Vino, anche la dottoressa Viola si aggiunge all'accanimento dell'UE

Chi lo beve si danneggia e al cervello più piccolo, dice la dottoressa...

La dottoressa Antonella Viola è ormai una protagonista del dibattito pubblico. Lo è senz'altro almeno da quando, con l'emergenza pandemica, è divenuta ospite fissa di giornali e televisioni. Puntualmente esprimeva il proprio punto di vista sull'emergenza e sulle sue determinazioni fondamentali. Ricordo ad esempio quando disse, nell'autunno 2020, che il coprifuoco non aveva ragioni scientifiche ma serviva a mutare i comportamenti degli italiani. Anche ora che i temi portanti del dibattito sembrano essersi traslati dall'emergenza pandemica ad altre emergenze, tutte comunque interne al nuovo modo di governo liberista, la dottoressa Viola continua Senza tregua a essere intervistata sui temi più disparati. Ultimamente si è fatta notare per aver sostenuto che il vino fa male e che addirittura chi lo consuma ha il cervello più piccolo. Sembra a dire il vero una frase fatta apposta per far dibattere e per fare scalpore. Anche perché la crociata contro il vino sembra ormai un punto saldo della Unione Europea, che ancora qualche giorno addietro non ha avuto nulla da dire sulla questione dell'Irlanda, che ha scelto di porre sulle bottiglie di vino la scritta secondo cui il vino nuoce gravemente alla salute proprio come le sigarette. Ora, che il vino faccia male se bevuto in eccesso è cosa nota e arcinota. Ma che il vino in quanto tale sia dannoso e che magari sia nocivo come le sigarette pare tesi più problematica. Per non parlare poi della tesi espressa dalla dottoressa Viola secondo cui chi beve vino ha il cervello più piccolo. Nel Simposio di Platone, Socrate beve vino e poi filosofiggia in forma altissima, come tutti ricordano. Davvero aveva il cervello più piccolo? Come mai tanto accanimento improvviso contro il vino, dobbiamo chiederci? La mia tesi è che la crociata contro il vino, condotta alacremente dall'Unione Europea, sia del tutto coerente con le battaglie che i tecnocrati di Bruxelles e l'ordine neoliberale conducono contro le tradizioni e le identità dei popoli, in vista della disidentificazione. Il capitalismo infatti non vuole tradizioni identità ma vuole il vuoto della cancel culture, che è poi la condizione ideale per lo scorrimento ogni direzionale delle merci senza più ostacoli di tipo culturale e tradizionale. Il vino come sappiamo fa parte della nostra tradizione, possiamo anzi dire che l'occidente viene strutturandosi anche nel suo rapporto con il vino, dal Simposio di Platone al cristianesimo. Per questo difendere chi siamo significa anche difendere il vino come elemento strutturante e irrinunciabile della nostra civiltà.

di Diego Fusaro