Cospalat di Valvasone (Pordenone), chiude negozio per "mancanza di personale con voglia di lavorare"
Il sindaco di Valvasone ammette la fatica a reperire personale nello spaccio: "Di giovani non se ne vedono"
Il Cospalat di Valvasone, in provincia di Pordenone chiude ufficialmente. La motivazione? "Mancanza di personale che abbia voglia di lavorare". È questa la decisione dello spaccio che proprio a partire da oggi 2 gennaio 2023, chiude i battenti. Il cartello posto al di fuori del negozio d'altronde non lascia spazio ad interpretazioni. O forse sì, visti i numerosi recettori del reddito di cittadinanza in giro per l'Italia avrebbero potuto prendere in considerazione l'ipotesi dell'incarico.
Cospalat di Valvasone, chiude negozio a Pordenone per "mancanza di voglia di lavorare"
Apriti cielo, nel friulano si è accesa la polemica. Anche il sindaco del Paese di Valvasone Markus Maurmair sui suoi canali social ha definito la vicenda "preoccupante dal punto di vista del rapporto datore di lavoro con i propri dipendenti". E bacchetta i gestori rei di non fornire tutte le informazioni del caso, dagli stipendi, il contesto lavorativo, le temperature dei locali e la capacità di gestire il personale.
"Da anni l’attività funziona grazie alla buona volontà delle persone che vi lavorano e che hanno affrontato situazioni molto difficili come due rapine a mano armata. Credo non si meritino una cosa del genere. Non vorrei fosse una sorta di giustificazione per una chiusura preventiva collegata al fatto che nelle vicinanze aprirà un’altra attività similare", prova a giustificare il primo cittadino.
Chiude Cospalat di Valvasone, il consigliere: "Non riusciamo a trovare personale"
Ma in realtà a dare una spiegazione certa ci pensa lo storico consigliere di Cospalat, Renato Zampa che ha dichiarato: "Cerchiamo due persone per mantenere in attività lo spaccio di Valvasone, ma non riusciamo a trovarle. E sapete perché? Perché anche solo lavorare il sabato sembra essere un problema per i candidati". La chiusura non avviene di colpo ma è sintomo di quanto successo nelle ultime settimane. "L’incarico che offriamo consiste in un lavoro da commesso, dietro al banco dello spaccio di Valvasone. Quaranta o trenta ore settimanali, con tanto di formazione che ovviamente garantiamo".
Ma da lì in poi le difficoltà a reperire personale, restio a mettersi in gioco preferendo restare sul divano ad incassare il sussidio dallo Stato. Lo conferma Zampa che dichiara: "Di giovani non se ne vedono". A presentarsi sono solo persone tra i 30 e i 50 anni.