Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, i familiari: “Nessuno è assolto”
Il 18 marzo 2020, per istituzione del governo, viene celebrata la giornata in ricordo delle vittime del coronavirus. In attesa delle risposte dell’inchiesta di Bergamo
Oggi si celebra la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus. La data ricorre nel giorno in cui il 18 marzo 2020 i camion militari carichi di bare sfilarono per Bergamo. “Per conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute a causa della pandemia da Covid-19 è stata istituita, con la legge n. 35 del 2021, la Giornata nazionale in memoria delle vittime del COVID-19, fissata il 18 marzo di ogni anno”, si legge sul sito del governo. “Allo scopo vengono previste e disciplinate iniziative celebrative, informative nonché di sostegno economico alla ricerca e garantiti adeguati spazi sul tema nell'ambito della programmazione televisiva pubblica nazionale e regionale”.
Il ministro Schillaci: “Investire sul servizio sanitario nazionale”
“Terminata l'emergenza è il momento di guardare al domani e di rilanciare la sanità, perché la pandemia ha fatto emergere le fragilità accanto alle capacità di risposta”, ha spiegato il ministro della Salute, Orazio Schillaci. “È fondamentale investire sul capitale umano del Servizio sanitario nazionale rendendo la sanità pubblica più attrattiva. La valorizzazione del capitale umano del Ssn sarà la prova più eloquente di aver compreso la lezione del Covid. Bisogna puntare sulla attività di prevenzione e rafforzamento della medicina territoriale integrando ospedali di territorio. Il Covid può e deve rappresentare una occasione di rilancio e rafforzamento del Ssn”.
I familiari delle vittime chiedono verità e giustizia nellinchiesta di Bergamo
“La Camera dei deputati ricorda con profonda commozione quanti hanno perso la vita a causa di un virus, all'epoca ignoto, che ha devastato il mondo intero, mietendo milioni di vittime”, ha sottolineato il presidente della Camera, Lorenzo Fontana. “Quei tragici eventi hanno colpito duramente comunità e intere famiglie che, nell'ora più disperata, non hanno potuto rendere l'ultimo saluto ai propri cari. Desidero anche ricordare lo spirito di eroica abnegazione che tutto il personale sanitario ha dimostrato sin dall'inizio della pandemia. A medici, infermieri e operatori, e al loro sacrificio, noi tutti dobbiamo profonda riconoscenza. Ma affinché tutto ciò non accada mai più, occorre individuare le strategie più efficaci per migliorare la risposta del nostro sistema sanitario a eventuali, future crisi emergenziali di questa natura. A tal fine, è necessario lavorare sulle criticità emerse nel periodo pandemico, valorizzando, ad esempio, la medicina di prossimità e i presìdi sanitari territoriali, che possono indubbiamente garantire una risposta più immediata ai cittadini e, in particolare, ai più fragili come gli anziani e le persone con malattie croniche”. A far luce su quel che successe nel 2020, ora, potrebbe l’inchiesta di Bergamo. Con una domanda fondamentale: quanti morti si sarebbero potuti evitare? La risposta è per i familiari delle vittime che chiedono verità e giustizia. “Chiediamo con forza di essere ascoltati e di essere parte attiva nella commissione di inchiesta sul Covid, perché noi non condanniamo ma diciamo che nessuno è assolto”, ha spiegato pochi giorni fa il presidente del Comitato nazionale vittime del Covid, Sabrina Gualini. “La commissione non deve essere amministrativa economica ma deve fare una indagine vera sulle cure mancate. La commissione non deve essere solo parlamentare ma mista, vogliamo esserne parte integrante”.