'Ndrangheta, corruzione sul sisma di Mantova per la ricostruzione post-terremoto: 10 arresti
Vasta operazione dei Carabinieri porta all'esecuzione di dieci misure cautelari verso persone ritenute responsabili di aver aiutato l'ndrangheta a mettere le mani sui "fondi sisma"
I Carabinieri stanno mettendo in atto l'ordinanza cautelare nei confronti di dieci persone ritenute colluse con l'ndrangheta nell'ambito dell'accaparramento dei fondi stanziati in seguito al terremoto del 2012 in Emilia.
'Ndrangheta, corruzione per i "fondi sisma" sul terremoto di Mantova
Nel maggio 2012 sono morte 27 persone a causa del sisma che ha coinvolto le province di Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia, Bologna e Rovigo. Le scosse, di magnitudo 5 o superiore, hanno fatto crollare molti edifici e molti altri li hanno danneggiati.
Emilia, un anno dopo: resta la vergogna
La gente ha fatto di tutto per ripartire e ricostruire, ma la burocrazia italiana non aiuta: i soldi ci sarebbero anche, sono stati stanziati ma alle imprese non arrivano
Il governo Monti ha stanziato dei fondi per la riparazione o la ricostruzione degli immobili danneggiati, i cosiddetti "fondi sisma". I Carabinieri hanno appurato però che l'ndrangheta è riuscita a lucrarci manipolando le procedure per la concessione.
Intercettazioni, 'ndrangheta sui "fondi sisma"
I Carabinieri hanno eseguito oggi l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di dieci persone. Sono indagate per concussione, corruzione e intestazione fittizia di società, con l'aggravante delle "finalità mafiose". Gli indagati sono sospettati di aver agevolato la cosca 'ndanghetista dei Dragone.
Si allunga dunque la lista delle operazioni criminali - o al momento sospette tali - legate alle cosche della 'ndrangheta trapiantate al nord. Dopo Aemilia, che ha visto condanne pesanti per gli esponenti della cosca Grande Aracri, l'attenzione si sposta sui Dragone, la cui storia si intreccia con quella dell'altro gruppo criminale di origine cutrese. Trapiantati nel reggiano negli anni '80, i Dragone hanno condotto attività illecite in Emilia e non solo: dando vita anche ad una faida con i Grande Aracri, che si è tradotta in diversi omicidi.
La vasta operazione, chiamata "sisma", ha interessato Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Calabria. Decine anche le perquisizioni in atto da parte dei militari in abitazioni e in studi tecnici di professionisti interessati. Tra le intercettazioni spicca quella del tecnico incaricato delle pratiche per la concessione dei fondi che spiega all'imprenditore: "io come ditta non posso lavorare nel sisma perché mio nonno era mafioso".
Ciò che segue, però, fa chiaramente intendere che non si è allontanato dalla via tracciata dal nonno: "Io da sei anni son il Rup (Responsabile unico procedimento, ndr) di Poggio Rusco, Villa Poma, Magnacavallo e Sermide. Io sono chi realizza la pratica, chi realizza le ditte e chi fa l'ordinanza di concessione. Se ne prendi sessanta, settanta, grazie a un mio agire sei contento o no?"
Il meccanismo poi prevedeva che l'imprenditore pagasse al tecnico la somma, in genere pari a circa il 3% del contributo, per garantirsi la trattazione della propria pratica in violazione dell'ordine cronologico e con aumenti dell'importo del contributo pubblico a fondo perduto (in un caso a 950.000 euro anziché 595.000 come originariamente stabilito).