Aboubakar Soumahoro, tutti i supporter: il reticolo di poteri fra politica e spettacolo che lo avevano reso quasi intoccabile
Non si diventa compagno stivali per caso, quante volte l'abbiamo detto? Ecco una rassegna di uomini e donne di peso di Abou Soumahoro
Se su Instagram rispondo a una lettrice che le risorse non sono risorse ma pesi difficili e non necessari da portare, almeno in forma massiccia e organizzata, Instagram mi rimuove il commento grazie a quella genia di apprendisti giornalisti che si fanno chiamare debunker ma esercitano i mestieri più antichi del mondo: la spia e il cornuto. Nel frattempo, le risorse marocchine di Bruxelles dopo la partita col Belgio festeggiano bruciando la città al grido “Bruxelles è roba nostra”. Il che testimonia, come minimo, della perspicacia. A volte le risorse sono in sé e per sé, come il clan Soumahoro che sembra uscito da uno sfottò di Longanesi: su parenti, su cognati, accorrete in fitta schiera. Mama Africa in Italia e tutti contenti. La famiglia Soumahoro va intesa in senso lato, un sistema di malaffare, adesso la suocera comincia a collezionare imputazioni, la più recente per truffa aggravata, di cui tutti sapevano e tacevano, e che rispondeva alla più potente famiglia PD. Pericoloso, metterglisi contro: ne sanno qualcosa i braccianti del Foggiano che venivano minacciati e legnati dagli sgherri del compagno Aboubakar che girava come una trottola per “liberare i braccianti”, quando avrebbe dovuto liberarli anzitutto da moglie, suocera e cognati vari. Ne sa qualcosa l'ex sindaco di Roccagorga, villaggio da cinquemila anime fuori Latina, Nancy Piccaro, che si era provata ad arginare il fiume di soldi per gli incarichi più diversi e più opachi alle coop del compagno sindacalista ed era stata fatta fuori dall'intrico di assessori, funzionari tutti a libro paga di mama Marie Thérese, la suocera, una situazione oscena di cui tutti erano al corrente. Tanto è vero che alla fine il Comune di Roccagorga è stato commissariato. Ma che gli fa?
Le coop pagavano i politici locali, i politici locali favorivano le coop, gli appalti scorrevano senza gara, il fiume di milioni continuava nell'acquiescenza dei mammasantissima di provincia, regione, ministero. E dove lo trovi un circolo più virtuoso? Le coop non pagavano nessuno, accumulavano debiti milionari, al punto da vedersi pignorare dal tribunale di Latina i crediti dallo stato e dagli enti territoriali? La maggiorente di sinistra Laura Boldrini, imperterrita, nominava mama Marie imprenditrice dell'anno, il flusso di soldi proseguiva, la magistratura andava altrove. Cosa sarebbero questi se non metodi mafiosi? Dieci, quindici anni di omertà e connivenze e si fa presto a fare 64 milioni di fatturato, peraltro non dichiarato. All'insegna dell'altro circolo fortunato, il populista in galosce faceva l'interfaccia, ci metteva la sua faccia da ipocrita, senza di lui nessuna famiglia truffaldina, senza famiglia truffaldina nessun compagno Abou. Potere che porta soldi che portano potere che portano soldi, fino allo sbarco in Parlamento: tutti, si mormora adesso, a fregarsi le mani, a dirsi, in africano stretto: questo è solo l'inizio, adesso sì che si comincia a fare sul serio. Fortuna che qualcuno ha deciso che, invece, poteva bastare.
Nessuno poteva ignorare le denunce degli schiavi tratti dalla schiavitù per finire in una schiavitù anche peggiore. Nessuno poteva dirsi sordo alle grida di denuncia di lavoranti, migranti, minori, sindacalisti, preti come il don Pupilla della Caritas. Nessuno, specie in politica, poteva cascare dal pero scoprendo il malaffare del clan, tanto più che c'era chi l'aveva raccontato nei dettagli come la senatrice Elena Fattori al suo segretario Fratojanni. E Bonelli non può uscirsene con “Ah, ci son rimasto male”: figurati i tuoi elettori, che hanno dovuto mandar giù un boccone che diventa più incommestibile di giorno in giorno.
Questi sapevano tutto, altroché. Ma non sono solo loro i mercanti nel tempio, i farisei che predicavano la legge e la pretendevano applicata a loro esclusiva interpretazione. Non si diventa compagno stivali per caso, l'abbiamo scritto le dieci, le cento volte: il populista dai metodi spicci approda alla consacrazione del potere, lo scranno parlamentare, peraltro ripescato per mezzo di astruso meccanismo di recupero proporzionale, alla fine di una lunghissima cavalcata nelle praterie dei poteri veri, ramificati, collegati, quelli con le chiavi di tutti i palazzi; e distinguere tra lui e il parentado si risolve in esercizio di paglia: erano un clan, ciascuno curava le sue frequentazioni, le sue occasioni, spesso interscambiabili.
Mama Marie, Liliane TikTok, Abou con gli stivali erano accreditati e graditi ospiti agli eventi in compagnia di ex presidenti del Consiglio come Romano Prodi; di stagionate suffragette del potere di sinistra quali, l'abbiamo appena detto, Laura Boldrini; di giovani turchi come Pierfrancesco Majorino, uno degli assessori più potenti delle ultime giunte a Milano, prima con Pisapia poi con Sala; lo stesso Beppe Sala che si scomodava alla pubblica presentazione del librettino del compagno gambali per l'editore Feltrinelli, grazie ai buoni uffici del tragediografo regionale Saviano, selfato una volta con Abou, un'altra con Lily, ma sempre in mezzo come il maledetto gatto di Lucio Battisti; il compagno lottacontinua era coccolato da network quali Radio Popolare; dalla Mezz'ora di Lucia Annunziata, su Rai3; dalla potentissima succursale piddina su tutti i canali Rai di Fabio Fazio, “Che tempo che fa”; dalla propaggine di Formigli su La7; dalla filiale piddina giovanilistico-sudaticcia di Zoro, Propaganda Live, un nome una garanzia; dai fogli cattolici quali Avvenire e Famiglia Cristiana; dall'Espresso di Marco Damilano, che dopo quella copertina di stampo nazista, “uomini e no”, nel 2018, l'ancora sconosciuto Abou nella parte dell'uomo, Salvini in quella della sottorazza, gli aveva pure affidato una rubrica; stessa cosa sull'Huffington Post, passato dalla gestione Annunziata a quella Mattia Feltri, pezzo grosso de la Stampa, altra testata coccolona del compagno lacrime e soldi; altri sponsor, il disastroso Parenzo de la Zanzara; lo struggente “garantista” Sansonetti; il patetico conduttore Flavio Insinna; il deprimente Giobbe Covatta, estrema sinistra in casacca umanitaria; l'angosciante Vauro; lo sconcertante Mimmo Lucano, praticamente un padre putativo; il lottatore indefesso Gad Lerner, e come poteva mancare, lui dove c'è umanitarismo al Rolex ci si fionda, lo fiuta da lontano; la galassia dei preti cosiddetti sociali, su su fino al papa dei migranti, Jorge Bergoglio, anche lui estasiato del selfie più che l'avesse fatto con Gesù Cristo; i drogati dei rave, per i quali mr stivali molto si era speso sui social, anche più che per i migranti, che se mai spendevano loro per lui e i suoi cari; il profeta delle ONG Luca Casarini, e già basta il nome; i compagni democratici della Sapienza, che Capezzone essendo incensurato non lo fanno entrare ma agli ex terroristi come Curcio e ai paraculi come Soumahoro spalancano le porte, vedi caso in compagnia del solito Damilano; tale Isabella Ehrmann, che ai più non dirà niente ma è la facoltosa ereditiera di Tenuta Tenaglia, storica azienda vinicola del Monferrato arrivata, un anno fa, a fare un calendario artistico per supportare Soumahoro, della serie quando la scempiaggine non conosce confini; i cantanti sanremesi Diodato e Cosmo; gli artisti di estrema sinistra Roy Paci e Ascanio Celestini, un altro che non sbaglia un colpo, che suonavano per il Messia della Costa d'Avorio in occasione di una delle sue tante strampalate intraprese a parole “per liberare i migranti”, e siamo al Cral Whirlpool di Napoli nel 2018; gli ubiqui e ormai inflazionati genitori di Giulio Regeni, autori di video osannanti per il candidato compagno stivale; ancora, una trama incessante di sagre, eventi pubblici, rassegne, kermesse vacanziere tipo il Festival Due Mari di Ancona 2018, imperniato proprio sulla figura messianica del futuro deputato; fino alla Luiss che - lo riferiscono per primi i cronisti Amadori e Gianlorenzo de "la Verità" - maturò nel 2019 con la cooperativa Karibu (tra diverse altre attività solidali) una partnership su diversi progetti finalizzati all'inclusione degli aventi diritto di protezione internazionale e nella formazione di personale specifico insieme a Anci Lazio, associazione Address e Osservatorio economico per lo sviluppo della cultura manageriale d'impresa; una expertise regolare, che consentì alla coop dei Soumahoro di concorrere all'ennesimo bando finanziato dal Fondo asilo, migrazione e integrazione, così come da documentazione del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione in seno al ministero dell'Interno.
Può bastare? Chissà quanti ne avremo dimenticati, ma diremmo che sì, può bastare. Solo con questo slalom fra i poteri si arriva al Potere; e questo ancora insisteva nel dipingersi come un underdog, un figlio abbandonato, perduto nel sistema che stritolava quelli come lui. Il sistema lo ha costruito e oggi lo molla, in modo felpato ma spietato: tutti che tacciono, scivolano via sull'olio delle loro coscienze untuose, qualcuno, più pirla, “rivendica” la buona fede. Quella telegiornalista di piccolo calibro, molto vanitosa, che sui social si dice offesa, lei, perché in questo modo “si danno argomenti alle destra fasciste e razziste”, ma tu senti che modo inverecondo, egocentrico di rivoltare frittatone immangiabili. Quell'altro Zoro, che, grattandosi le ascelle, erutta: “Non siamo imbarazzati, siamo incazzati, Abou ci deve spiegazioni”. Ma cosa vuoi spiegare, tutti sapevate tutto e per voi è l'ipotesi migliore: diversamente, ci fate la figura dei poveri boccaloni, e va bene che siete contro il merito, però c'è un limite. Voi siete incazzati col compagno stivali? Noi lo siamo con voi, con la vostra spocchia cogliona, con la vostra tracotanza senza decenza, con la vostra latitanza culturale, morale, mentale che al grido “le battaglie sono giuste, le battaglie non muoiono” ha ancora una volta imposto il libro dei sogni (degli incubi) sulla realtà: dicevate di sostenere “l'umanità in rivolta”, avete solo creato e imposto uno che sull'umanità ci campava alla grande. E non imparate dai vostri errori e tragici errori. Vi dite incazzati? E credete di cavarvela così? Dovreste vergognarvi, tutti, magari anche il caro Bergoglio che di questo improbabile apostolo della giustizia sociale è stato lo sponsor più pesante e adesso, da bravo compagno, se ne lava le mani come quello, come si chiama, ma sì, insomma, ci siamo capiti.
Replica dell'Università Luiss Guido Carli
NOTA DELLA UNIVERSITA’ LUISS GUIDO CARLI
Egregio Direttore,
la Luiss Guido Carli ritiene doveroso confutare titolo e contenuti dell’articolo: “Aboubakar Soumahoro, tutti i supporter: il reticolo di poteri fra politica e spettacolo che lo avevano reso quasi intoccabile” pubblicato lunedì 28 novembre 2022 a firma di Max Del Papa.
È stato infatti dato rilievo al nome della Prof.ssa Severino, citandola nel testo dell'articolo. Si precisa che la Vice Presidente Luiss nulla ha a che vedere con l’onorevole Soumahoro e la cooperativa Karibu