Avvocata Federica Tempori: "Carta d’identità di un minore deve essere conforme alla realtà e al certificato di nascita"
"Eccesso di potere, violazione dei principi costituzionali, comunitari e internazionali, falso ideologico: i punti deboli del decreto Salvini"
“Firma del padre e della madre o di chi ne fa le veci”? “Abuso di potere”. Con queste tre parole, incluse nella sentenza del tribunale civile di Roma del 16 novembre, si è concluso positivamente l’iter giudiziario intrapreso da due madri avverso una formula imposta nel 2019 dall’allora ministro dell’Interno Salvini sui documenti identificativi per i minorenni. Al centro della vicenda c’è infatti una bambina, figlia di due donne: una l’ha partorita, l'altra l’ha adottata con sentenza passata in giudicato.
Tutto inizia proprio con la sua adozione, nel febbraio 2019. “Ottenuta la quale”, spiega l’avvocato Federica Tempori, legale al fianco della coppia sin dal principio di questa storia, “le mie assistite si recarono in Comune (a Roma, la loro città di residenza, ndr), per ottenere regolare emissione di documento di identità in favore della piccola.” Ma si trovarono di fronte, inaspettatamente, un muro “di sistema”, vero e proprio. “Al Comune dissero che la richiesta non poteva essere accolta perché il sistema informatico di emissione delle carte d'identità, per effetto del decreto Salvini di quell’anno non prevedeva più la possibilità di inserire la categoria neutra di genitore, ma solo padre e madre. Ciò, come si può ben capire, crea problemi non soltanto ai bambini delle coppie omogenitoriali ma anche ai tanti che, per varie circostanze, si trovano ad avere solo il padre o solo la madre.” Va detto, infatti, che il decreto pretende nei documenti per i minori la “presenza grafica” tanto del padre quanto della madre, anche se una madre o un padre non ci sono.
L’istanza delle sue due clienti fu prima portata davanti al Tar: quale fu la decisione di quell’organo?
Il Tar preferì declinare la propria competenza in materia concludendo che la causa doveva essere piuttosto riassunta in sede di giustizia ordinaria. Così fu fatto: e il 9 settembre di quest’anno abbiamo finalmente ottenuto dal Tribunale civile di Roma una bellissima ordinanza nelle sue motivazioni che ci dà pienamente ragione.
Entrando nello specifico, cosa prescrive l’ordinanza del 9 settembre?
Essa ha imposto al ministero dell’Interno e, per esso, al Comune di Roma di disapplicare il decreto Salvini e di emettere una carta d’identità più corrispondente alla realtà, con la formula “Firma del genitore o di chi ne fa le veci”. L’ordinanza è passata in giudicato alcuni giorni fa e ora deve essere eseguita.
In quali termini si è espresso il Tribunale per approvarla definitivamente?
Il Tribunale ha detto chiaramente che il decreto Salvini è viziato all’origine da un “eccesso di potere”, oltre a violare numerosi principi costituzionali, comunitari e internazionali. E non è tutto: applicandolo, il pubblico ufficiale commette anche un falso ideologico. E una forzatura, com’è quella di far comparire una donna, in documenti ufficiali, sotto la categoria linguistica (e concettuale) di “padre”, o un uomo sotto quella di “madre”, lo rende passibile di querela.
E adesso, quali reazioni politiche si aspetta da questa sentenza?
Sinceramente non saprei, le posso dire però che chiederemo immediatamente l'esecuzione di questa ordinanza e le varie famiglie in tutta Italia che si troveranno a chiedere la carta d'identità pretenderanno che la stessa sia corrispondente al certificato di nascita del minore. Se così non fosse, perché il ministero non torna sui suoi passi, adeguando il software, saremo pronti a rivolgerci a tutti i Tribunali di residenza dei vari minori finché il Ministero non si deciderà a farla finita di fare propaganda politica a danno di una minoranza di cittadini italiani, peraltro minori.
di Gianluca Vivacqua