Lady Monika Bacardi a Il Giornale d'Italia: "Il cinema è anche una cosa da donne"

Lady Monika Bacardi, italiana di nascita e co-fondatrice di due società internazionali di produzione e distribuzione cinematografica, AMBI Media Group e Iervolino Entertainment racconta come vede il futuro dell’industria cinematografica internazionale

Lady Monika Bacardi, italiana di nascita e co-fondatrice di due società internazionali di produzione e distribuzione cinematografica, AMBI Media Group e Iervolino Entertainment, ha raccontato a Il Giornale d'Italia, dal suo punto di vista di donna affermata nel mondo del cinema, come vede il futuro dell’industria cinematografica internazionale

Il 2021 è un anno che probabilmente rimarrà nella storia del cinema. Sono passati tre anni da quando sul palco dei Golden Globes Natalie Portman aveva denunciato una cinquina di finalisti nella categoria dedicata ai registi tutta al maschile. A quanto pare, le sue parole, unite all’attivismo degli ultimi anni, non sono cadute nel vuoto: quest’anno le donne in cinquina erano ben tre, un vero e proprio record storico. Una di loro, Chloé Zhao, è riuscita in un’impresa ancora più titanica, ovvero essere la prima donna asiatica a vincere il Premio Oscar nella categoria migliore regia.

Signora Lady Monika Bacardi, quando è iniziata la sua carriera nel mondo del cinema?

Nel 2013, quando ho fondato Ambi con lo scopo di esprimere la mia passione. Mi sono innamorata di questa arte guardando i film che hanno fatto la storia come Il Padrino di Francis Ford Coppola e La scelta di Sophie con Maryl Streep. La missione delle mie società è quella di garantire finanziamenti per progetti cinematografici internazionali di budget medio-grande con celebrità di Hollywood.

Come legge i cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo del cinema, non ultimo quello avvenuto nell’ultima edizione degli Oscar?

Il traguardo raggiunto non è solo simbolico. Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio ripensamento del mondo del cinema, che oggi può contare su sensibilità diverse e ritrovare una funzione d’indirizzo sociale e culturale che sembrava avere smarrito. Ne sono una prova anche le trame delle pellicole del film diretti da registe – per la prima volta in 93 anni di storia della premiazione erano ben due - selezionati nella cinquina del Premio Oscar. Parlo di Promising Young Woman di Emerald Fennell, una commedia che punta i riflettori proprio sul tema del divario di genere. Ma anche della più clamorosa vittoria del film Nomadland di Chloé Zhao, un atto di accusa contro un’America caratterizzata sempre di più dalle disuguaglianze.

Hollywood sembra oggi prestare maggiore attenzione al tema del gender gap. La sua storia di successo assume un ruolo ancora più rappresentativo: possiamo definirla una vera e propria pioniera, anche perché arriva da un Paese lontano come l’Italia. Sente di aver dato un contributo a questo profondo cambiamento?

Il merito di questa rivoluzione è proprio di quelle donne che da anni, anche lontane dai riflettori, si impegnano per rendere l’industria dell’intrattenimento più inclusiva, senza arrendersi allo status quo, e dimostrando che i ruoli chiave e di decisione non sono prerogativa degli uomini.

La sua filmografia è rappresentata da diversi film con star internazionali, tra cui In Dubious Battle di James Franco, con un cast che include Franco e Selena Gomez, Robert Duvall, Bryan Cranston. O come la fiaba contemporanea This Beautiful Fantastic con Tom Wilkinson. Se potesse scegliere, c’è un film fra quelli che ha prodotto che preferisce?

Tutti i progetti cinematografici sono un po’ come dei bambini, con delle storie e dei messaggi diversi, destinati a un pubblico diverso. Per questo motivo sono orgogliosa di ognuno di loro.

Otto anni fa il tema del gender gap non aveva ancora acquisito un tale rilevanza: ciò non le ha impedito di trovare il suo spazio nel mondo del cinema e per di più in un ruolo di leadership come quello di produttrice. Come ritiene stia evolvendo la situazione?

Oggi mi pare che si stia imponendo un femminismo senza reali obiettivi. Non penso ci sia bisogno di una gara tra uomini e donne, ma piuttosto del reciproco ascolto e collaborazione su un piano di parità che sviluppi sinergie e complementarietà, e consenta al cinema di trasmettere messaggi e valori sociali più completi e compiuti. Quello su cui non possiamo transigere è la necessità effettiva di pari opportunità, ma poi il successo o il raggiungimento dei risultati non devono per forza essere paritetici.

Il suo impegno sui temi della parità di genere prenderà presto vita grazie a una pellicola da lei prodotta. Di cosa si tratta?

Si chiamerà Women Stories e sarà un film tutto al femminile interpretato da attrici di fama come la vincitrice del David di Donatello Margherita Buy, il Premio Oscar Marcia Gay Harden, la candidata al Golden Globe Eva Longoria, Cara Delevingne, Leonor Varela e Jacqueline Fernandez. Ancora oggi i mass media e in particolare la televisione propongono una visione della donna stereotipata. Noi vogliamo contribuire a cambiare le cose. Noi donne con ruoli importanti nel sistema possiamo contribuire creando un circolo virtuoso e coinvolgendo attrici, sceneggiatrici e registe in ruoli di primo piano.

Ha altri progetti su temi sociali?

Si, Women stories non è l’unico progetto di respiro sociale. Per il futuro ho allo studio un progetto sui temi della salvaguardia del pianeta e la lotta alle plastiche. Dobbiamo contribuire a creare la consapevolezza su quello che è un problema serio per tutti noi e per le generazioni future.

Il suo essere madre ha avuto un qualche influsso nell’orientare la sua filmografia?

Certamente. Ho avvertito la necessità di produrre opere capaci di trasmettere messaggi positivi ed educativi, in controtendenza con molte delle produzioni di oggi spesso permeate da troppa violenza. “Giving Back Generation”, ad esempio, è un format attraverso il quale alcune star, fra cui Selena Gomez ed Emma Marrone, spiegano ai giovani come restituire qualcosa al mondo e avere un impatto sociale con “una buona azione alla volta”. Costruire un mondo migliore, in cui a dominare non siano più le disuguaglianze, di qualsiasi tipo, è un compito che spetta anche e soprattutto alle nuove generazioni. Noi stiamo producendo short-content animati per i più piccoli: crediamo che cartoni come Artic Friends o Puffins possano ispirare valori.

Chi è Monika Bacardi

Lady Monika Bacardi parla fluentemente cinque lingue. Si è laureata in Letteratura moderna e lingue in Italia. Ha sposato Lord Luis Bacardi, discendente del fondatore dell'azienda Bacardi che ancora oggi è un'azienda a conduzione familiare. La coppia ha avuto una figlia: Maria Luisa. Da vent’anni Lady Monika Bacardi vive a Monaco, ma tenendo fede alla sua vocazione internazionale, continua a viaggiare anche nel suo Paese natale e a Los Angeles per lavoro. E’ anche nota per il suo ampio coinvolgimento in una serie di enti di beneficenza internazionali e di fondazioni senza scopo di lucro e in molte delle attività e iniziative artistiche e benefiche del Principato di Monaco. È un membro del Comitato per lo sviluppo della Fondazione «Principe Alberto II di Monaco» e dell'Assemblea di Les Amis du Musée Océanographique de Monaco.