Claudio Campiti, il killer di Fidene prendeva il reddito di cittadinanza: i soldi gli servivano per la fuga all'estero

Continuano anche le indagini sul poligono Tor di Quinto, da cui è stata sottratta l'arma del delitto. Sembra ci fossero precedenti casi di armi sfuggite al controllo della sicurezza

Le indagini, alla vigilia della convalida del fermo, hanno fatto emergere che Claudio Campiti, il killer di Fidene, non pagava da anni i debiti che aveva con il consorzio Valleverde, di cui faceva parte e che ha accusato di “azioni a delinquere”. Campiti ha però percepito per anni il reddito di cittadinanza, fino a data di settembre 2021. Sembra dunque che i soldi del sussidio sarebbero serviti a mettere da parte un fondo, di ben 6.300 euro in contanti, per fuggire all’estero dopo la sparatoria, avvenuta domenica scorsa.

Claudio Campiti, il killer di Fidene percepiva il reddito di cittadinanza

Il 57enne è ora accusato di 3 omicidi e 3 tentati omicidi, premeditazione aggravata e futili motivazioni. Dopo aver accusato di essere stato lasciato “senza luce né acqua per 6 anni”, si scopre infine che i soldi per pagare le utenze li percepiva dallo stato. Stessi soldi con cui avrebbe potuto pagare l’abbonamento a Tiro a segno di Roma, da cui ha sottratto illegalmente l’arma del delitto.  

Claudio Campiti era un tiratore esperto e frequentava da tempo il poligono di via di Tor di Quinto, dove, iscritto dal 2018, puntualmente si allenava. Il giorno del delitto, l'uomo in quel poligono non ha sparato neanche un colpo e si è allontanato per andare a compiere la strage con la pistola rubata. Si è presentato a Tor di Quinto fingendo di voler tirare al bersaglio, non destando nessun sospetto perché in quel posto era un cliente abituale. Si è fatto consegnare la pistola, una semiautomatica Glock 45 e munizioni, poi è uscito di nascosto per andare a Fidene a compiere la strage. L’obiettino era “uccidere tutti”, come ha urlato facendo irruzione nella riunione condominiale del consorzio Valleverde, e lo avrebbe fatto davvero se Silvio Paganini non lo avesse fermato, poiché nelle tasche aveva 170 proiettili.

Caso Claudio Campiti, le indagini sul poligono Tor di Quinto: "Falle evidenti" 

“Mancano direttive su sicurezza nei tiri a segno”, così si esprime Vincenzo del Vicario, segretario del sindacato autonomo vigilanza privata. “Al Tiro a segni nazionale di Roma nessuno verificava da anni l'adeguatezza delle procedure di sicurezza per l'affidamento delle armi e delle munizioni ai tiratori, lasciando aperte falle fin troppo evidenti”. 

La struttura del poligono intanto è sotto sequestro e i carabinieri stanno conducendo accertamenti. Obiettivo di chi indaga è capire come abbia fatto l'uomo ad uscire con la semiautomatica dal poligono e se ci siano state delle presunte falle nel sistema di sorveglianza. La Procura vuole ricostruire eventuali responsabilità di chi doveva vigilare, al momento però non ci sono altri indagati. 

A quanto risulta, non sarebbe la prima volta che un'arma viene portata via dal poligono in questione. Ci sarebbe un precedente nel gennaio 2012: in quella occasione venne rapinato un ufficio postale di Firenze con una pistola sottratta proprio a Tor di Quinto. Nella rapina furono ferite due persone. Quello di Tor di Quinto è un poligono storico, lì ci si allenano poliziotti, carabinieri, agenti della polizia locale e guardie giurate. Sembra chiara dunque l'esigenza di un rafforzamento dei controlli sull'uso delle armi nei poligoni di tiro e nei tiro a segno.