Rimini, nigeriano stacca a morsi e mangia dito di un albanese durante una rissa in spiaggia
La polizia ha arrestato tre giovani che hanno preso parte al violento pestaggio notturno
Una rissa sfoggiata in cannibalismo. È quello che è andato in scena a Rimini, dove un 25enne nigeriano ha staccato a morsi un pezzo di dito del rivale albanese e l'ha ingoiato. La violenta azione andata in scena in una spiaggia della nota località turistica e riportata per prima dal Corriere di Romagna ha visto anche l'arresto di tre giovani. Una lotta con gli ombrelloni come viene definita, in cui si sono prima inseguiti tra i lettini e poi picchiati. In seguito l'intervento dell’istituto di vigilanza “Vigilar” di Fano, assunto dai bagnini Riminesi per controllare di notte l’arenile a partire dalla spiaggia libera sotto la ruota panoramica fino al bagno 150.
Rimini, nigeriano strappa a morsi il dito di un albanese durante una rissa in spiaggia
Una sceneggiatura da film horror come riporta il quotidiano locale. La rissa sarebbe poi sconfinata nel cannibalismo più puro con la violenta aggressione del giovane nigeriano ai danni del rivale. Il casino notato dai Vigilantes che sono intervenuti, ha fatto scattare l'allarme. Due protagonisti della rissa sono poi riusciti a scappare. Il loro intervento è servito per sedare la rissa e per fare luce sui danni: lì è emerso il raccapricciante dettaglio dell'amputazione.
L'albanese che ha subito maggiori danni è stato fermato da una pattuglia dell’Ufficio prevenzione generale soccorso pubblico della Questura. Gli altri due arrestati sono stati portati negli uffici della Questura di Rimini, mentre un uomo di colore, probabilmente connazionale del "cannibale" è ancora ricercato. L'accusa per i tre è di rissa aggravata. Al nigeriano vengono contestate anche lesioni personale gravissime. Tutti i protagonisti, compreso il ferito, compariranno davanti al giudice per l’udienza di convalida. Sarà l'avvocato Roberto Barra ad assistere l'africano, un avvocato d'ufficio, mentre i due albanesi hanno nominato come legali di fiducia gli avvocati Paola Zavatta e Umberto De Gregorio. La violenza, secondo quanto raccontato in Questura, sarebbe da ricondurre a una rivalità amorosa. Giustificazione a cui però gli investigatori non danno molto credito.