Nutriscore, dalla Francia attacco al 25% del PIL italiano. Carrefour la prima ad usarlo in Italia ad inizio 2020

Parigi in prima linea sull'etichetta a semaforo sui prodotti alimentari. Per la fine dell'anno attesa la decisione della Commissione Europea, mentre dall'Italia nel recente passato è stata la Conad a dire di no

Il Nutriscore, la cosiddetta etichetta a semaforo sui prodotti alimentari voluta dalla Francia, continua ad infiammare il dibattito in Europa. Un dossier tornato sul tavolo da poco e che ha già visto l'"alt" da parte di Antonio Tajani che lo definisce "un attacco alla cucina mediterranea e alla salute" e di Lollobrigida di Fdi secondo cui "tutela chi produce e non chi consuma. La Ue lo sa". A supporto di questa tesi, il ministro dell'agricoltura aggiunge che "condiziona il consumatore in maniera pericolosa". L'unica certezza è che ad essere attaccata è la sovranità alimentare italiana: parmigiano, prosciutto, olio extravergine di oliva, vino. Una carrellata di prodotti del nostro Paese che rappresentano il 25% del PIL. In Italia nel recente passato è stata Conad a dire di no

Nutriscore, dalla Francia attacco al 25% del pil italiano. Carrefour prima ad utilizzarlo

Chi di certo non si esime a fissare l'etichetta sono le catene francesi come il Carrefour, la prima ad utilizzarlo nel 2020 tra una marea di polemiche. Il sistema è stato legittimamente osteggiato per anni dalle associazioni che rappresentano i produttori di cibo, da diversi politici e dalle istituzioni statali. L'Antitrust aveva anche aperto un'istruttoria sull’uso delle etichette Nutri-Score da parte di Carrefour e di altre aziende. Ma alla fine la montagna ha partorito un topolino in quanto la multinazionale francese potrà continuare ad utilizzare le etichette: quelle che indicano la salubrità degli alimenti su una scala di cinque livelli che va da A (molto salutare) a E (poco salutare).

Curioso come in Francia nel 2017 alcune aziende non aspettarono neanche la pubblicazione del decreto che indica le caratteristiche del Nutri-Score: Intermarché, Leclerc, Auchan e Fleury Michon annunciarono di volerlo adottare, seguite a ruota da altre catene di supermercati. E a farne le spese come detto è l'Italia: un caso che ha conseguenze dirette sulle nostre esportazioni alimentari mentrela Commissione Europea deciderà alla fine dell'anno quali sistema di etichettatura adottare.

Il Nutriscore francese infatti sta perdendo terreno a favore di una formula più "europea" visto che sfavorisce i cibi italiani più naturali mentre non tiene conto degli additivi chimici. E l'Italia si gioca un quarto del Pil. La Francia ha un bel motivo per attaccare il nostro Paese in quanto un recente sondaggio dimostra che "nel confronto tra i paesi dell’Unione europea, l’Italia ha il maggior numero di occupati nell’agricoltura e nel 2021 era seconda sia per valore della produzione (13,5% del totale Ue) che per valore aggiunto (17,7% del totale Ue) sopravanzata solo dalla Francia". A Giorgia Meloni l'arduo compito di uscirne indenni.

Di Ivan Vito