La confessione di Davide Fontana, l'impiegato di banca che ha ucciso Carol Maltesi
"Ho deciso di ucciderla perché voleva trasferirsi vicino a suo figlio", la confessione dell'uomo, che dopo aver compiuto il delitto ha conservato il corpo in casa della vittima per due mesi
È arrivata la confessione di Davide Fontana, l'impiegato di banca che ha ucciso Carol Maltesi, la donna italo-olandese di 26 anni diventata famosa nel mondo dell'hard e conosciuta come Charlotte Angie. Secondo il gip di Brescia, Angela Corvi, il delitto è stato commesso per "un evidente movente passionale". "Ho deciso di ucciderla perché voleva trasferirsi tra Verona, dove vive suo figlio, e Praga. Non potevo accettare di vivere senza di lei, lei che per me era tutto", ha raccontato Fontana al giudice. L'uomo, che lavorava in banca e curava una pagina Instagram come food blogger, ha nascosto per due mesi il corpo in casa della vittima, a Rescaldina, un paesino in provincia di Milano, prima di sbarazzarsene a Borno, in provincia di Brescia.
La confessione di Davide Fontana
Il gip ha convalidato il fermo dell'uomo, accusato di omicidio volontario aggravato. "Pure acconsentendo a che la Maltesi, di cui si è rappresentato follemente innamorato, intrattenesse relazioni anche con uomini diversi, non poteva assolutamente accettare che se ne andasse lontano, abbandonandolo; e così, le toglieva barbaramente la vita, durante un gioco erotico che avevano concordato, approfittando della evidentemente incondizionata fiducia che la giovane riponeva in lui, tanto da farsi legare, imbavagliare ed incappucciare, rendendosi inerme nelle sue mani", si legge nell'ordinanza di convalida.
Per due mesi, dopo l'omicidio, Fontana ha tentato di depistare tutti, usando il telefono della vittima per pagare l'affitto e le bollette e per rispondere ai messaggi dei familiari. L'omicida avrebbe effettuato più volte dei sopralluoghi nel luogo in cui poi ha abbandonato i resti del corpo di Carol.
Davide Fontana, l'uomo che ha ucciso Carol Maltesi
"Per oltre due mesi escogitava, preparava e attuava una complessa strategia per occultare l'orrendo delitto commesso, compiendo ogni azione possibile per simulare l'esistenza di Carol in vita" prosegue il giudice, che sottolinea anche "l'indomita ferocia ed estrema pericolosità" di Fontana.
Il bancario aveva tentato di nascondere la verità fino a poco prima della confessione: quando un giornalista locale, imbeccato da alcuni fan che avevano notato la corrispondenza tra i tatuaggi di Carol e quelli trovati sui resti, aveva contattato la vittima, lui aveva risposto al suo posto dicendo di non preoccuparsi. Poi si era presentato davanti ai Carabinieri per denunciare la scomparsa dell'amica, ma le contraddizioni del suo racconto sono state troppo evidenti e alla fine è crollato, confessando.