Bertrand Russell e i quattro modi di fare la guerra. Qual è giustificabile?

La guerra russo ucraina è eticamente ingiustificabile. L'autodifesa non è una giustificazione valida

In un articolo intitolato "L'etica della guerra" (gennaio 1915), il filosofo inglese Bertrand Russell, convinto oppositore dell’entrata in guerra dell’Impero Britannico nella Prima Guerra Mondiale, dà una risposta alla domanda se esistano conflitti giustificabili. Secondo Russell, esistono quattro tipi di guerra: 1) Guerre di colonizzazione; 2) Guerre di principio; 3) Guerre di “autodifesa” e 4) Guerre di prestigio. Mentre i primi due tipi di guerra possono essere giustificabili, il terzo tipo lo è raramente "tranne che contro un avversario di civiltà inferiore" e il quarto tipo è assolutamente ingiustificabile. Le osservazioni che egli fa sulla legittimità delle guerre di colonizzazione e le guerre di principio sono interessanti ma banali, in quanto si basano su un radicato ideale liberale di superiorità della civiltà Occidentale.

Molto più personali e sorprendenti le osservazioni sulle guerre di "autodifesa". Il filosofo scrive che nonostante tali guerre siano universalmente riconosciute come legittime e "condannate soltanto da Cristo e da Tolstoj", l'autodifesa è molto spesso brandita come scusa dai guerrafondai: "La giustificazione delle guerre di autodifesa è molto comoda, poiché per quanto ne so non c'è mai stata una guerra che non fosse di autodifesa". Per Russell, spesso la giustificazione dell'autodifesa è un pretesto: dietro una reazione a una presunta minaccia di aggressione, si nasconde una volontà pura e semplice di supremazia.
In merito al quarto tipo, le "guerre di prestigio", esse sono assolutamente ingiustificabili. Ne consegue l’opposizione all’entrata dell’Impero Britannico nella Prima Guerra Mondiale, che riguardava principalmente "l'egemonia dei Balcani” e, come tale, era “interamente una questione di prestigio".

Russell associa tali conflitti al desiderio di trionfo delle nazioni e alla paura dell'umiliazione da parte dei nostri nemici. Poi esprime la speranza che, proprio come gli individui nei paesi anglosassoni hanno abbandonato la pratica del duello e l'hanno liquidata come una "follia e un'illusione", l'onore delle nazioni non sarà "misurato dalla loro disponibilità a infliggere massacri". In termini più metaforici, dichiara, in "War and Non-Resistance" (agosto 1915, The Atlantic Monthly), che "avremmo dovuto mettere Shakespeare sul monumento a Nelson, e dare Apsley House a Darwin. Ma i cittadini che ogni nazione onora di più sono quelli che hanno ucciso il maggior numero di stranieri".

L'onore nazionale non è negativo di per sé: va ricercato in termini artistici o scientifici (corrispondenti a ciò che egli chiama "impulsi creativi" in Principles of Social Reconstruction) mentre va respinto come distruttivo in campo militare o imperialistico (corrispondente a ciò che egli chiama "impulsi possessivi").

La veridicità delle considerazioni di Bertrand Russell, vecchie di oltre un secolo, si può riscontrare nella guerra Russo Ucraina. Da un lato, la Russia sostiene la tesi che si tratti di una guerra di “autodifesa” della Russia minacciata dall’allargamento della NATO (e di una guerra in difesa della popolazione russofona del Donbass).

Dall’altro, l’Ucraina – che senza ombra di dubbio è stata invasa – sostiene tout court che si tratti di una guerra di autodifesa.
La realtà, sotto gli occhi di tutti noi, è più complessa. In sintesi, è una “guerra di prestigio” e come tale del tutto ingiustificabile. Gli Stati Uniti finanziano rivoluzioni colorate ai confini del nemico russo e i russi non tollerano di perdere il loro status di superpotenza di quell’area geografica. Esportare la democrazia in questa maniera è eticamente aberrante. Sostituire a politici corrotti e oligarchi filo russi altri politici corrotti e oligarchi filo americani è un’azione che fa ribrezzo a chiunque abbia ancora un minimo di raziocinio.

In più, è una guerra combattuta sulla pelle del popolo ucraino e a spese anche di tutti noi cittadini italiani, che ci siamo ritrovati coinvolti senza un serio dibattito in seno alla società (sul dibattito parlamentare, la rappresentatività delle nostre istituzioni che non oso definire democratiche e il dibattito sui media nazionali, meglio stendere un velo pietoso).
Le parole di Bertrand Russell sono più che mai pertinenti: “Questa guerra non si combatte per nessun fine razionale: si combatte perché, all'inizio, le nazioni volevano combattere, e ora sono arrabbiate e decise a ottenere la vittoria. Tutto il resto sono chiacchiere, razionalizzazione artificiale di azioni e passioni istintive. Quando due cani combattono per strada, nessuno suppone che qualcosa di diverso dall'istinto li spinga, o che siano ispirati da fini alti e nobili. Ma se fossero capaci di ciò che si chiama pensiero, se fosse stato loro insegnato che il cane è un animale razionale, possiamo essere sicuri che una sovrastruttura di credenze crescerebbe in loro durante il combattimento. Combattono davvero perché qualcosa li fa arrabbiare nell'odore dell'altro. Ma se il loro combattimento fosse accompagnato da un'attività intellettuale, l'uno direbbe che sta combattendo per promuovere il giusto tipo di odore (Kultur), e l'altro per sostenere il diritto canino intrinseco di correre sul marciapiede (democrazia). Ma questo non impedirebbe agli astanti di vedere che la loro azione è insensata, e che dovrebbero essere separati al più presto. E ciò che è vero per i cani in strada è altrettanto vero per le nazioni nella guerra attuale”.


Anche se in linea di principio può esserci una guerra eticamente giusta (Russell giustificò l’intervento dell’Impero Britannico nella Seconda Guerra Mondiale, perché aborriva Hitler e il nazismo), quella in atto è una guerra sbagliata. Le parole del Segretario della NATO Jens Stoltenberg: “La NATO non accetta di dare la Crimea a Putin” sono di una gravità inaudita. A nome di chi parla, questo burattino guerrafondaio? Gli Italiani hanno il dovere morale di scendere in piazza per protestare contro la guerra. Non servirebbe, ormai la volontà della Nazione è incarnata da uomini che obbediscono agli Stati Uniti. Ma almeno sarebbe un segnale che noi pacifisti esistiamo e siamo maggioranza nel Paese. Perché lo siamo, senza ombra di dubbio, anche se non importa a nessuno, meno che mai al Presidente Sergio Mattarella, il liberticida maximo.

di Alfredo Tocchi