Ex Ilva: pressing per chiusura, nuova iniziativa di sensibilizzazione verso Onu
Il pressing ambientalista a Taranto per fermare l’area a caldo del siderurgico continua a crescere: "Rischio cancerogeno non accettabile per i residenti del quartiere Tamburi"
Mentre si attende la sentenza del Consiglio di Stato sull’ex Ilva, cresce sempre di più il pressing ambientalista a Taranto per fermare l’area a caldo del siderurgico. “La soluzione più immediata è stata indicata dal Tar Lecce che ha imposto la chiusura dell’area a caldo dell’ex Ilva. Occorre dunque puntare ad un unico obiettivo: fermare l’ex Ilva”, afferma Daniela Spera di Legamjonici. Pronta intanto una nuova iniziativa di sensibilizzazione verso l’Onu a favore dei diritti dei bambini.
Ex Ilva: pressing per chiusura, nuova iniziativa di sensibilizzazione verso Onu
“La recente Valutazione del Danno Sanitario (Vds), correlata alla produzione di 6 milioni di tonnellate annue di acciaio, indica un rischio cancerogeno non accettabile per i residenti del quartiere Tamburi”, fa sapere Legamjonici tramite Daniela Spera, secondo la quale bisognerebbe puntare verso un unico obiettivo, fermare l’ex Ilva. "Sei milioni di tonnellate di produzione annua di acciaio è la quantità fissata dall’Autorizzazione integrata ambientale per l’ex Ilva - prosegue Spera - anche se lo stabilimento, per ridotte capacità di funzionamento e problemi impiantistici, è tuttavia lontano da questo passo di produzione. L’anno scorso, per esempio, e non solo per ragioni legate al Covid, si sono prodotte poco più di 3 milioni di tonnellate. Il piano industriale 2021-2025 presentato da ArcelorMittal Italia e Invitalia nell’ambito della nuova società prevede, a regime, 8 milioni di tonnellate di produzione, di cui 2,5 mln da forno elettrico, ma è un piano tutto da realizzare". “L’esposizione a pm10 e pm2,5 di origine industriale - aggiunge l'esperta - impone l’attuazione di interventi finalizzati ad abbattere drasticamente questi inquinanti”.
“Recenti studi, citati anche dal ministero della Sanità - osserva Legamjonici - indicano che ogni aumento di 10 microgrammi/metro cubi del PM2,5 risulta associato ad un incremento della mortalità per tumore del polmone del 14% mentre per i PM10 lo stesso incremento è associato ad un aumento della mortalità per tumore polmonare pari al 22%”.
Il Comitato cittadino per la salute e l’ambiente (comprensivo di varie associazioni e movimenti tra cui Peacelink, Genitori Tarantini, Comitato quartiere Tamburi) ha inviato sabato 19 giugno 2021 una lettera ai ministri per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, e della Salute, Roberto Speranza. Ai due ministri, il Comitato sottopone gli esiti della “nuova ricerca sugli effetti neurotossici sinergici di piombo e arsenico sui bambini di Taranto residenti nei quartieri vicini al polo industriale”.
“Siamo venuti a conoscenza dell'ultima ricerca epidemiologica che certifica un effetto sinergico del piombo e dell'arsenico dei bambini di Taranto più esposti - si legge nel testo diffuso - ossia quelli più vicini al polo industriale. Ora queste cose le sapete anche voi e la legge prevede che dobbiate applicare il principio di prevenzione e il principio di precauzione”.
“Occorre un vostro urgente intervento - scrive ancora il Comitato a Cingolani e Speranza - per fermare gli impianti dell'area a caldo dell'Ilva, ormai improcrastinabile. Dovete smentire le voci che danno per imminente un nuovo decreto salva-Ilva che sarebbe una grave atto di protervia e di irresponsabilità”.
Viene infine annunciato l'intento di rivolgersi al Comitato delle Nazioni Unite sui diritti del bambino con sede a Ginevra. “Il tempo dell'attesa e delle proroghe è finito - avverte il Comitato nella lettera - Siamo in presenza di una violazione della Convenzione Onu dei Diritti dell'Infanzia. Raccoglieremo ogni singola testimonianza perché sarà utile a rappresentare e documentare specifiche violazioni dei diritti dei bambini perpetrate a Taranto nell'inerzia dei vostri ministeri”.