Caso Cospito, anarchici a Milano di fronte alla sede di FdI: "Governo di fascisti e assassini"

Il presidio È atteso per le 18 di oggi, 2 marzo. Il punto di ritrovo sarà la sede di Fratelli d'Italia in Corso Buenos Aires. Sul comunicato si legge: "Andiamo a gridare tutta la nostra rabbia sotto le finestre di questi assassini"

Nuovo presidio degli anarchici a sostegno del caso Cospito. Questa volta il bersaglio è la sede di Fratelli d'Italia a Milano, situata lungo corso Buenos Aires. I sostenitori dell'anarchico in regime di 41-bis si troveranno anche a Torino il prossimo 4 marzo per "un'assemblea cittadina".

Caso Cospito, anarchici a Milano di fronte alla sede di FdI

"Solidarietà con Alfredo in sciopero della fame contro 41-bis ed ergastolo": così si legge sul comunicato diramato via Facebook dal gruppo anarchico milanese "Les Galipettes", organizzatore della mobilitazione odierna. "I fascisti della Meloni che sono da mesi al governo" - queste le motivazioni addotte nelle righe del post - "non sono soltanto i responsabili politici della condanna a morte del compagno, ma anche di tutte quelle morti che "ordinariamente" avvengono all'interno delle carceri italiane, delle centinaia di morti che lo Stato assassina quotidianamente sul posto di lavoro, nelle guerre imperialiste finanziate e appoggiate anche dall'Italia, delle morti sui confini e nel mar Mediterraneo".

L'allusione dei manifestanti è duplice, e duplice è la condanna. In altre parole, si accusa il governo italiano non solo di accanimento ai danni di Alfredo Cospito, ma anche di assassinio sistematico sui versanti della guerra in Ucraina e delle politiche migratorie. "Pochi giorni fa l'ennesimo drammatico naufragio vicino alle cose di Crotone" - proseguono gli affiliati a "Les Galipettes" - "Altre decine di morti. E dal governo soltanto dichiarazioni vomitevoli che non fanno altro che alimentare il nostro odio nei loro confronti". 

Caso Cospito, le parole dell'anarchico: "Pronto a morire per far conoscere la vera natura del 41-bis"

Odio che, in questi mesi, ha accompagnato la campagna di Alfredo Cospito contro il regime del carcere duro. L'anarchico, infatti, è da quattro mesi in sciopero della fame e ha perso all'incirca 50 chili: la sua protesta personale non ha però ottenuto gli effetti sperati, dato che lo scorso 24 febbraio la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di ricorso contro il 41-bis presentata dal legale difensore Flavio Rossi Albertini. Quest'ultimo, tuttavia, ha di recente annunciato l'eventualità di interpellare la Corte Europea per i Diritti dell'Uomo: "Stiamo analizzando la possibilità di richiedere un provvedimento di urgenza".

L'urgenza, stando all'avvocato, sarebbe dettata dall'aggravarsi del quadro clinico del suo assistito, di recente riammesso al carcere milanese di Opera dopo una breve parentesi presso il reparto di medicina penitenziaria del vicino ospedale San Paolo. "Il morale è fiero ed è convinto che possa vincere questa battaglia che è per la vita: non ha aspirazioni di suicidio" tranquillizza Albertini, confermando ulteriormente la volontà di Cospito di proseguire la sua protesta contro lo Stato.

In una lettera firmata dal detenuto, infatti, si leggono chiare le sue intenzioni: "Il più grande insulto per un anarchico o un'anarchica è quello di essere accusato di dare o ricevere ordini. Quando ero in regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito pizzini, ma articoli per giornali e riviste anarchiche ma soprattutto ero libero di ricevere libri e riviste, di leggere quello che volevo. Insomma, mi era permesso di evolvere, vivere. Oggi sono pronto a morire per far conoscere al mondo cosa è veramente il 41-bis, 750 persone lo subiscono senza fiatare". 

Quanto agli organizzatori del presidio odierno a Milano, si tratta di vecchie conoscenze delle forze di polizia del capoluogo lombardo. A settembre 2020 alcuni membri erano stati allontanati dalla loro sede presso l'ex asilo di Via Verro 39, per poi occupare abusivamente uno stabile in via dei Mille. Sui muri della zona erano comparse scritte come "Fontana assassino", che avevano condotto le forze dell'ordine a un ulteriore sgombero: la palazzina in cui il gruppo si era insediato, infatti, era sfitta ma di proprietà privata, per cui immediata era stata la denuncia per occupazione illecita.