Capotreno licenziato per troppe multe: 5 mila in due anni. Ora può tornare al lavoro

Il 61enne ha portato l'azienda in tribunale ed è stato reintegrato

Capotreno di Trenitalia licenziato perché faceva troppe multe. In soli due anni ha collezionato ben 5mila sanzioni e il 3,5% di errore su migliaia di multe, come riportato dai suoi legali. Insomma, il 'terrore' dei furbetti del biglietto in treno. Ora però i giudici della Cassazione hanno deciso che, in fondo, faceva solo il proprio dovere, seppur in modo "estremamente puntiglioso", ed è stato reintegrato. 

È successo a Venezia. Il licenziamento era avvenuto nel 2017, quando il capotreno era stato allontanato "per giusta causa" dal lavoro per colpa delle numerose multe che infliggeva ai viaggiatori e per errori nella compilazione dei titoli di viaggio a coloro che trovava senza biglietto. 175 casi che avrebbero portato a un danno per l’azienda di circa 10 mila euro. Il controllore a quel punto era ricorso al giudice del lavoro contro il proprio licenziamento e la causa era finita davanti la Cassazione. La Corte, dando ragione al dipendente, ha intimato a Trenitalia di reintegrare il capotreno in servizio. «"L’uomo è inflessibile ed estremamente puntiglioso ma non lo fa con finalità esclusive di lucro né in mala fede contro l’azienda", hanno spiegato i giudici.

Capotreno licenziato: troppe multe

Anche la corte d'Appello di Venezia gli aveva dato ragione e il 61enne dopo circa due anni è tornato al suo posto di lavoro, facendo finire quello che lui stesso ha definito un incubo. “Fin dall'inizio il giudice del lavoro mi aveva dato ragione e l'azienda mi aveva reintegrato senza riassumermi: sono rimasto a casa per un anno e mezzo percependo lo stipendio senza lavorare. Per me non era una questione di soldi: volevo tornare a indossare la mia divisa. Amo questo mestiere e ho grande rispetto per Trenitalia”, ha affermato il capotreno che è ferroviere da generazioni. Fin da piccolo il suo sogno era trascorrere le sue giornate tra un vagone e l’altro. E lo ha fatto per ben 38 anni della sua vita. Essere licenziato dall’azienda tanto amata non era possibile per lui, uno smacco troppo grande, praticamente un’umiliazione. Come ha ricordato, nei due anni presi in esame da Trenitalia le multe staccate sono state più di 5mila. Ma non si ritiene spietato, neanche in famiglia, dove i suoi figli dicono che è fin troppo accomodante.

Il racconto del capotreno

Ha poi affermato di non essere un cacciatore di taglie, ma di essere convinto che sul lavoro ci voglia rigore, e che il suo compito sia quello di assicurarsi che tutti i passeggeri viaggino con regolare biglietto. Non si ritiene né autoritario né prepotente, ma si tratta solo di una questione di civiltà, e proprio per questo è certo di essere adorato dai viaggiatori, “perché i furbetti sono una minima parte. La quasi totalità degli italiani paga il biglietto e mal sopporta l'idea che ci sia chi gode dello stesso servizio senza sborsare un soldo. I passeggeri capiscono che io e i miei colleghi ci diamo da fare per evitare un'ingiustizia. Le dirò di più: la gran parte dei multati mi dice ‘so che sta facendo il suo lavoro’. Ecco, è il mio lavoro. Poi, certo, a volte qualcuno dà i numeri”. Ma nel suo lavoro ha anche corso dei rischi. Bonanno ha rammentato quella volta in cui a Vicenza una signora trovata senza biglietto lo ha aggredito, e aveva anche il cane senza museruola. Anche molti colleghi hanno espresso al 61enne la loro solidarietà, ma c’è anche chi non ama il suo modo di lavorare, considerato troppo rigido. “Io però vado dritto per la mia strada: sui treni viaggia soltanto chi ha il biglietto”, ha dichiarato il controllore integerrimo.