Covid, Torteria Chivasso sentenza Cassazione: annullato sequestro. Era rimasta aperta durante la pandemia

La titolare, Rossana Spatari, si era rifiutata di chiudere la sua attività durante l'emergenza Covid. La Suprema Corte: "Nessun reato"

La sentenza della Cassazione sulla Torteria di Chivasso ha dato ragione alla titolare Rosanna Spatari. L'esercizio commerciale era stato sequestrato perché era rimasta aperta durante l'emergenza Covid, nonostante le misure regionali. La Torteria era anche diventata il simbolo della protesta contro le stringenti disposizioni del governo: ogni sabato davanti al locale si svolgevano manifestazioni di protesta animate dalla stessa titolare.

Sentenza Cassazione: annullato il sequestro

La titolare della famosa Torteria di via Orti a Chivasso, finita al centro delle polemiche per aver ripetutamente "disobbedito" quando il Piemonte era in zona rossa o arancione, ha vinto il ricorso in Cassazione. Secondo i giudici la donna non ha commesso il reato di "inosservanza dei provvedimenti dell'autorità", come invece aveva ipotizzato la procura di Ivrea, che aveva disposto il sequestro preventivo. 

Rosanna Spatari aveva violato le misure in vigore in quel periodo, ma si trattava di violazioni non più al Codice penale, come invece si affermava nel primo decreto governativo del 23 febbraio 2020, ma di sanzioni amministrative, come ben specificato nel decreto del 25 marzo 2020, dove erano state depenalizzate a sanzioni amministrative e, al massimo, ad una chiusura fino ad un massimo di 30 giorni. L'esercizio commerciale in questione non aveva dunque osservato la chiusura di cinque giorni del 27 gennaio 2021, così come l'ingiunzione del prefetto del 19 aprile 2021 oltre alle richieste di presentazione al comando della municipale di Chivasso rispettivamente di gennaio e marzo 2021.

Motivazioni Cassazione

Secondo la Suprema Corte, dunque, il fatto non è previsto dalla legge come reato con riferimento all'articolo 650 del codice penale, che recita testualmente "Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall'Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d'ordine pubblico o d'igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato (337, 338, 389, 509), con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a euro 206".