Saviano allucinato: “Se non posso più neanche dare della bastarda alla Meloni, siamo in dittatura”

Delirante linea di autodifesa del tuttologo di Gomorra, a processo per diffamazione: “Io sono uno scrittore, dico quello che mi pare, il potere si accanisce contro di me, voi denunciate uno scrittore e i bambini affogano”. Fatelo curare, come cantava Bennato...

Il mondo che “si percepisce”, che percepisce se stesso è un mondo che ha smesso di esistere perché non vende realtà ma solidi sogni. E allora nel mondo che si percepisce anche se non c'è Wanna Marchi può percepirsi una benefattrice, Selvaggia Lucarelli una coscienza civile, Andrea Scanzi una rockstar del giornalismo, Greta Thunberg un caso climatico (anziché clinico) e Roberto Saviano uno scrittore. In realtà, parola di Cassazione, sarebbe più un copiaincollatore, ma anche qui, volendo, è questione di percezioni. Come le minacce che nessuno ti giuro nessuno ha visto mai, la scorta invece si percepisce perché è concreta. Pelatone da Napoli, 43 anni, sta tutto nell'imitazione di Checco Zalone: un nerd résume, nato agée, invecchiato malgré, già fuori moda per sovraesposizione, ipervittimismo, tuttologia espansa e cazzate overload. Salito dalle fogne di Nazione Indiana, centro sociale di irrilevante produzione sottoletteraria, inventato da Gian Arturo Ferrari, testa di cuneo di Chiaia ha rappresentato per anni l'anello di congiunzione tra quei poteri forti che ostentava d'aver contro, e che fingeva di denunziare: Mondadori e Gruppo Repubblica, Berlusconi e De Benedetti, Fabio Fazio e Maria de Filippi, Rai e Mediaset, bassi napoletani a altissimi da attico a NYC. 'O sarracino è il paraguru perfetto da un solo shot, largamente ispirato nei passaggi non meno che nella scenografia (è quella di Piedone lo Sbirro, ma senza il brio intelligente del film con Bud Spencer); fra divagazioni, citazioni dimenticate, sere d'estate e brogliacci giudiziari, la produzione propria si coglie nei passaggi di peso specifico concentrato pari a quello di una superpetroliera che ti scivola sui coglioni. Tutto il resto è letteraria fuffa, non ho detto noia, ma fuffa fuffa fuffa. Idee poche, morale cubista, il compagno vista Central Park risulta unito ad una meglio di lui, la vecchia Meg delle 99 Posse che furono, lotta indi-e-fessa al capitale, marxismo napoletano, dallo squatteraggio al trilocale vista Colosseo, proprietà blindata più che privata, e, anche quella, scortata dalla polizia, per l'occasione non più sbirraglia. Vulisse 'o cielo, ca' sinnò stavamo nguaiate: ex miseria e nobiltà, che come si sa “oblige”, essere la compagna-compagna di un compagno cut and paste tiene i suoi vantaggi, ma pure qualche increscio, eh.

Attualmente Roby 'o Amanuense sta nu poco nguaiato: compare, manco fusse uno di quei volgari farabutti camorristi che vede dappertutto, a destra e a manca ma più che altro a destra, davanti a un giudice monocratico, a Roma, per rispondere del Sacro Verbo, quello suo: ha chiamato Giorgia Meloni “bastarda, bastarda e bastarda” due anni fa, naturalmente in tivù, che come tutti sanno è stata inventata per farne il salotto di quelli come lui, vestaglione di flanella, calzini, Peroni ghiacciata e, soprattutto, libero rutto e la plebe aspiratutto.

Mirabile gesto da arditista, Robbè dovrebbe farsi prestare una maglia da Montesano. Lui si è sdegnato e la sua linea difensiva live è grillesca, nel senso del Marchese: io sono Saviano, uno scrittore, dico 'o cazzo che mi pare e voi tutti fascisti gnegnegne. Chist è o paes 'emmerd, non si può manco più dare della bastarda a una bastarda, che subito fa partire la querela, anzi la ristorsione, anzi la intimidazione: che bastarda, povero Calimero rosso, tutti con lui ce l'hanno. Nel frattempo chillallà è pure stata votata, strunzabbastarda, quindi è evidente che il potere vuole schiacciare il suo canto libero, suo di Bobby Sax. E chi cazz si credesse d'esse, Meloni? 'a presidenta d'o 'o Consiglio? Robbertì ha quindi proseguito la sui ipsius defensione con un argomento che deve molto a una consecutio da rave party più che alla genialità politica di un Agostino (ogni uomo nasce col peccato originale, l'imperatore è un uomo quindi è inferiore al papa, che è Cristo in terra); è questo che salvò la Chiesa) o alla lineare praticità di Duns Scoto, potuit, decuit ergo fecit. Saviano, che immacolato concezione ci si sente pure lui, potuit ergo defecavit: voi state a processare ME, uno scrittore, e i bambini muoiono affogati (per colpa della bastarda, è chiaro). “Ma che cazzo c'entra?”, si è chiesto stravolto Nicola Porro nella “Zuppa”. Nel furore della peroratio, Saviano era abbracciato forte forte forte da una sconvolta Michela Murgia, il che potrà servire eventualmente quale attenuante, ma non fino all'immunità, e che cazzo. Fatelo curare, fatelo curare, come cantava Bennato.

Al Vello d'Oro ha risposto Alessandro Sallusti con brutale sillogismo popolare, nel senso che riassume l'idem sentire di una nazione o giù di lì: siccome io pure sono scrittore, e negli ultimi anni ho venduto più di te, mi sento autorizzato a far valere la mia testimonianza contro la “democratura”, dicendoti quanto segue: bastardo. E mo' che fai, incassi o quereli?

Pare, ma è un pettegolezzo a livello quartieri spagnoli, che Bob Saviano, informato del fatto, abbia berciato: “Uhei, tì: borghese! Conformista! Fascista!”. E pareva Gilda, il travestito di Alberto Lionello.