Funivia Mottarone, ingegnere Perocchio torna a casa: "Era tutto a posto ma..."
Enrico Perocchio esce dal carcere di Verbania e dice di non sapere nulla sui forchettoni. E sul rapporto di lavoro con Luigi Nerini afferma: "Mai ricevuto pressioni"
"Sto male, ricorderò quella giornata di domenica per tutta la vita" così parla a La Stampa l'ingegnere Enrico Perocchio, direttore tecnico della funivia del Mottarone e dipendente della Leitner indagato per la tragedia che ha visto la morte di 14 persone. A lui era stata affidata la manutenzione dell'impianto. Perocchio torna a casa e parla di "una tragedia immane".
Funivia Mottarone, ingegnere Perocchio torna a casa: "Era tutto a posto ma..."
"Impossibile da dimenticare" ciò che è avvenuto sulla Funivia Stresa-Mottarone. "La terrò sempre nel cuore, ma purtroppo io non posso fare nulla" dice l'ingegnere Perocchio mentre lascia il carcere di Verbania: "Sono stati sei giorni pesantissimi - confessa a La Stampa - e questa accusa è devastante. Ora sono finalmente un po' sollevato. Torno in famiglia".
"Ero a casa e sono partito subito per il posto dell'incidente" racconta Perocchio. "Io pensavo ci fossero da organizzare soccorsi, nessuno mi aveva detto cosa era accaduto. Quando me lo hanno spiegato mi sono sentito morire. "Non è possibile", pensavo. Se avessi saputo che venivano adoperati i blocchi dei freni, i cosiddetti forchettoni, avrei fermato immediatamente l'impianto. Scoprire questo adesso è un enorme macigno sullo stomaco".
"Non sapevo dei forchettoni" ammette Perocchio. "Se avessi saputo non avrei avallato quella scelta. Lavoro negli impianti a fune da ventuno anni e so che quelle sono cose da non fare mai, per nessuna ragione al mondo". E ancora: "Tutte le manutenzioni sono state fatte. Era tutto a posto. Ora vedremo le analisi sulla rottura della fune per capirne le ragioni".
Infine l'ingegnere della funivia Stresa - Mottarone parla del suo rapporto di lavoro con Luigi Nerini che definisce "abbastanza buono". "Ritenevo onestamente che la gestione dell'impianto fosse più del capo servizio che sua", ma "non so quanto entrasse dentro discussioni tecniche. Io con lui avevo dialoghi legati a questioni amministrative e di regolarità dell'impianto. Se c'era un problema chiedeva che Leitner glielo risolvesse e noi glielo abbiamo sempre risolto. Non ho mai ricevuto da Nerini pressioni perché si girasse in condizioni non regolari".
Sul perché di quella scelta, Enrico Perocchio dice a La Stampa: "Non sono nella sua testa, non posso saperlo. Se lo avessi saputo lo avrei bloccato prima". Ora quindi "si farà luce su come sia potuto accadere, ma so con certezza che da noi le manutenzioni su funi e testa fusa erano a posto". Poi conclude: "Se mi fosse caduto l'occhio sui forchettoni, colorati di rosso proprio per iniziativa mia, che li volevo ben visibili, li avrei fatti togliere immediatamente". E infine: "Bastava chiudere l'esercizio uno o due giorni, basta bloccare la funivia e si risolveva il problema".
Funivia Mottarone, manovratore Tadini ammette: "Tutta colpa mia, farò i conti con Dio"
"Mi sento un peso enorme sulla coscienza, prego e faccio i conti con me stesso e faccio i conti con Dio": ad ammettere la gravissima colpa agli inquirenti è Gabriele Tadini, il manovratore della Funivia Stresa-Mottarone, rivelando di aver intenzionalmente manomesso il freno d'emergenza con il "forchettone". "La Funivia funzionava a singhiozzo e aveva svariati problemi". Ecco le ultime novità sulla tragedia del Mottarone che ha comportato la morte di 14 persone.
Il manovratore Luigi Tadini, 64 anni, ora si trova in isolamento in una cella di massima sicurezza nel carcere di Verbania ed è ritenuto uno dei principali responsabili del disastro della Funivia del Mottarone. Tadini lavorava nella società che gestiva l'impianto da oltre 40 anni ed era al controllo del funzionamento della funivia. Ecco che durante l'interrogatorio l'indagato ha rilasciato una clamorosa confessione.
"La funivia funzionava a singhiozzo" ha ammesso. "L’impianto idraulico dei freni d'emergenza aveva dei problemi, perdeva olio e le batterie si scaricavano continuamente. Dopo la riapertura del 26 aprile, avevamo già fatto due interventi. Ma non erano stati risolutivi. La funivia continuava a funzionare a singhiozzo. Il problema si ripresentava, serviva altra manutenzione". E ancora: "Un incidente che non capita neppure una volta su un milione".
"Tenere i freni scollegati - ha continuato Luigi Tadini - permetteva alla funivia di girare. Mai avremmo potuto immaginare che la cima traente si spezzasse" ha ammesso dicendosi pentito. "Era in buone condizioni: non presentava segni di usura. Quello che è successo è un incidente che non capita neppure una volta su un milione" ha concluso.
Chi è Luigi (Gigi) Nerini, il gestore della della funivia Stresa Mottarone
56 anni, imprenditore locale, di Baveno, paese sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, ecco chi è Luigi (Gigi) Nerini, gestore della società che ha in gestione la Funivia del Mottarone. La società si chiama Ferrovie del Mottarone ed è al 100% di proprietà appunto di Luigi, chiamato Gigi da amici e conoscenti Nerini.
Come ha riportato il Corriere della Sera, i bilanci degli ultimi anni hanno segnato risultati molto soddisfacenti con fatturati stabili intorno a 1,7-1,8 milioni (l'ultimo noto è quello del 2019) e utili in crescita da 200mila fino a 440mila euro. I debiti sono complessivamente pari a 2,6 milioni. Almeno fino a ieri, domenica 23 dicembre, giorno della tragedia, le cifre, anche i debiti, risultavano del tutto compatibili con un’azienda che realizza un utile pari a oltre il 20% del fatturato.
Nerini prende un compenso di 96 mila euro dalla sua società e ha in concessione la funivia dal Comune di Stresa fino al 2028, riporta sempre il Corriere della Sera. Il Comune, che eroga un contributo annuo intorno ai 130mila euro, ha incamerato due fideiussioni dall'imprenditore per poco più di 100mila euro. Il numero dei dipendenti, come spesso accade per le aziende che vivono di turismo, cambia di mese in mese. Si va da un massimo di 18 tra maggio e agosto al minimo di 8 a novembre. I turisti pagano 20 euro il biglietto di andata e ritorno.