Fine del Green Pass? Assolutamente no. Non ci resta che disobbedire!

I tempi sono finiti ed è giunta l’ora della R-Esistenza ad oltranza!

La misura di un Uomo, a mio sommesso avviso, è stata sempre la sua Dignità, intesa nell’accezione principale di “ rispetto” che l’Uomo, se tale è, deve dimostrare dapprima per sè stesso e poi -laicamente e pure cristianamente disquisendo- “sentire” nei confronti dell’altro da sè.
Di detto lemma è intrisa la nostra Carta Costituzionale, che declina la parola Dignità, quasi fosse una delle cellule del DNA della nostra Res Publica e la rende il faro, che guida e governa la ratio legis di ogni normativa promanata fino a..... due anni fa!
Sarebbe forse meglio dire che, due anni fa, il cittadino italiano svegliatosi improvvisamente “a cannonate” normative dal letargo, in cui era stato fatto precipitare, a forza di manipolazioni e mistificazioni, perpetrate a diverso titolo da media e governanti- si è reso conto con grande sorpresa di aver perso la propria Dignità.
Calpestata, tradita e violentata, come non mai, la Dignità del cittadino italiano ha iniziato ultimamente a dubitare di sè stessa e rifrangendosi in uno specchio, ha confuso la bella e luminosa immagine, che sino all’altro ieri risplendeva di luce propria, con quella del rispetto per l’Autorità fine a sè stessa: un simulacro del decoro che fu !
L’ultima conferma del triste presagio, che già da decenni aleggiava sulla nostra Repubblica e soffiava prepotente su quella fiammella di luce, è coincisa con il Decreto Legge n. 24, emanato il giorno 24 marzo dell’anno horribilis p.c. (post covid) 2022.
Leggendo la norma succitata, mi risuonavano forti le parole del sommo poeta: “ lasciate ogni speranza, voi che entrate”.
I più (in genere i dormienti) hanno salutato l’ennesima compulsivo-ossessiva decretazione “d’urgenza” con un plauso, a tratti con una “ola”, tratti in inganno dai titoloni mass mediatici: “ la fine del green pass”.
In verità, ad una appena più approfondita disamina, l’attento lettore noterà l’inganno: il green pass va solo “a nanna” per qualche mese (forse) ed a decorrere dal 1 maggio (ahinoi, la “festa del lavoratore” italiano, cui viene rubato letteralmente il lavoro, se non munito di “green pass”).
Non mi dilungherò in questa sede sulle varie declinazioni dell’ormai arcinoto certificato sanitario, nella sua fomula “basic” o “super vip all inclusive”, ciò che risalta immediato agli occhi del coscienzioso giurista e che fa tremare i polsi, letteralmente, è tutta la prima parte del decreto n. 24/22, nonchè l’art. 13 di detto ennesimo, distopico provvedimento d’urgenza, che dell’urgenza possiede solo l’esigenza dei governanti di operare vieppiù un controllo massivo e costante sulla popolazione italiana.
E scendiamo nel dettaglio: gli artt. dall’1 al 4 farebbero ribollire il sangue al più paziente dei santi, giacchè il nostro “amorevole” e fintamente paternalistico governo mantiene in vita totalmente la macchina dell’emergenza creata in questi ultimi due anni, a seguito della prima delibera, ex art. 24 del D Lgs n. 1/2018 e lo fa delegando pieni poteri al Ministero della Salute, preservando in capo a sè stesso l’emanazione delle ordinanze ex art. 26 di detto decreto legislativo, c.d. Codice della Protezione Civile, a “richiesta motivata delle Amministrazioni competenti” ed al fine di contrastare l’evoluzione “dello stato della pandemia” (oggi de facto inesistente!).
Il tutto fino il 31 dicembre 2022 !!
Ebbene sì, avete inteso bene, sino a fine del corrente anno ( e chissà ancora per quanto altro tempo), pur non sussistendo un formale e dichiarato “stato di emergenza” di rilievo nazionale, il Consiglio dei Ministri si ritaglia ancora il ruolo non richiesto di comando dell’operazione: “ salvate il soldato Italia” ed a tale fantasioso scopo, delega ampi poteri di emanazione di ordinanze, in primis, a sè stesso ed in secundis, al Ministero della Salute, che potrà addirittura “adottare ed aggiornare linee guida e protocolli” diretti a regolare le attività economiche e produttive e dulcis in fundo, potrà “introdurre limitazioni agli spostamenti da e per l’estero, nonchè imporre misure sanitarie in dipendenza dei medesimi spostamenti”.
Già solo questa disposizione deporrebbe per un impeachment dell’eversivo governo attuale, che con un colpo di coda, in limine litis, mentre con una mano ti fa vedere la libertà, con l’altra te la toglie pressocchè definitivamente, giacchè (art. 4): “ art. 10ter... A decorrere dal 1 aprile 2022 è fatto divieto di mobilità dalla propria abitazione o dimora alle persone sottoposte alla misura dell’isolamento per provvedimento dell’autorità sanitaria in quanto risultate positive al SARS COV 2 fino all’accertamento della guarigione..”.
Applauso, Signori! Siamo al cospetto della realtà distopica “aumentata”, all’acme dei giudizi dogmatici di quella, che una volta -nel così lontano e mai così vicino medioevo- veniva definita la Santa Inquisizione.
Basterà un semplice click ministeriale (nell’era del digitale ci sta tutto!) ed il paesello di montagna con qualche caso di influenza in più del solito o la città, iper popolata pure di tanti stranieri e profughi di guerra, verrà letteralmente e nuovamente chiusa ad insindacabile giudizio del Ministro Speranza ( non so se mi spiego!).
Ma il coupe de theatre è costituito, a mio avviso, dall’art. 13 del prefato decreto. La disposizione ha la potenza di una deflagrazione nucleare ed è nascosta, quasi incistata, a chiusa di quel provvedimento normativo, nel tentativo vano di rendersi invisibile.
Dietro una ridondante e iper tecnica termininologia -cui, per contro, il mito della supercazzola appare di chiarezza disarmante- il governo ci racconta chiaramente che tutti i dati sanitari raccolti attraverso la piattaforma digitale DGC verranno raccolti e trattati “per motivi di interesse pubblico” (quali?) “nonchè a fini di archiviazione nel pubblico interesse, di ricerca scientifica o storica o a fini statistici” (ovvero?) ed ancora non pago delle nefandezze narrate e perpetrate, il governo continua: “ i dati raccolti possono essere condivisi, per il perseguimento delle finalità internazionalmente riconosciute, con gli specifici database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie...”; il comma 6 dell’art. 13 assegna addirittura a fantomatici centri di competenza scientifica a livello nazionale ed internazionale la delega a trattare i NOSTRI sacrosanti dati sanitari.
Per carità di Patria, in questo momento, vorrei non indagare le ragioni di tale procura rilasciata a non meglio specificati “centri di competenza nell’ambito scientifico”, ma qualcosa mi dice che il focus della questione sia incentrato sullla c.d. “identità digitale”, scopo diretto ed indiretto della normativa pandemica promulgata negli ultimi anni e che le persone, all’occhio governativo, tornando all’incipit di questa mia indecorosa disamina, hanno perso la loro Dignità di essere umano e sono divenuti un semplice, banale, a-specifico QR-CODE.
A chiusa, vi esorto, supplico, prego, affinchè pure l’ultimo dei dormienti sia in grado di risvegliarsi, prima di divenire un anonimo artifizio tecnologico, senza Umanità e privo di Dignità e Libertà: unici, reali dogmi che dovremmo introiettare e possedere in ogni cellula del nostro essere “infinito”.
I tempi sono finiti ed è giunta l’ora della R-Esistenza ad oltranza !

Ad maiora...

Avvocato Valeria Panetta