Salario minimo, raggiunto accordo sulla direttiva Ue. Cosa cambia

I paesi membri avranno 2 anni per recepire la direttiva. Festeggiamenti dal M5s: "Rivoluzione copernicana del lavoro"

Dopo una notte di discussione è stato raggiunto l'accordo sul salario minimo in Ue. Lo ha reso noto il Consiglio europeo: i negoziatori del Consiglio e quelli del Parlamento europeo sono arrivati ad una quadra raggiungendo un'intesa politica preliminare sulla bozza di direttiva su salari minimi adeguati nei 27. "La presidenza del Consiglio e i negoziatori del Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico provvisorio sul progetto di direttiva sui salari minimi adeguati nell'Ue", si legge in una nota. L'accordo una volta confermato al Coreper, passerà per la votazione formale sia in seno al Consiglio, che al Parlamento europeo.

Accordo sul salario minimo in Ue, cosa prevede

L'accordo raggiunto nella nottata di martedì 7 giugno, "promuove la contrattazione collettiva sulla determinazione del salario e migliora l'accesso effettivo alla protezione del salario minimo per quei lavoratori che hanno diritto a un salario minimo ai sensi del diritto nazionale, ad esempio da un salario minimo legale o da contratti collettivi". "Una volta adottata definitivamente, la legge promuoverà l'adeguatezza dei salari minimi legali e contribuirà a raggiungere condizioni di lavoro e di vita dignitose per i dipendenti europei". 

Il provvedimento introdurrà in tutti i Paesi dell'Unione un salario che non sia inferiore alla soglia di decenza e sopravvivenza.  Gli aggiornamenti dei salari minimi, avverranno almeno ogni due anni. Si usufruirà inoltre di controlli da parte degli ispettorati del lavoro, informazioni facilmente accessibili e sviluppo della capacità delle autorità di contrasto per migliorare l'accesso dei lavoratori al salario.

Salario minimo, "accordo storico"

E c'è già chi esulta come Daniela Rondinelli del M5s la quale parla di "un accordo storico. Per la prima volta l’Unione Europea fissa dei criteri per salari minimi adeguati ed equi e per contrastare la concorrenza sleale e il dumping sociale". "Questa direttiva - sostiene - rappresenta una rivoluzione copernicana per il mercato del lavoro italiano macchiato da oltre 300 contratti pirata che hanno alimentato il vergognoso fenomeno dei lavoratori-poveri: oltre 3 milioni di cittadini sottopagati che non hanno diritto a una retribuzione equa e quindi a un tenore di vita dignitoso".

Inoltre "questa direttiva porterà inoltre a una convergenza verso l’alto dei salari di tutti i lavoratori e metterà fine alla piaga degli stage e tirocini gratuiti. Per il Movimento 5 Stelle questo è un tema di massima priorità. L’inflazione alle stelle che sta erodendo il potere di acquisto degli italiani impone un’accelerazione nel processo di recepimento della direttiva, aspettare l’ultimo minuto significherebbe voltare le spalle a milioni di lavoratori che non riescono ad arrivare alla fine del mese".

"Non applicarla, come vorrebbe qualche esponente di centrodestra, significherebbe esporre il nostro Paese alle sanzioni europee e a un pericoloso conflitto con la Corte di Giustizia europea. La strada è tracciata, contro l’emergenza sociale rappresentata dai salari da fame si risponde recependo alla lettera e a tempo di record la direttiva europea sui salari minimi", conclude.