Amazon licenzia i dipendenti che gonfiano i rimborsi spese: inserite cene da Cracco e lingerie di lusso

Alcuni dipendenti di Amazon di Torrazza Piemonte pensavano di sfuggire ai controlli quando hanno inserito le loro spese pazze nei rimborsi per la trasferta, ma invece sono stati licenziati

Molti dipendenti dello stabilimento Amazon di Torrazza Piemonte sono stati licenziati perché gonfiavano i rimborsi di trasferta, ma alcuni vogliono impugnare la decisione in tribunale. 

Trasferte di lusso per dipendenti Amazon

Alcuni dipendenti dello stabilimento Amazon di Torrazza Piemonte sono stati mandati in trasferta a Bergamo, Brescia e Novara per formare i colleghi. Tornando nella loro sede hanno chiesto il rimborso spese, previsto per vitto, alloggio e trasporto. Ma quando uno di loro si è lamentato di non aver ancora ricevuto il rimborso per un capo d'abbigliamento, l'azienda si è insospettita e ha fatto partire i controlli. 

In queste spese molti ci avevano segnato qualche extra... da centinaia di euro. C’è chi, ad esempio, si è fatto pagare il cambio delle gomme e chi ha fatto il pieno di benzina, nonostante fossero già stati assicurati i buoni carburante. Altri, invece, si sono proprio dati al lusso con i soldi di Amazon. 

Un dipendente ha cercato di farsi rimborsare una borsa di Louis Vitton. Un altro ha fatto compere folli nel negozio dell'Atalanta: con 800€ di scontrino deve aver fatto i regali per un intero anno. Un altro ancora si è concesso della lingerie molto costosa. C'è chi ha anche deciso che una cena di classe a Milano avrebbe conciliato meglio il lavoro: con il cibo di Carlo Cracco, gratis, nessuno avrebbe dissentito. 

Tranne Amazon, che quando li ha scoperti li ha licenziati. C'è persino chi non ha mangiato dallo chef ma ha deciso di caricare lo scontrino per prendere qualche soldo in più. Amazon, ovviamente, non ha gradito e lo spiega a Repubblica: "La decisione di cessare il contratto di lavoro è stata maturata a seguito dell’accertamento di gravi violazioni al codice etico e al conseguente venire meno del vincolo fiduciario tra datore di lavoro e dipendente."

Prosegue: "I dipendenti coinvolti erano stati informati della policy relativa ai costi di trasferta ed era stata data evidenza che i costi relativi a viaggio, pasti e pernottamenti sarebbero stati pagati direttamente da Amazon."

Licenziamenti per rimborsi spese gonfiati

Le procedure di licenziamento sono partite nei primi mesi dell’anno scorso per contestazioni che risalgono nel tempo fino all’autunno 2021. I dipendenti hanno ricevuto una lettera che comunicava loro un periodo di sospensione dal lavoro di circa un mese in cui Amazon aveva fatto le verifiche su ciascun lavoratore. Poi, sono stati licenziati.

Tra i furbetti, però, c'è anche qualche onesto. Qualcuno sostiene di aver perso il lavoro ingiustamente e di non aver fatto alcuna spesa folle o ingiustificata. C’è chi per esempio ha messo lo scontrino di un taxi perché il bus non passava o chi si è comprato una giacca da pochi soldi perché la sua era stata danneggiata da un macchinario dentro lo stabilimento.

Sono pronte a dimostrarlo in tribunale, davanti al giudice del lavoro di Ivrea, che è competente per territorio. A Rovigo era già successo un caso simile e su cinque lavoratori Amazon che hanno impugnato il licenziamento per rimborsi illegittimi, in quattro hanno vinto e hanno ottenuto chi il reintegro in azienda, chi un indennizzo.