D'Alema e gli 80 milioni di euro dalla Colombia: "Siamo in grado di garantire la firma del contratto"
Massimo D'Alema al centro della bufera dopo le rivelazioni del quotidiano La Verità. L'ex leader di sinistra coinvolto in uno scandalo sulla vendita di armi in Colombia. Per lui sarebbe stata prevista una percentuale di 80 milioni
Massimo D'Alema nella bufera: avrebbe trattato per conto di Fincantieri una vendita di 4 miliardi in armi e veicoli militari riservati al governo colombiano. La rivelazione arriva dal quotidiano La Verità, firmata da Giacomo Amadori. Oggetto della vendita una due sottomarini, quattro corvette e ventiquattro aerei M346. Riporta il quotidiano La Stampa che a fare da mediatori sarebbero stati due italiani. Entrambi residenti in Sudamerica, sono i consiglieri del ministro degli Esteri della Colombia. Per questa commessa si sostiene che D'Alema avrebbe ricevuto una success fee del 2%, cioè di 80 milioni di euro, da dividere con i suoi soci.
Le intercettazioni di D'Alema
"Noi stiamo lavorando perché siamo stupidi?", si chiede D’Alema durante una riunione con i suoi compagni d'affari. "No - afferma - Perché siamo convinti che riceveremo tutti noi 80 milioni di euro. Questa è la posta in gioco. Non appena avremo questi contratti divideremo tutto. Creare difficoltà prima di raggiungere il contratto tra le società italiane e il governo colombiano mi sembra stupido. Diciamo." Conclude: "Quello è il premio importante. Non il rimborso spese."
La difesa dalle accuse
"Ho cercato di dare una mano a imprese italiane per prendere una commessa importante. Ero stato contattato da personalità colombiane. Evidentemente a qualcuno dava fastidio ed è intervenuto per impedirlo", si difende così Massimo D'Alema in merito alle accuse mosse nei suoi confronti, "Sia il governo sia l’ambasciata colombiana erano stati chiaramente avvertiti di tutto. Trovo incredibile come sia facile reclutare in Italia qualcuno disponibile a danneggiare il Paese".
E sugli 80 milioni commenta: "Mai preso un euro. Innanzitutto io non ho un’idea precisa di quanto possa essere il success fee in un’operazione di questo tipo, ho fatto riferimento al valore che normalmente si dà a queste transazione, è anche evidente che dovevo convincere un interlocutore riluttante e convincerlo naturalmente a fare una scelta nell’interesse dell’Italia e non della mia persona".
Conclude: "In questa vicenda, ripeto, non ho contratti con nessuno. Per me era già importante far conseguire un risultato a Leonardo e Fincantieri, che hanno un rilevante peso nel sistema economico italiano anche perché questo indubbiamente accresce la credibilità di chi fa lavoro di consulenza. Temo che tutto questo clamore avrà l’unico effetto di far perdere alle imprese italiane una commessa da 5 miliardi".