Ex Ilva, bimbo malato di leucemia: genitori chiedono 1milione e mezzo di risarcimento allo stato
Un bambino di 5 anni, nato e vissuto al rione Tamburi di Taranto, ha contratto la leucemia a causa delle emissioni nocive dello stabilimento Ex Ilva. I genitori si uniscono a coloro che da anni fatto causa allo stato per la situazione sanitaria
I genitori di un bambino di 5 anni, nato e vissuto al rione Tamburi di Taranto, che ha contratto la leucemia, hanno chiesto un risarcimento di oltre 1milione e mezzo di euro allo stato. La malattia infatti, è ritenuta causa delle emissioni nocive dello stabilimento ex Ilva, che ha provocato malattie e decessi nel territorio di Taranto e limitrofi.
Ex Ilva, bimbo di 5 anni malato di leucemia: i genitori fanno causa allo stato
Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Anton Giulio Lana, Mario Melillo, Cosimo Portacci e Maria Immacolata Riso. Il caso al centro della causa civile, è detto in una nota dei legali, "è emblematico della grave situazione per la salute dei bambini di Taranto, specialmente di coloro che vivono nel quartiere Tamburi e Paolo VI. Lo Stato è sicuramente responsabile di quanto accaduto al bambino, avendo omesso ogni intervento per rimuovere il rischio di contrarre tumori e altre gravi malattie da parte della popolazione tarantina che vive nelle zone a ridosso dello stabilimento". "Questo processo", conclude il collegio difensivo, "si inserisce nel solco tracciato da numerose sentenze della corte europea dei diritti dell'uomo che, in materia, hanno già avuto modo di affermare la responsabilità dello Stato italiano".
Ex Ilva, la storia di un disastro ambientale nella provincia di Taranto
Nel 2012 due perizie sull'emissione di sostanze nocive, che avrebbero causato malattie e decessi nel territorio di Taranto, portano all'apertura di un'indagine. I vertici della società siderurgica vengono incriminati per strage e disastro ambientale e si dispone il sequestro degli impianti a caldo di Taranto. Si arriva al processo "Ambiente Svenduto", poi concluso con la condanna degli ex vertici aziendali.
I giudici nelle motivazioni parlano di "gestione disastrosa" e "razzismo ambientale". La fabbrica ex Ilva però c'è ancora e la sentenza è un capitolo di una vicenda che ha segnato non solo la Puglia, ma l'Italia intera. Una storia iniziata ai primi del '900, legata allo sviluppo industriale del dopoguerra e che prosegue ai nostri giorni, quando ancora migliaia di persone lottano con le conseguenze dell'inquinamento e con le incognite per il futuro lavorativo e sanitario.
Il Rapporto di valutazione di impatto sanitario dell'acciaieria di Taranto, condotto dall'Oms su richiesta della Regione Puglia, calcola tra le 270 e le 430 morti premature in 10 anni a causa delle emissioni nocive dello stabilimento. Secondo l’OMS è chiaro che l'acciaieria di Taranto, pur rappresentando un'importante risorsa per il Paese in termini di economia e occupazione, “ha da diversi decenni un impatto ambientale negativo, con notevoli emissioni di vari inquinanti che interessano vaste aree, anche densamente popolate come la stessa città di Taranto e i Comuni circostanti”.