Zelensky a Sanremo, petizione e manifestazione di piazza per dire no. Di Battista: "Ridicola buffonata"

Un muro di personalità eterogenee di erge contro l'intervento di Zelensky all'ultima puntata di Sanremo: da Salvini a Di Battista, da Vauro Senesi a Carlo Freccero

Molte personalità del mondo della politica e dello spettacolo si sono schierate contro al collegamento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky all'ultima serata del Festival di Sanremo, l'11 febbraio. Contestano la militarizzazione dell'evento e la spettacolarizzazione della guerra. 

No a Zelensky a Sanremo: lanciata petizione

Amadeus ha annunciato che l'11 febbraio, la serata finale del Festival, ci sarà un intervento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Benché venga lanciato solo un video registrato del presidente e non sarà ospite di persona, molti professori universitari, politici e persone del mondo dello spettacolo hanno detto no.

Per loro lo scandalo è duplice: innanzitutto, si trasforma un'evento leggero e divertente in uno spettacolo della tragedia, banalizzando e portando alla ribalta il dolore di migliaia di persone. Punto secondo, la presenza, anche virtuale, di un presidente di una nazione in guerra inevitabilmente lancia un messaggio politico. Non a caso, infatti, l'intervento dovrebbe andare in onda prima dello spareggio finale, nel momento con il più alto share, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera.

Hanno deciso di lanciare una petizione di denuncia contenente anche l'invito a partecipare ad una manifestazione in piazza a Sanremo proprio l'11 di febbraio. Fra i firmatari ci sono ci sono professori universitari e giuristi: Ugo Mattei, Franco Cardini, Paolo Cappellini, Geminello Preterossi, Anna Cavalieri, Carlo Magnani, Pasquale De Sena, Giovanni Messina, Alessandro Somma, Alessandra Camaiani.

Economisti come Joseph Halevi, Thomas Fazi, Gabriele Guzzi. Hanno aderito anche l'ex direttore di Rai2 Carlo Freccero e il politico Alessandro Di Battista. Il primo a far sentire la propria voce è stato Matteo Salvini a Otto e mezzo: "Il festival rimanga il festival, non strumento per altro".

Manifesto contro Zelensky a Sanremo: "Irresponsabili invii armi"

Chi firma ha un'idea ben chiara e scrivono: "Questa guerra è fomentata da irresponsabili invii di armi e da interessi economici e geostrategici inconfessabili". Proseguono: "L'Italia non solo invia armi (ed aumenta il budget militare in una fase economica difficilissima per la maggioranza degli italiani), ma lascia che la NATO e gli Stati Uniti utilizzino a loro piacimento il suo territorio, in assenza di qualsiasi forma di controllo governativo, parlamentare e popolare. A causa di questa posizione acritica e supina, l'Italia ha rinunciato a svolgere l'importante ruolo di mediazione geopolitica che corrisponde alla sua vocazione storica, abdicando al contempo al proprio interesse nazionale e al proprio ruolo di fondatrice del processo di unificazione europea."

Il fumettista Vauro Senesi ribadisce il punto per AdnKronos: "Trovo che sia una scelta squallida, Zelensky è il leader di un paese in guerra, il mainstream italiano lo continua a dipingere come l’eroe in maglietta, sembra un personaggio di un fumetto. Questo invito diventa una propaganda bellica in un momento in cui c’è bisogno di parlare di diplomazia, di cessate il fuoco e di pace". 

L'opinionista ed ex 5 Stelle Alessandro Di Battista che giudica una "ridicola buffonata'' la partecipazione del presidente ucraino alla serata conclusiva del festival di Sanremo, però ha deciso che non parteciperà alla manifestazione di piazza. 

Da chiarire che Zelensky non sarà ospite di persona all’Ariston, sarà mandato il video di un intervento registrato nella serata finale di sabato 11 febbraio. E secondo Il Corriere della Sera il momento dovrebbe essere successivo all’esibizione di tutti i cantanti e prima dello spareggio finale