E adesso 1° maggio con la bandiera di Confindustria?
Dopo questo 25 aprile con le bandiere della Nato, potrebbe essere la geniale trovata della new left postmoderna
Se tanto mi dà tanto, dopo questo 25 aprile con le bandiere della Nato ci attende un 1° maggio con le bandiere di Confindustria. Potrebbe essere la geniale trovata della new left postmoderna, neoliberale e arcobalenica. Non ce ne stupiremmo, invero. Dopo che li abbiamo visti coi nostri occhi cantare in modo surreale “Bella Ciao” e poi, come se nulla fosse, promuovere l’invio di armi al neonazista battaglione Azov e sventolare le bandiere della Nato e degli USA, che per inciso hanno sostenuto più o meno apertamente ogni golpe fascistoide nel secondo Novecento, Cile in primis. Chissà, forse Giorgio Orwell quando tematizzò la celeberrima figura del “bipensiero” pensava proprio a loro, che ne sono i paladini indiscussi. L’ho detto e lo ridico: non la chiamo nemmeno più sinistra. La chiamo sinistrash, un bislacco e assai spesso demenziale precipitato postmoderno di tesi contraddittorie e di posizioni che, da qualunque prospettive le si analizzino, finiscono per giustificare i rapporti di forza dominanti e l’egemonia della plutocrazia neoliberale sans frontières. Le sinistre fucsia oggi sono ciò contro cui Marx e poi Gramsci combatterono e insegnarono a combattere: rendono superflue le stesse destre, a cui ormai sono in toto sovrapponibili.
Sembra che ormai un unico obiettivo animi gli orientamenti politici della new left arcobalenica: essere sempre la più fedele alleata dei gruppi dominanti, screditando la destra in quanto meno efficace in questo, che in fondo è sempre stato il suo compito. E nel mentre i militanti, anzi i “militonti”, pensano che ciò significhi essere di sinistra: cioè stare dalla parte del Capitale e dell’Imperialismo Nato. Chissà, dunque, se il 1° maggio troveremo al neo-fantozziano concertone le bandiere di Confindustria: sarà, in ogni caso, dati i tempi, difficile capire se sarà il 1° maggio o il 1° aprile.
di Diego Fusaro