Cospito, il medico dopo la visita in carcere: "Pesa 71 kg, è a rischio edema e aritmie ma continua la protesta"

Parla il medico nominato dal legale di Cospito dopo la visita nel carcere di Opera: "Alfredo è lucido, ma la situazione preoccupa". L'anarchico, al 41bis, è in sciopero della fame da tre mesi

Alfredo Cospito "pesa 71 chili ed è a rischio di edema celebrale e aritmie potenzialmente fatali. Inoltre è una condizione di estrema gravità di denutrizione". Questo è quanto riferisce il medico nominato dall'avvocato dell'anarchico, Flavio Rossi Albertini, sulla situazione dell'uomo. Cospito attualmente si trova nel carcere di Opera, dove è detenuto al 41 bis ed è in sciopero della fame da oltre tre mesi.

Cospito, il medico dopo la visita in carcere: "Lucido e cammina"

"Mi sembra determinato nell’andare avanti con la protesta - riferisce ancora il medico oggi, sabato 11 febbraio 2023 dopo averlo visitato - anche se ho cercato di convincerlo almeno a prendere il potassio. Alfredo è lucido e cammina. Però è in una situazione seria, anche se i parametri vitali tengono, basta poco che questa precipiti senza che ci siano segni di allarme", conclude infine.

A ritornare poi sulla riflessione riguardo al 41 bis è il presidente dell'Unione delle camere penali, Gian Domenico Caiazza, che, chiudendo la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario a Ferrara che afferma che il caso di Alfredo Cospito "è un'occasione per discutere dell'umanizzazione del 41 bis". Poi ribadisce: "Siamo contro il 41 bis ma non contro regimi differenziati di detenzione. Bisogna aprire una riflessione sulla sua umanizzazione".

Sul caso dell'anarchico, da oltre tre mesi in sciopero della fame, "la giunta delle Camere penali non si è pronunciata - ricorda Caiazza - se non per dire che un detenuto che sceglie una protesta non violenta, fino a mettere in pericolo la propria vita, merita attenzione, protezione e tutela che tutti devono avere da parte dello Stato".

"Non si può dire che tutti i detenuti al 41 bis siano boss mafiosi, non è così", continua Caiazza, denunciando "una deriva non degna di uno Stato civile, perché uno stato civile non si vendica, non usa la legge del taglione" e ricordando alcune "forme sadiche insensate" nell'attuazione di quel regime, che "non hanno ragioni rispetto alla finalità della norma".