Covid, la maggioranza degli italiani non ha mosso un dito contro le violazioni dei diritti: ecco la nuova normalità
Viviamo fianco a fianco, ma non siamo più uguali. La stragrande maggioranza degli Italiani sono correi, non hanno mosso un dito per tutelare i diritti umani violati in questi due anni e mezzo
SCRITTI PANDEMICI
La nuova normalità
Sono in mezzo a noi. Anzi, è più corretto dire che noi siamo in mezzo a loro, perché sono la stragrande maggioranza. Sono naturalmente ovunque: in famiglia, nel condominio, al bar, al lavoro. Facciamo il possibile per ignorare la loro diversità, cerchiamo di non parlare di cose serie, limitando i nostri accenni di discorso alle piccole cose della quotidianità. Capita però d’incontrane qualcuno dopo qualche mese e, se siamo sfortunati, la conversazione prende subito una brutta piega.
Ci provoca: “Sei sempre un no vax?”.
“Mai stato?”.
Sorrisetto di compatimento.
“Scrivi sempre su Il Giornale d’Italia?”.
“Sì”.
“E chi lo legge?”. Risatina.
“Forse i miei articoli nessuno”. (Occorre restare autoironici, nonostante tutto!).
“Sei sempre convinto che tutti i giornali nazionali scrivano soltanto cazzate?”.
“Mai stato. Mistificano la realtà, che è una cosa ben diversa”.
“E quindi vi credete i depositari della verità?”.
“No, ma facciamo il possibile per non scrivere falsità. Come molti altri, del resto”.
“E sarai anche filo putiniano”.
Abbasso lo sguardo, respiro profondamente: “Non si tratta di tifare Milan o Inter, ma di comprendere le ragioni di una guerra che ha già fatto decine di migliaia di morti e milioni di profughi”.
Annuisce: “Capisco, filo putiniano puntiglioso”.
Mi verrebbe voglia di salutarlo e andarmene, guardo istintivamente l’orologio, se ne accorge.
“Hai fretta? Andiamo a bere un caffè, tanto non hai niente da fare, so che hai lasciato il lavoro”.
“Non ho lasciato il lavoro, hanno risolto il mio contratto di consulenza perché non mi volevo vaccinare”.
Sorrisetto. Avrei voglia di dargli un pugno sui denti sbiancati.
“Quindi alla fine non ti sei vaccinato”.
“Tre dosi e due volte positivo”.
Scuote la testa: “Come al solito, sei la contraddizione in persona”.
“No, avevo bisogno il Green Pass per entrare in Tribunale. Sono un over 50, mi hanno imposto la vaccinazione. Dopo due settimane, mi sono preso il COVID per la seconda volta”.
“In forma lieve, immagino. Grazie alle tre dosi”.
“In forma lieve, grazie al fatto che lo avevo già avuto a marzo 2020 in forma seria”.
Mi fissa: “Io non capisco perché voi no vax siate così ciechi: è chiaro a tutti che la terza dose ha impedito un gran numero di decessi”.
“E’ chiaro a tutti che la variante Omicron provocava nella stragrande maggioranza dei casi i sintomi di un raffreddore”.
“Vedi, negate l’evidenza. Vai a leggerti i rapporti dell’AIFA!”.
“L’AIFA di Giorgio Palù? Che oggi scrive nel suo libro che il COVID 19 è un virus chimera?”.
Mi dà una pacca sulla spalla: “Sei una gran testa di c…o. Dai vieni a berti un caffè”.
Si avvicina. Valuto seriamente l’ipotesi di abbatterlo con una testata: “Grazie, ma sono cardiopatico. Bevo un caffè al giorno, a casa, appena sveglio”.
Deluso, mi porge la mano. Gliela stringo. Lo osservo mentre si allontana per Via Montenapoleone. Prima di entrare da Marchesi, si mette la mascherina.
Mi sfugge un insulto a denti stretti.
Lui è l’essere umano del presente, perfettamente adattato alla nuova normalità. Che centinaia di migliaia di suoi connazionali abbiano perso il lavoro a causa di imposizioni basate su dati scientifici dimostratisi del tutto sbagliati (volutamente falsificati?) non gliene importa nulla. Lui è un avvocato, ma non è mai stato e non sarà mai un giurista. La differenza è semplice: il primo legge la norma senza riflettere sulla sua ratio, il secondo ha in testa una gerarchia delle fonti che inizia dai diritti umani universali garantiti dall’adesione alle Convenzioni Internazionali, passa per la Costituzione e non ammette che norme di grado inferiore privino un essere umano di diritti umani universali.
Il primo è un avvocato di successo, con studio in centro a Milano. Il secondo lo era e vive la contemporaneità come un incubo terrificante, nel quale tutto è consentito a una maggioranza che non si vergogna di discriminare, di dividere, di cancellare il dissenso, di annientare membri di una società che con un aggettivo svuotato del suo significato viene definita civile.
Di civile non vi è più nulla. E’ rimasta unicamente la democrazia, che mostra il suo volto peggiore: la dittatura di una maggioranza ridotta a un docile gregge di pecore da pastori che la conducono verso il macello. Esagero? E’ possibile. Ma se esagero la colpa è di chi mi ha privato del diritto di rifiutare un trattamento sanitario, mi ha rinchiuso in casa agli arresti domiciliari, mi ha impedito di visitare i miei cari nelle RSA, mi ha privato del lavoro, mi ha accusato di essere un terrapiattista quando era vero il contrario e – non pago – mi tratta con un’arietta di superiorità. Quel qualcuno mi ha spaventato a morte, mi ha ricordato che l’essere umano è capace di compiere i peggiori misfatti e di autoassolversi, a volte persino di farsene vanto. Quel qualcuno è maggioranza, stragrande maggioranza e si merita di essere condannato, perché chi è rimasto a guardare senza mai difendermi, chi ha sopportato la violazione dei miei e dei suoi diritti senza fare un serio tentativo di comprendere e impedirlo è correo.
di Alfredo Tocchi