Tre anni fa a Codogno il Paziente zero: fu il nostro Ground Zero, la fine della democrazia
Tre anni sprecati, tre anni che nessuno ci restituirà. Cominciati con Conte, trasmessi a Draghi, ereditati da Meloni. Tre anni di errori e di bugie che non smetteranno di costarci carissimi
Tre anni fa a Codogno il paziente zero, o uno. Il Covid cinese che usciva dalle nebbie e dai torpori un po' alienanti, maniacali del Lodigiano, ma chi poteva immaginarlo. Un manager americano? Un tedesco? Il paziente zero era il nostro anno zero, il nostro ground zero: usciva tutta l'impreparazione, l'avventurismo, l'incoscienza di un governo di inetti guidati da un premier inetto, anche lui un virus di laboratorio, della Casaleggio Associati del tecnico informatico omonimo in fama di asceta. Non informato, non adeguato a una simile circostanza, l'azzeccagarbugli foggiano Conte decideva, consigliato da una cosca di ladri e di incompetenti, di stritolare l'Italia in zone rosse progressive che si moltiplicavano, virus di prigionia per arginare un virus incontrollabile sul quale non si sapeva niente. Per cui le chiusure fanatiche, il terrorismo fomentato e cavalcato ad arte, le smanie gramsciane di ministri disturbati, i furgoni neri con le salme nei sacchi neri e poi i traffici e le corruttele dei respiratori che facevano scoppiare i polmoni, le cure tutte sbagliate, gli ospedali al collasso, la politica sanitaria delirante, la medicina di base azzerata o per sua parte isterica, i colossali sprechi delle mascherine cinesi, tossiche, inutili, dei banchi a rotelle, della sanità manageriale dei predoni, dei presidi a primula, il tutto condito con la spocchia, con l'arroganza e la vanità di quelli che si divertivano alle conferenze stampa sfoggiando mascherine storte, appese all'orecchio, l'ebbrezza di un potere fuori dai confini costituzionali, col presidente che fingeva di non vedere. E ancora il panico, le morti sospette, le autopsie negate, le veline da Pechino a palazzo Chigi, i blocchi progressivi e reiterati, sempre più feroci e sempre più assurdi. Mentre i soliti esibizionisti passavano dall'ingoiare con smorfie oscene involtini in segno di solidarietà con la Cina alla demonizazzione di ogni libertà, passando dall'irrisione dei pavidi all'odio verso gli scettici.
Un anno di pena e di fatica fino all'avvento dei vaccini, entità misteriose, sperimentate in via di somministrazione, con la nuova casta dei virologi arrivisti che garantivano: solo meraviglie, nessuna controindicazione, e copertura a vita. Ma l'Unione Europea dei razziatori aveva negoziato cinque miliardi di dosi a un prezzo rimasto misterioso ma dell'ordine delle decine di miliardi e occorreva spingere sulla comunicazione distorcente, più dosi, più sicurezza: così i medici televisivi, così i falliti dell'informazione chiamati debunker, così la prostituzione sottointellettuale mantenuta dal PD di regime e così il nostro buon capo dello stato, confortato nell'archiviazione della Costituzione da plurimi giuristi di servizio. Passavano i lockdown, le serrate circolari e passavano i governi: dopo il premier in batteria ecco il supertecnico Draghi, altro mediocre ma con alle spalle le grandi mafie e massonerie finanziarie, la grande stampa che ne magnificava attitudini e capacità. Draghi lascerà solo rovine: ha mantenuto, avallandoli, i disastri di Conte, tutti dal reddito di cittadinanza parassitario al bonus abitazione costato 110 miliardi in deficit, oltre a 15 in truffe, ai lockdown suicidi aggiungendoci il ricatto tecnologico del greenpass senza il quale non si poteva lavorare né esistere. Al grido “non ti vaccini ti ammali muori”. Era tutto il contrario e la verità avrebbe cominciato ad uscire poco dopo a suon di morti stecchiti, di malori improvvisi, di danni permanenti. Ma a quel punto Draghi, il peggiore primo ministro della storia patria, si era già sfilato, nel modo più meschino, dopo che Mattarella gli aveva sbarrato la strada per il Colle.
Oggi la Costituzione cestinata è tornata sacra a Sanremo per bocca di Benigni, il giullare piddino. Mattarella è sempre lì, il nuovo premier, una donna, la prima, Giorgia Meloni, fa quello che può, circondata da una compagine mediocre nella quale si distingue il ministro alla Sanità, non migliore di chi l'ha preceduto. Obblighi e divieti sono più o meno caduti ma la gente, assuefatta alla paura ancestrale, se li tiene. Chiusure, lasciapassare, ricatti, pestaggi della polizia sono serviti solo a far salire il numero dei morti e la tanto annunciata commissione d'inchiesta viene consegnata a un Fregoli di sinistra il Faraone marinaro delle ONG, transfuga del PD, oggi con Renzi, un vaccinista fanatico. Tanto per ribadire che le commissioni d'inchiesta servono sempre ad assolvere tutti da tutto. Nessuno, neanche Meloni, si è sentito di abolire gli strumenti repressivi dei predecessori, sono lì, sospesi, congelati, ma pronti all'uso alla bisogna. Ha detto la baronessa Ursula, che fa cacciare i cronisti che le chiedono i dettagli del business colossale, 5 miliardi di fiale negoziate su messaggi privati, subito rimossi, col capo della Pfizer, multinazionale globale dei farmaci: “Preparatevi alla permacrisi”, per dire che andiamo incontro a continue epidemie o comunque sciagure e per ciascuna ci sarà un vaccino pronto. Preparatevi, ha detto, lasciando intendere che quelli come lei sono immuni, oltre che impuni, per rango. Tre anni dal paziente zero, ma a morire è stata la nostra vita. Di tutti, i sommersi, i salvati a stento, quelli che da allora non sono più stati gli stessi, non nel fisico, non nella mente, e mai più lo saranno.