2 giugno tra sogno e realtà: alla parata sfilano i sanitari e non gli studenti schiacciati dal lockdown

Quanto ci mancano figure come quelle di Moro e Mattei e la loro indipendenza nei confronti dei diktat angloamericani

2 giugno.

Splende il sole.

Il Presidente della Repubblica depone una corona di fiori ai piedi dell’Altare della Patria. Sobrio e solenne, come è nel suo stile.

Poco dopo, al Quirinale, per la prima volta nella storia della Repubblica, il tradizionale discorso viene affidato a uno dei più illustri intellettuali.

Breve, denso, intenso, secco. Come sua abitudine, questo intellettuale che spazia dalla poesia alla saggistica, dal cinema al giornalismo, si rivolge ai rappresentanti delle istituzioni incitandoli a perseguire la strada della Verità e della Giustizia. Del resto tutte le sue opere mettono al centro la Verità, la Verità a ogni costo. Quando si parla di lui e delle sue opere si recupera un termine mutuato dal greco, la parresia, il bisogno irrefrenabile di dire sempre e comunque la Verità.

 

Per espresso volere del Presidente del Consiglio la parata ai Fori Imperiali quest’anno è improntata alla Pace, come valore fondativo della Repubblica.

Un partigiano che ha combattuto per la Libertà e la Pace non poteva trovare modo migliore per onorarle.

Niente mezzi e cortei militari, sfilano bambini con i maestri, si tengono per mano. Poi passano operai, personale delle onlus, artisti, atleti, casalinghe, giornalisti, ecc. La più ampia e inclusiva rappresentanza della società italiana. D’altronde il ministro della Difesa è un medico, pacifista convinto, che ha operato per decenni in aree di guerra ed è un fedele seguace del dettato dell’articolo 11 della Costituzione.

Ha poi fatto discutere la scelta del Presidente della Repubblica di rinunciare anche al tradizionale passaggio delle frecce tricolori, al loro posto i colori della bandiera italiana sono proiettati in cielo da tre fasce compatte di bolle

di sapone. Verdi, bianche e rosse.

Una bolla rossa enorme si avvicina lentamente e poi esplode gioiosamente davanti a me, con un suono leggero.

Apro gli occhi. Sono ancora frastornato dal sogno di un modo capovolto.

Aldo Moro al posto di Mattarella, Enrico Mattei al posto di Draghi e Gino Strada al posto di Guerini (nomen omen). E l’allocuzione sulla Repubblica tenuta addirittura da Pier Paolo Pasolini.

 

La realtà è ben diversa. Il presidente della Repubblica è Mattarella che ha svolto con diligenza i compiti istituzionali, ha anche pronunciato qualche bella frase a effetto: “Il 2 giugno di fettantafei anni fa, con la felta della Repubblica, il popolo italiano si incamminò fulla ftrada della pace, archiviando le avventure belliciste. Una opzione che venne poi folennemente ratificata nella Costituzione”.

Ecco, resta però da capire perché il Presidente, in base a quanto lui stesso afferma, permetta che il Presidente del Consiglio possa agire in spregio all’articolo 11 della Costituzione.

Resta poi da capire perché alla tradizionale parata abbia partecipato una delegazione di rappresentanti delle professioni sociosanitarie, con in testa una delegazione del Ministero della Salute. E perché, per esempio, non siano stati invitati a partecipare maestri e bambini delle scuole elementari, professori e studenti delle scuole medie e superiori, ecc.

Insieme a medici e infermieri bambini e ragazzi hanno pagato un prezzo altissimo in questi oltre due anni di lockdown.

Nonostante l’assenza di supporti scientifici la scuola è infatti ancora immersa nelle contraddizioni dei protocolli per il contenimento del virus e Patrizio Bianchi, il ministro dell’Istruzione, ammette candidamente che “indossare le mascherine a scuola ha un valore educativo”(!).

Forse perché bisogna educare al bavaglio, all’obbedienza, al silenzio, ad abituarsi a pensare meno. La scienza, che da anni sembra essere diventata la religione di stato, in questo caso non vale più.

Del resto, oltre alle parole del Ministro, ci sono immagini che fissano a futura memoria gli ossimori della politica rispetto alla scuola. Come la fotografia che ritirae il Presidente del Consiglio senza mascherina circondato da uno stuolo di bambini mascherati durante l’incontro con gli studenti di una scuola media in provincia di Verona.

 

Si, farli partecipare alla parata sarebbe stato un atto di grande valore simbolico ma si è preferito far sfilare una rappresentanza del mondo sociosanitario per approfittare dell’occasione e rafforzare in modo subliminale l’equazione tra emergenza sanitaria e guerra incarnata in modo sublime dalla figura del generale Figliuolo. Il generale dell’emergenze, abbigliato per l’occasione con cappello con la piuma e mezzo metro quadrato di mostrine e decorazioni, si è poi intrattenuto con grande disponibilità con alcuni ammiratori, perfino posando per una serie di selfie.

 

Quanto ci mancano figure come quelle di Moro e Mattei e la loro indipendenza nei confronti dei diktat angloamericani.

Quanto ci manca la parresia, l’inguaribile “malattia” di un intellettuale puro, che ha condannato Pasolini a morte.

Di Marco Pozzi