Omicidio Gucci, l’intervista inedita a Il Giornale d’Italia: “Volevano chiudere le indagini, Patrizia Reggiani pregò di non farlo”
“Un anno dopo la morte di Maurizio Gucci, un magistrato chiamò Patrizia dicendole che a breve avrebbero chiuso le indagini. Lei lo pregò di non farlo. Perché avrebbe dovuto se fosse stata la mandante dell’omicidio?”. La densa testimonianza di Daniele Crippa, ex compagno di Patrizia Reggiani: QUARTA PARTE
Il 27 marzo 1995 il telefono di Daniele Crippa, gallerista e storico d’arte, squillò 13 volte. A telefonargli insistentemente era Patrizia Reggiani, sua ex compagna, per comunicargli, in lacrime, che Maurizio Gucci, il celebre marito da cui aveva divorziato, era stato assassinato. Cominciarono così, con tre colpi di pistola e 13 telefonate, cinque lunghi anni alla ricerca di una verità giudiziaria che arrivò solo quando Patrizia Reggiani fu condannata a 26 anni di carcere come mandante dell’omicidio.
Durante la lunga e inedita testimonianza a Il Giornale d’Italia, Daniele Crippa racconta di quegli anni complicati vissuti vicino a Patrizia come amico, delle indagini e dello strano interrogatorio a cui fu sottoposto.
Daniele Crippa, ex compagno di Patrizia Reggiani, a Il Giornale d’Italia
Parliamo del giorno dell’omicidio. Sentì Patrizia quel giorno?
Sì. Mi chiamò al telefono 13 volte: era disperata. Questo me lo ricordo precisamente perché quando iniziarono le indagini mi controllarono i tabulati telefonici.
Nel periodo seguente l’omicidio Patrizia le parlava di qualche sospetto verso terzi?
Patrizia si rivolgeva agli amici e ai conoscenti per capire chi avesse ammazzato Maurizio. Faceva ipotesi sulla mafia o comunque a qualche debito magari non pagato. Era ossessionata. Ricordo benissimo un episodio in particolare: circa un anno dopo la morte di Maurizio, mentre mi trovavo a casa sua, la chiamò un magistrato dicendole che a breve avrebbero chiuso le indagini. Lei lo pregò di non farlo. Perché avrebbe dovuto se fosse stata la mandante dell’omicidio?
Lei fu interrogato durante il periodo delle indagini?
Sì, sono stato interrogato due o tre volte. Avevo delle cimici in casa e, oltre ai miei tabulati telefonici, gli inquirenti hanno controllato anche i miei conti corrente per vedere se c’erano dei versamenti in favore di Pina Auriemma. Non hanno trovato assolutamente nulla.
Come furono gli interrogatori?
Molto sgradevoli. Fui interrogato dal Maresciallo Bertinotti, una persona molto arrogante. Mi ricordo che appesa dietro la scrivania aveva una foto in formato gigantografia di Maurizio Gucci. Questo fatto mi mise subito a disagio.
Ha notato dunque un pregiudizio da parte di chi conduceva le indagini?
Indubbiamente. Erano convinti che la colpevole fosse Patrizia ancora prima di cominciare. Effettivamente, a un occhio superficiale poteva essere il soggetto perfetto su cui addossare la colpa: una ex moglie che aveva dissapori con l’ex marito.
Ricordo che durante l’interrogatorio il magistrato mi mise davanti tutte i diari di Patrizia. In quelle pagine lei parlava anche di me. Il magistrato fece le pulci anche a dettagli irrilevanti che vi erano riportati, come il costo dei fiori che lei aveva preso in affitto per una festa.
A proposito delle agende di Patrizia, il giorno del delitto lei appuntò la parola ‘paradeisos’, che indica una tecnica pittorica di trompe-l’oeil e che significa ‘giardini aperti’. Le dice niente? Poteva avere un significato particolare per lei?
Non saprei. Patrizia leggeva molto e aveva l’abitudine di riportare qualche frase o parola sulle sue agende. Ma pensare che questa parola possa avere un nesso con l’omicidio è folle. Tra l’altro, non dimentichiamoci che Patrizia era una donna molto intelligente. Fosse stata veramente la mandante dell’omicidio avrebbe davvero lasciato scritto qualcosa di misterioso o criptico proprio il giorno della morte di Maurizio?
(Continua...)