Banditi uccisi a Cuneo, l'orefice: "Qualunque padre avrebbe fatto come me"
Mario Roggero è provato ma lucido: "Non volevo ammazzare nessuno ma difendere la mia famiglia"
Banditi uccisi a Cuneo. Non voleva passare ancora una volta da vittima e, soprattutto, era sua intenzione difendere la famiglia. Mario Roggero dopo essersi difeso da una rapina, dovrà farlo davanti ad un tribunale con l’accusa di omicidio colposo, ed anche davanti a quella parte di opinione pubblica, spero minima, che trova eccessiva la reazione dell’orefice e che preferisce trasformate gli aggressori in vittime, solo perché a loro è andata male.
L’uomo si sente dalla parte della ragione ma non può che essere sconvolto. “È durato una frazione di secondo ho in mente solo il rumore dello sparo. Ho visto che un rapinatore aveva la pistola puntata alla gola di mia moglie e ho sentito un colpo, non sapevo che era un’arma giocattolo. A quel punto gli sono saltato addosso, a mani nude, poi il resto lo conoscete ormai tutti” ha detto in un’intervista a La Stampa, accennando alla dinamica della rapina senza entrare nei dettegli, quelli li ha detti agli inquirenti.
Rapinatori uccisi a Cuneo, l'orefice: "O loro o la mia famiglia"
Quello di è certo è che non voleva uccidere nessuno. “Dovevo difendere mia figlia e mia moglie ho fatto quel che avrebbe fatto qualunque papà nella mia condizione. Sono intervenuto. Mi creda, è in casi come questo che bisogna mantenersi lucidi. E io ero lucido: sapevo che dovevo intervenire: o loro o la mia famiglia”.
Roggero non ha sparato subito, prima ha avuto una colluttazione con uno degli aggressori, poi, è tornato alla cassa per armarsi e fare fuoco. In quel momento la figlia era ancora a terra sotto la minaccia di un coltello. Già in passato Roggero era stato vittima di una rapina.
Rapina finita nel sangue a Cuneo: l'orefice nel 2015 venne duramente malmenato da banditi sinti
Probabilmente è stata la rapina già subita il 22 maggio 2015, a fare reagire l’uomo. Ai tempi, infatti, Roggero venne malmenato, le due figlie legate in bagno. I malviventi furono arrestati 6 mesi dopo ma l’episodio deve avere lasciato un segno nel suo animo, anche perché di botte non ne prese poche: un mese di prognosi dicono le carte.
Banditi uccisi a Grinzane Cavour: la chiamata di Salvini
“La mia bambina era già stata coinvolta nell'altra rapina quella in cui mi hanno pestato a sangue. E quelle sono esperienze che ti segnano che ti lasciano delle ferite dentro. C'è la paura, c'è l'istinto di protezione della famiglia”. Tanti i messaggi di solidarietà, ance dal leader leghista Matteo Salvini. “Lo ringrazio, ci siamo scritti in giornata”.