Pedopornografia, 5 arresti e 26 denunce in Toscana: manette per catechista e autista scuolabus
5 arresti e 26 denunce dalla Polizia Postale per la Toscana nell'ambito di un'operazione contro la pedopornografia online. Scambiati migliaia di video su cloud
Toscana, scattano la manette per 5 persone e altre 26 finiscono denunciate con l'accusa di aver cercato, scambiato e detenuto materiale pedopornografico. Le misure cautelari sono scattate anche per un catechista e un autista di scuolabus.
Pedopornografia Toscana, 31 indagati: 5 in arresto
Nell'ambito dell'operazione "Dictum", gli investigatori del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica (C.O.S.C.) della Polizia Postale per la Toscana hanno ottenuto il mandato per perquisire i dispositivi elettronici di 31 persone. Tutte sono state trovate in possesso di una notevole quantità di materiale pedopornografico.
Su 31, 5 sono finiti in manette perché, oltre alla gravità del reato, svolgono quotidianamente di attività lavorativa o extra-lavorativa che consentono contatti con bambini. Fra di loro, ad esempio, ci sono un catechista e un autista di scuolabus. Altri hanno figli o parenti di fascia di età tra 1 e 8 anni.
Le forze dell'ordine hanno preferito disporre opportune misure cautelari che comunque dovranno comunque essere sottoposte al vaglio dell’autorità giudiziaria in sede processuale per il definitivo accertamento delle singole posizioni di responsabilità. I 31 indagati sono stati trovati in possesso di video di minori, anche molto giovani, coinvolti atti di autoerotismo o in atti sessuali con adulti o con altri minori.
Polizia Postale contro pedopornografia
I 31 indagati toscani fanno parte di una più ampia operazione, chiamata "Dictum", partita dalla sezione operativa della Lombardia. Nelle indagini del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) sono state coinvolti oltre 1.700 utenti residenti in Italia. Gli utenti sono accusati di procacciarsi attivamente video contenente materiale sessuale in cui compaiono minori.
Gli agenti, grazie alle loro sofisticate tecniche di analisi, sono riusciti a rintracciarli nonostante si servano della navigazione in incognito. Il materiale illecito scaricato da internet veniva catalogato in base alla tipologia, per poter essere rapidamente individuato, per soddisfare il desiderio del momento o per condividerlo con altri utenti. La Postale ha scoperto che se lo scambiavano su un noto servizio di cloud storage (non è stato specificato quale, ma, per fare alcuni nomi fra i più comuni, si potrebbe ipotizzare Google Drive e Dropbox).