Omicidio Macerata, uccide la madre a colpi di forbice e tenta di dare fuoco al corpo senza vita

Non prende i farmaci ed uccide la madre a colpi di forbice, poi tenta di darle fuoco: il tragico omicidio avvenuto a Macerata

Terribile fatto di cronaca scoperto a San Severino, Macerata: una donna di 84 anni è stata uccisa a colpi di forbice dal proprio figlio, che successivamente ha poi tentato di dare fuoco al cadavere. Il fatto è stato immediatamente scoperto grazie all'indicazione tempestiva del medico dell'uomo, che ha prontamente segnalato la sua preoccupazione alle forze dell'ordine. L'uomo è stato nel frattempo portato in caserma per essere interrogato dai carabinieri che ne hanno già sentito la testimonianza in presenza dell'avvocato. 

Uccide la madre a colpi di forbice e tenta di darle fuoco

L'inquietante omicidio, avvenuto nella nottata di ieri e portato alla cronaca dai media locali, ha avuto luogo all'interno dell'appartamento condiviso da madre e figlio in via Raffaello a San Severino Marche, per ironia della sorte la stessa strada della caserma dei carabinieri. La vittima, Maria Bianchi, gestiva un bar insieme al figlio Mattia Quadraroli, 56 anni, e per questo motivo i due erano due volti molto noti nella comunità della cittadina. Erano risaputi in paese anche i problemi psichici dell'uomo, che secondo le prime ipotesi avrebbe avuto una crisi psichica dopo non aver preso i propri farmaci. 

Dinamiche dell'aggressione e movente

L'aggressione nei confronti della donna sarebbe iniziata nella camera da letto dell'anziana signora e sarebbe terminata dentro il bagno. I ripetuti colpi di forbice non avrebbero lasciato scampo alla donna. L'uomo, accorgendosi di quanto appena fatto avrebbe poi tentato senza successo di dare fuoco al cadavere, probabilmente nel vano tentativo di nascondere le prove. A scoprire il tutto, lanciando immediatamente l'allarme, è stato il medico dell'uomo. Sentito telefonicamente il proprio paziente il dottore avrebbe intuito quanto successo ed ha avvisato i carabinieri, che hanno accompagnato l'imputato in caserma, interrogandolo in presenza dell'avvocato di fiducia.

Ancora ignoto il movente del Quadraroli anche se si ipotizza la crisi psicotica: l'uomo era infatti in cura da tempo per problemi psichici, ma da qualche giorno aveva manifestato sintomi influenzali che lo avevano costretto a tenere chiuso il bar. Credibile dunque l'ipotesi che, a causa del malessere l'uomo si sia dimenticato, o abbia deciso di non prendere, i farmaci prescritti dal medico, da qui poi il triste epilogo.