Migranti, dal Consiglio d'Europa arriva bocciatura dei decreti Ong ma nessun aiuto su gestione flussi

Il Consiglio d'Europa ritiene che sia stato adoperato volutamente un "linguaggio vago e poco chiaro che rischia di essere interpretato in modo arbitrario

Il Consiglio d'Europa chiede di "Revocare il decreto" sui migranti fino a quando "non saranno prese misure adeguate, per garantire che le vite dei migranti non siano messe a rischio" dalle norme che impediscono ai soccorritori "di intervenire efficacemente". Da Strasburgo, dunque, arriva una bocciatura per il decreto Piantedosi, i cui effetti vengono definiti "intimidatori", ma nessun aiuto dalla Ue sulla gestione dei flussi.

Migranti, Consiglio d'Europa boccia decreti Ong

Il Consiglio d’Europa, l’istituzione di riferimento della Corte europea dei diritti dell’uomo, tramite il "Consiglio di esperti in materia di leggi organizzazioni non governative", ha messo in guardia il governo targato Giorgia Meloni. Secondo l'istituzione, nuovi decreti sicurezza non sono ritenuti in linea con le norme europee. In particolare, come si legge sull'Avvenire, è stata valutata la conformità del decreto legge con i requisiti dell’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), fra l’altro dedicato alla "libertà di riunione pacifica e alla libertà d’associazione".

La presenza in mare delle navi Ong umanitarie è stata considerata come parte di attività "di natura critica" la cui libertà non può essere soppressa, specie a causa "dell’assenza di operazioni di ricerca e salvataggio a livello statale o europeo dopo la fine della missione italiana 'Mare Nostrum', lo smantellamento dell’operazione congiunta Triton e la decisione degli Stati membri dell’Ue di cessare i pattugliamenti marittimi dell’operazione Sophia".

​Strasburgo ritiene che i decreti che regolano gli sbarchi dei migranti sulle nostre coste firmati da Piantedosi siano "intimidatori". Con il decreto, infatti, vengono moltiplicati "in modo significativo i requisiti per le imbarcazioni che effettuano missioni di salvataggio per entrare o transitare nel territorio italiano". Per esempio, deve essere dimostrato "che sono state prese tempestivamente iniziative per informare le persone prese a bordo della possibilità di richiedere la protezione internazionale, e il personale della nave è tenuto a raccogliere dati rilevanti da mettere a disposizione delle autorità".

Inoltre, la nave del soccorso civile "è tenuta a richiedere immediatamente dopo l’evento (il salvataggio, ndr) l’assegnazione di un porto di sbarco, e deve procedere verso tale porto senza indugio". Il Consiglio d'Europa ritiene dunque che sia stato adoperato volutamente un "linguaggio vago e poco chiaro che rischia di essere interpretato in modo arbitrario". E ancora: il decreto legge specifica "che i metodi di ricerca e salvataggio in mare da parte della nave non devono aver contribuito a creare situazioni di pericolo a bordo o impedito l’arrivo tempestivo al porto di sbarco designato dalle autorità".