Cospito, respinto il ricorso contro il 41-bis. L'anarchico: "Presto morirò. Continuate la mia lotta"
La Cassazione rigetta il ricorso contro il regime di carcere duro presentato dalla difesa dell'anarchico. Prosegue l'indagine del Comitato nazionale di bioetica "in merito alle problematiche connesse all'autodeterminazione nel ricevere o meno i trattamenti sanitari offerti"
Alfredo Cospito resterà al 41-bis. La conferma arriva dalla Corte di Cassazione, che ha appena respinto il ricorso contro il carcere duro presentato dal legale dell'anarchico, l'avvocato Flavio Rossi Albertini.
Caso Cospito, confermato il 41-bis. Ricorso respinto dalla Cassazione
Dopo il “no” del tribunale di Sorveglianza, arriva anche quello della Cassazione. Al 55enne, detenuto nel carcere milanese di Opera e attualmente ricoverato presso il reparto di medicina penitenziaria dell'ospedale San Paolo, non sarà revocato il regime di 41-bis imposto a maggio del 2022, quando gli era stato riconosciuto un ruolo attivo nell'orientare dal carcere le attività illegali della galassia anarchica.
A nulla, quindi, è servito il ricorso avanzato dall'avvocato difensore Flavio Rossi Albertini, che auspicava un "annullamento senza rinvio" del carcere duro dato l'aggravarsi del quadro clinico del suo assistito. Da ottobre, infatti, Alfredo Cospito porta avanti uno sciopero della fame come personale campagna di protesta contro il regime di 41-bis. Nelle ultime settimane si è trovato costretto ad assumere integratori a base di sali e potassio per sopperire all'assenza di sostanze nutritive, ma ha promesso il ritorno al digiuno totale in caso di esito negativo del giudizio odierno.
Numerosi affiliati alla causa anarchica hanno mostrato solidarietà nei suoi confronti attraverso mobilitazioni di massa e cortei, a volte sfociati in minacce e atti di violenza esplicita verso le istituzioni e i loro rappresentanti. Oggi, in particolare, un presidio è stato presente di fronte alla sede della Corte di Cassazione, in piazza Cavour a Roma, per tutto l'arco della giornata. "Se Alfredo muore, ve la faremo pagare. La nostra voglia di libertà è più forte della vostra autorità” hanno gridato i sostenitori dell'anarchico, desiderosi di far "sentire la nostra voce a questa gentaglia". Striscioni e manifesti contro il 41-bis, deprecato come “tortura di Stato“, sono stati sventolati come bandiere, mentre un cordone di agenti di polizia è rimasto immobile a piantonare la scalinata dell'edificio.
Non appena la notizia del verdetto della Cassazione è trapelata nella piazza, i manifestanti hanno dato libero sfogo alla propria frustrazione unendosi in un coro sguaiato: "Assassini" - hanno urlato, prima di passare alle minacce - "Saranno responsabili di tutto quello che succederà".
Dal reparto di medicina penitenziaria dell'ospedale San Paolo di Milano ha fatto sentire la propria voce anche Alfredo Cospito, che così ha commentato la decisione dei giudici di tenerlo al 41-bis: "Spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta. Presto morirò" ha riferito ai sanitari che lo seguono.