus. Ma noi siamo esseri umani. Magari “umanità inutile” come ci ha definiti Yuval Noah Harari, ma sempre umani.
Esseri viventi unici e irripetibili, coi nostri affetti, le nostre storie individuali. 6 milioni non ci sono più, ma non sono numeri, erano persone. “La Bestia è un numero e ci trasforma in numeri” (Joseph Ratzinger). Papa Benedetto XVI era un gigante e lo aveva capito. Nell’era dell’esaltazione collettiva dell’intelligenza artificiale noi siamo numeri. Nella mente di un neomalthusiano malato che si crede un filantropo noi siamo numeri.
In questi tre anni siamo stati trattati in maniera disumana. E’ giusto piangere insieme i nostri cari, ma è altrettanto giusto reclamare Giustizia e Verità. L’impunità invita il criminale alla reiterazione del reato. Chi saranno le prossime vittime?
di Alfredo Tocchi, 18 marzo 2023