Non tutti si sono ancora inginocchiati davanti al Culto del Progresso?
Pare che vi sia ancora chi dice no...
La verità è che ancora troppe persone si oppongono al progresso anziché adorarlo incondizionatamente. Troppe persone, voglio dire, non si sono ancora convertite alla nuova religione salutare della globalizzazione capitalistica e dei suoi progressi de claritate in claritatem. In troppi ancora usano e osano diffidare rispetto alle splendenti conquiste della civiltà della tecnica, che ogni giorno con i suoi ritrovati ci rende più inebetiti ma tecnologicamente avanzati. Pare quasi che su questo zoccolo duro della popolazione non faccia presa la catechesi ininterrotta che viene praticata da intellettuali, clero giornalistico, mass media che parlano di tutto senza approfondire nulla, intellettuali nichilisti che parlano rigorosamente solo in inglese. E allora ancora troppe persone si pongono domande e osano pensare con la propria testa anziché affidarsi alle tante applicazioni che già ci permettono di vivere senza più la fatica del dover pensare. Insomma, vi è ancora del bel lavoro da fare per gli aedi del progresso e per gli araldi della civiltà tecnomorfa. Davvero non pare invidiabile la loro condizione di precettori delle masse rozze e populiste, di pedagoghi di plebi non ancora ortopedizzate in senso liberalnichilista. È grazie al progresso che non ci sono più guerre, ma solo missioni di pace; che si è liberi, ma solo con spunta verde; che si vive in democrazia, perché decidono i mercati; che il pane e il riscaldamento sono diventati beni di lusso. Come fanno queste rozze masse populiste a non comprendere queste solari verità, che i pedagoghi cosmopoliti tanto si adoperano per imporre universalmente?
di Diego Fusaro