Arrestato Massimo Riella, trovato in Montenegro dopo una latitanza di 4 mesi

Il 48enne autore di un'evasione da film dal carcere di Como è stato trovato in Montenegro e arrestato grazie all'ausilio dell'Interpol. Finisce così una latitanza durata 4 mesi

È stato trovato in Montenegro e arrestato dalla polizia locale Massimo Riella, il 48enne evaso dal carcere di Como circa 4 mesi fa. L'uomo era finito in carcere accusato di rapina e traffico di stupefacenti. Adesso, stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, l'Italia avrebbe richiesto l'estradizione e sarebbe in attesa del via libera dell'autorità giudiziaria montenegrina. Restano da chiarire i suoi movimenti e come abbia fatto a scappare dall'Italia raggiungendo infine il paese balcanico. Una latitanza durata circa 4 mesi, due dei quali trascorsi proprio nel comasco, molto vicino a quella casa circondariale Bassone dove la sua storia era cominciata.

Massimo Riella, il sostegno della comunità comasca

Una storia cominciata con il sostegno di alcuni degli abitanti di quella provincia di Como dove Riella aveva scelto di nascondersi. Stando alle prime ricostruzioni l'evaso era riuscito a sopravvivere e a non essere trovato proprio grazie agli aiuti della comunità locale che gli faceva pervenire acqua, cibo, e l'accesso ai rifugi dove è riuscito a eludere i controlli delle tante unità impegnate a trovarlo. In questo periodo avrebbe incontrato anche il padre e il suo avvocato che avrebbero cercato di convincerlo a costituirsi, senza successo. 

L'evasione e la fuga

Il tutto ha inizio oltre 4 mesi fa quando Riella approfitta di un permesso speciale per raggiungere il cimitero dove era appena stata sepolta la madre. Scortato da un furgone della polizia penitenziaria Riella è riuscito a fuggire dal portellone, avendo avuto per tutto il viaggio le mani libere dalle manette. In seguito i due mesi nel comasco e la decisione di fuggire in Montenegro. Come quest'ultimo passaggio sia stato possibile da realizzare è oggetto delle indagini degli inquirenti. Negli scorsi mesi sono stati tanti gli appelli per convincerlo a costituirsi. In primis quelli del padre che aveva avuto modo di dichiarare: "Arrenditi o non sarai più mio figlio".