Il suicidio occidentale passa per gli esaltati del clima, ma nessuno osa contraddirli: li chiamano attivisti, mentre sono dei passivi-aggressivi micidiali

Che senso ha paralizzare autostrade, prendere in ostaggio musei e gallerie d'arte, imbrattare simbolicamente capolavori “per salvare il pianeta”? Nessuno, se non assecondare quel processo di autocannibalismo dell'Occidente cui ormai la politica e l'informazione servile sono votati.

Tu puoi vivere nel mondo dei folli, abituarti ad ogni pazzia ma ci sono cose che lo stesso non ti spieghi, per quanto ci ragioni, per quanto ci pensi e ci ripensi, non arrivi a capo di niente. Una sono le “attiviste per il clima” che paralizzano autostrade e requisiscono musei al grido “non c'è più tempo!”, “ultima generazione”, “non voglio morire!”. La paura infantile, petulante, il catastrofismo magico da “mille e non più mille” nel quale nessuno crede davvero. Ma bisogna sempre trovare una ragione. Negli anni '60 ci si disperava: il pianeta si sta ghiacciando, andiamo incontro a una grande glaciazione. Non si è ghiacciato e si è passati al riscaldamento globale, “il pianeta ribolle, non c'è più tempo”. E la ricetta però è sempre la stessa: spegnere il capitalismo, tornare alla società preindustriale. “Stop oil”, il petrolio velenoso, malefico, che però fa viaggiare anche i disfattisti integrali e fa marciare i loro marchingegni con cui filmarsi. Totalmente ignari di clima e di energia, ignoranti, per dire, del rapporto fra atomo e le mitizzate “rinnovabili”, che è di 1 a 8 per i costi e di 8 a 1 per la resa energetica. Ma che gli fa? “Stop oil”, fermiamo tutto, adesso, subito, senza badare alle conseguenze: per “salvare” il pianeta, lo si condanna a sicura estinzione.

Un'altra cosa che non trova spiegazione razionale è il rispetto, al limite del servilismo, con cui i media trattano questi squilibrati del terrorismo ambientale: “attiviste climatiche”, “attiviste ambientali lbgtqi”. Attiviste? Trattasi, notoriamente, di vecchie ragazze, e ragazzi, e non binari nullafacenti, inetti, ma con abbastanza fondi per vivere la vita degli svagati, dei mantenuti, per non dover lavorare. Come possono altrimenti girare il mondo, oggi sul raccordo anulare, domani in una galleria d'arte londinese, poidomani in un museo di Berlino? L'indulgenza con cui l'informazione parassitaria tratta questa curiosa specie di guastatori ha a che vedere con il micidiale processo di autodistruzione dell'Occidente, col suo cannibalizzarsi, col “suicidio occidentale” di cui racconta Federico Rampini; ovvero col buttare via, insieme all'acqua sporca, che è molta e torbida senz'altro, anche i bambini. A cominciare dalla storia e dalla cultura, dall'arte. Giù tutte le statue, con pretesti deliranti; via Cristoforo Colombo, Abramo Lincoln che abolì la schiavitù, ma pure Ghandi, non parliamo poi di Gesù Cristo, via tutti: non basta mai, non basta mai, c'è sempre qualcosa da cancellare, di cui vergognarsi e questo vale anche per le risorse energetiche: se pure a questi gli dai oceani di pannelli solari, di mulini a vento, finiscono per odiare anche quelli, per pretendere il ritorno alle caverne.

Al grido farneticante “no tutto, non voglio morire”, alcuni di questi burattini lunatici, ma manovrati, periodicamente bloccano il traffico sul raccordo romano, ieri le immagini allucinanti di una autoambulanza in emergenza che strombazzava per poter passare ma quelli niente, duri, spietati, cosa sarà mai un morto davanti all'umanità da salvare? Gli automobilisti romani inveiscono, insultano, ma non osano rimuoverli, fino a che arriva la polizia e, sempre coi guanti, convince questi balordi almeno a spostarsi di un metro. Altra scena, alla London Gallery dove due idiote tirano una zuppa arancione in barattolo sui Girasoli di Van Gogh, un capolavoro stimato in 85 milioni di euro, ma non è questione di soldi, è il gesto simbolico: odiare l'arte occidentale, il genio, il momento sublime che resta, che racconta di una cultura. A sentirli vaneggiare, questi “attivisti” ricordano il nostro Mario Draghi, i suoi ricatti strampalati: “Volete l'arte o le vite umane?”. L'arte, senza dubbio, se le vite sono le vostre, disumane, a perdere. Cosa abbia a che spartire la rovina, simbolica perché c'è un vetro provvidenziale, di un dipinto con la presunta salvaguardia del pianeta, è una di quelle cose che, con tutta la buona volontà, non c'è verso di capire. Le due idiote, una coi capelli rosa, chiaramente disturbate, dopo la prodezza si fanno filmare dai selfatori appositamente reclutati mentre fanno le boccacce, le smorfie. Dicono: “Non ci interessa il reality, non puntiamo al Grande Fratello” e già scoprono i loro altarini, la coda di paglia si agita con un fruscio fragoroso. Sarebbe da prenderle “a pedate nel culo”, come diceva Renato Pozzetto, ma il Consiglio d'Europa ha appena sancito che i bambini, fino a età indefinita e quindi anche i bimbiminkia sui 58 anni, non vanno redarguiti ma capiti, sai che novità. Difatti anche queste due balorde esibizioniste vengono più che capite, vengono esaltate e nessuno pensa di sanzionarle in nessun modo: giusto le fermano “per accertamenti” e poi arrivederci alla prossima cazzata.

Vanno capiti sempre, se vogliono cambiare sesso a 7 anni, se pretendono di sfasciare monumenti e dipinti, se gli ricordi che i cazzo di smartphone in cui affogano le loro vite sono il prodotto di materiali rari, inquinanti, tossici, estratti e assemblati da ragazzini asiatici e africani infinitamente disgraziati, a differenza loro, infine imposti dalle multinazionali tecnocratiche del finto bene. E marciano a “oil”, viaggiano fino nelle loro mani trasportate da immense navi container che consumano diecimila litri di nafta a miglio marino. Perché non cominciano loro a farne a meno? Perché sono votati al gretinismo ipocrita di una che “manifesta contro il fascismo ambientale” e risolve tutto con l'isteria da disturbata, con la rimozione forzata, con la tracotanza dell'ignoranza: a dar retta a queste nullità, l'arte europea, occidentale andrebbe cancellata, sostituita da creazioni a base della loro merda spalmata su tela biodegradabile: roba organica, sostenibile, rinnovabile, a chilometro zero.