I vandalismi “per il pianeta” sono escalation: continueranno, perché nessuno ha davvero interesse a fermarli

Prima i blocchi stradali a Roma. Poi le opere d'arte aggredite nei musei d'Europa. Fino alla statua di re Carlo III presa a torte in faccia. Chi li protegge questi balordi che arrivano, dispiegano i loro attrezzi di devastazione, procedono e salutano? I soliti della transizione sociale che prevede vaccini, auto elettriche, nuovi alimenti a base di insetti...

Laszlo Toth, chi era costui? Per i vecchi è solo un suono vago, per i giovani neanche quello a parte qualche ostinato nerd che vive nel suo ricordo: gli hanno dedicato gruppi rock, serie a fumetti, cose così, comunque possiamo definirlo il padre di tutti i deficienti: è quello che nel 1972 pigliò a martellate la Pietà di Michelangelo e poi un vigile urbano lo fermò salvandolo dalla folla che voleva pigliare a martellate lui. Un ungherese d'Australia, che si pretendeva egli stesso Gesù Cristo e si era dato una missione ambiziosa: distruggere tutte le immagini non corrispondenti al vero Dio, cioè a lui; giustamente, entrò nel mito oltre che in manicomio. Oggi i dementi che rovinano i capolavori non entrano più in manicomio bensì nel cono di luce dei media, da cui la inevitabile escalation: “per salvare il pianeta”, prima i fannulloni celenterati che bloccano il Raccordo Anulare di Roma, poi, a macchia di leopardo per i musei di tutta Europa, dagli addosso ai Van Gogh, i Rembrandt, i Monet, una volta con la zuppa e un'altra col purè. Nell'ultima prodezza non c'era il vetro protettivo, e i danni sono stati fatti davvero. Un dipinto da 110 milioni di euro, che poi è il meno perché quello che conta è l'opera in sé, non ripetibile testimonianza di un attimo divino nell'arte occidentale.

Ma i picchiatelli “per il clima” odiano, per delega, l'occidente, odiano l' “oil”, il petrolio, e odiano il clima ovvero amano solo loro stessi. Si adorano di un amore riflesso negli smartphone fatti coi metalli rari, estratti da ragazzini disgraziati, non privilegiati come loro, alimentati da server colossali, uno dei quali da solo consuma come una superpetroliera, via social sfruttati da multinazionali tecnologiche senza scrupoli. Tutte contraddizioni che non li toccano: entrano, tirano fuori le zuppe (che mostrano a mò di sponsor), si accomodano, aspettano che i compari accendano le telecamerine, annunciano il gesto, come al circo, procedono, rovinano e fanno scattare il proclama d'ordinanza: la gente muore, volete voi un quadro o la vita umana, cazzate di stampo draghiano, falsissime, cialtronissime. L'ultima puntata, quella del Pagliaio di Monet coperto di purè, a concionare c'era una somigliante alla nostra Ellie Schlein, la svizzera ricca e annoiata di Bologna che confonde le sue pulsioni sessuali con la politica: solito pistolotto delirante, poi le hanno gentilmente accompagnate all'uscita.

Ecco, qui, in questa storia dove niente torna, c'è qualcosa che torna ancora meno. Perché va bene il lassismo, va bene la tolleranza a suo modo demente ma se dopo una, due, tre, dieci volte questi restano liberi di rovinare e arrivano, riconoscibilissimi, con le loro pettorine, i loro simboli e tutto fanno meno che occultarsi, vuol dire che non solo gli viene permesso, ma c'è qualcuno che gli spalanca proprio le porte. I musei sono o erano nell'occidente che tutelava la sua arte luoghi per così dire sacri, impensabili senza controllo, se uno si avvicina troppo scatta l'allarme e arrivano quelli della sicurezza: come fanno questi e solo questi a fare sempre le loro sceneggiate, per di più religiosamente filmati, manco Cristo che torna sulla terra?

Sappiamo che, dietro, hanno miliardari “visionari” quali Dale Vince, Alieen Getty, della famosa famigliola, o il corsaro finanziario Soros che foraggia tutti i movimenti eversivi; sappiamo che la stessa Unione Europea li vede con simpatia. Visionari per modo di dire: sono lucidamente proiettati al soldo e usano questi burattini squilibrati, Vince ha una società chiamata Ecotricity, la Getty alimenta un fondo catastrofistico, Climate Emergency Fund: sono i nuovi gnomi della finanza “verde” che lucrano sulla truffa colossale della transizione ecologica che agevola i ricchi e distrugge i poveri, come a Milano dove il cosiddetto sindaco manager Sala impedisce l'accesso a seicentomila auto in città rendendo impossibile la vita a circa due milioni di persone. Sul presupposto delirante per cui “Milano si merita l'aria pura” come a Cortina. A Mediolanum le auto non circolano ma i teppisti, definiti dalla stampa di servizio attivisti o writer, possono radunarsi da mezza Europa fino al deposito di San Cristoforo, sventrare un muro, passare in un deposito ovviamente senza controlli e coprire di scarabocchi 8 vagoni di due convogli della linea 4 ancora da inaugurare, naturalmente filmati dai compagni registi, quindi fare le solite boccacce alla Greta, o Maneskin, e sparire. E, ancora una volta, è forte il sospetto che chi deve sapere si volti dall'altra parte e chi deve impedire in realtà agevoli. Perché? Per chi?

Fanno quello che vogliono nei musei, nelle gallerie d'arte, e fanno il loro comodo per strada: a Torino, nel quartiere Crocetta, i soliti coglioni di No Oil sgonfiano le gomme di una intera via colpendo i suv e altri modelli a loro antipatici. Lasciano anche un biglietto tra il delirante e il beffardo: “Sappiamo che ti arrabbierai, ma non metterla sul personale: non sei tu, è la tua macchina”. Speriamo non si arrabbino loro quando qualcuno, beccandoli, anziché sgonfiarli li gonfierà, come è giusto che sia.

Visto che le istituzioni sono inerti, indifferenti. La società del controllo controlla i miti e i ligi alle regole, i balordi, i lunatici e i terroristi se li perde. Almeno fino a che non sbagliano bersaglio. Al museo delle cere Madame Tussauds di Londra, il più famoso al mondo, un drappello di questi fanatici ha tirato una torta in faccia alla cerea statua di re Carlo III: lì la security è arrivata di colpo, sia pure un attimo troppo tardi: li hanno impacchettati e carcerati. Una statua di cera vale più di un Monet o un Van Gogh? Ma è il simbolo, ed è il potere reale qui a favorire reazioni immediate. Una cosa è certa, vandalismi del genere continueranno e sempre più devastanti. Perché nessuno vuole impedirli veramente, perché dietro la fandonia del pianeta da salvare ci sono i soliti burattinai dei vaccini, delle auto elettriche, delle rivoluzioni alimentari a base di vermi e scorpioni. Nessuna sorpresa ma basta saperlo, basta non definire questi nipotini di Laszlo Toth attivisti quando sono la degenerazione dell'ungherese fulminato: scemi sì, ma a loro modo lucidi, avidi, falsi in misura preoccupante, genetici ibridi fra Greta Thunberg e Wanna Marchi.