Giornalisti e pensioni Inpgi. Il bilancio consuntivo 2020 della Gestione principale chiude con un pesante disavanzo di gestione
Giornalisti in agitazione. E' prevista una manifestazione davanti a Montecitorio il 20 maggio
I conti Inpgi non sono a posto. Appello unanime del Cda a Mario Draghi per trovare una soluzione
L'INPGI (Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani) è un ente previdenziale integrato nel sistema pensionistico obbligatorio italiano, come previsto dall'art. 38 della Costituzione. Purtroppo il bilancio consuntivo 2020 della Gestione principale chiude con un disavanzo di gestione di 242,2 milioni di euro: in questa situazione in cui mancano meno di due mesi alla scadenza dell’ultima proroga rispetto al possibile commissariamento dell’Istituto, l'atmosfera si sta surriscaldando. Ecco perché il Consiglio generale rivolge un forte e pressante appello al Governo per porre in essere in tempi brevi tutti i provvedimenti necessari a garantire la sostenibilità dell’Inpgi, unico Ente sostitutivo dell’Inps nel panorama delle Casse privatizzate.
Giornalisti in agitazione
Ma non basta. Il governo si prepara a destinare altre risorse pubbliche al sostegno del pensionamento anticipato dei giornalisti, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria dell’Inpgi senza adottare gli interventi e le misure strutturali necessarie per la messa in sicurezza dell’Istituto. Il problema della sostenibilità «è strutturale e ha soprattutto a che fare con il mercato del lavoro e le sue dinamiche». Lo scrive il Cda dell’Inpgi in un ordine del giorno approvato il 12 maggio 2021 nel quale si evidenzia, fra l’altro, come l’Istituto si sia fatto carico negli anni dei trattamenti pensionistici e degli ammortizzatori sociali dei giornalisti, «sostenendo il settore dell’editoria nella crisi più profonda che abbia mai attraversato».
«L’Inpgi ha una riserva tecnica per pagare due annualità delle attuali pensioni e una liquidità che si sta velocemente consumando. Il 2020 si è chiuso con un bilancio in disavanzo di 242 milioni. La scadenza del 30 giugno, termine ultimo dello scudo al commissariamento, si sta avvicinando. Il problema dei conti dell’Istituto – prosegue il documento, approvato con 14 voti a favore e 1 astenuto – è strutturale e ha soprattutto a che fare con il mercato del lavoro e le sue dinamiche: l’Inpgi si è fatto carico negli anni dei trattamenti pensionistici e degli ammortizzatori sociali dei giornalisti, sostenendo il settore dell’editoria nella crisi più profonda che abbia mai attraversato. A febbraio 2020, aggiungono i consiglieri di amministrazione, «il governo ha attivato un tavolo politico per trovare una soluzione condivisa allo squilibrio strutturale dei conti, coinvolgendo i ministeri vigilanti del Lavoro e dell’Economia, ma al momento non risultano fissati nuovi incontri. Il Cda dell’Inpgi – si legge infine – si appella al presidente del Consiglio, Mario Draghi, perché riattivi subito il tavolo politico, unica sede titolata, nella sua pluralità, a trovare una soluzione strutturale e condivisa per la sostenibilità del sistema previdenziale dei giornalisti italiani»
E' già prevista una manifestazione della Fnsi davanti a Montecitorio il 20 maggio mattina con tutto il consiglio nazionale: ma il problema delle pensioni, cui si aggiungono in questi giorni pesanti interventi di riduzione dell'organico in importanti redazioni italiane, porterà molti altri giornalisti a Roma per partecipare alla manifestazione.
Giornalisti. Cambia il trattamento pensionistico
Nel caso di assorbimento dell'Inpgi nell'Inps le pensioni non sono a rischio, è stato chiarito più volte: attualmente l’Inpgi è sostitutivo dell’Inps e ai giornalisti, sia attivi sia pensionati, è garantito per legge un trattamento previdenziale. Ciò che è a rischio è il tipo di trattamento, cioè quanto si prende o prenderà di pensione. L’Inpgi dal 2011 segnala il problema dei conti e negli anni ha fatto ben cinque riforme previdenziali. La crisi, l’emorragia di posti di lavoro e le mancate assunzioni ci hanno portato a questo punto. Ora dobbiamo difendere il nostro sistema previdenziale e il nostro istituto e la politica, ai massimi livelli, si deve fare carico insieme a noi del problema.
L’ordine del giorno votato dal Cda è molto importante anche perché è stato votato da maggioranza e opposizione all’interno dell’Istituto, dalla Fnsi e dalla Fieg. Unico astenuto il rappresentante del ministero del Lavoro, tra i destinatari dell’appello.
Giornalisti. La manifestazione giovedì 20 maggio, ore 10, in piazza Montecitorio a Roma
Il Consiglio nazionale della Federazione nazionale della Stampa italiana si riunirà in piazza per richiamare l’attenzione del governo e delle istituzioni sulle difficoltà strutturali dell’informazione e sull’assenza di politiche per il lavoro. L’appuntamento è fissato per giovedì 20 maggio, alle ore 10, in piazza Montecitorio, a Roma, nel rispetto delle norme sul distanziamento e di prevenzione del Covid.
È necessario rimettere al centro del dibattito pubblico i temi che riguardano l’informazione nel nostro Paese. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza non assegna la giusta attenzione a chi fa informazione, attività essenziale e fondamentale per la tenuta delle istituzioni democratiche e far crescere un’opinione pubblica matura. Nessun segnale concreto dal governo e dal parlamento giunge su questioni fondamentali che riguardano la libertà, i diritti, la dignità del lavoro di chi ogni giorno si sforza di aiutare i cittadini a conoscere e a comprendere.
Le tematiche in discussione
Le proposte di legge sulla cancellazione del carcere per i giornalisti e per il contrasto alle querele bavaglio sono ferme in Parlamento. Non c’è alcuna volontà di mettere mano alla riforma della Rai, sottraendone la governance al controllo del potere esecutivo. I temi del rafforzamento del mercato del lavoro, dell’equo compenso per gli autonomi e del contrasto alla precarietà dilagante sono scomparsi dal dibattito e dall’agenda politica. Nel frattempo, il governo si prepara a destinare altre risorse pubbliche al sostegno del pensionamento anticipato dei giornalisti, aggravando ulteriormente la situazione finanziaria dell’Inpgi senza adottare gli interventi e le misure strutturali necessarie per la messa in sicurezza dell’Istituto. L’informazione italiana ha bisogno di una nuova legge di sistema per affrontare in maniera compiuta la delicata fase di transizione digitale, valorizzando il lavoro di quanti oggi svolgono la propria attività su una molteplicità di piattaforme.
L’impostazione che sta prendendo corpo è inaccettabile perché rischia di trasformare il passaggio al digitale in una fase di indebolimento e marginalizzazione dell’informazione di qualità e di distruzione di posti di lavoro. A questa prospettiva i giornalisti italiani hanno il dovere di opporsi, chiamando il governo, a cominciare dal suo presidente, Mario Draghi, ad una presa di coscienza e ad un confronto serrato, esattamente come avvenuto per altri settori, che restituisca all’informazione e al lavoro di chi fa informazione la centralità e il ruolo previsti dalla Costituzione.