Le dimissioni di Cesa complicano il futuro del Governo Conte

Perquisita la casa romana del segretario Udc nell'ambito di un indagine sulla 'ndrangheta. Trema la "quarta gamba"

 

Le dimissioni di Roberto Cesa, segretario Udc, a causa delle perquisizione della sua casa romana nell’ambito del blitz contro la ‘ndrangheta, è l’ultima tegola che si abbatte sulla sopravvivenza del Governo Conte e rende, sempre, più traballante quella “quarta gamba di costruttori” che dovrebbe tenerlo in piedi.

 

 

 "Siamo rimasti senza interlocutore, perché di fatto le trattative noi le portavamo avanti con Cesa", dice all'Adnkronos uno dei 'pontieri' in prima linea per mettere in salvo il governo. Convinto che il banco sia a un passo dal saltare. "Conte si è speso martedì, per il voto di fiducia in Senato - dice - ma ora è sostanzialmente fermo. Non può aspettarsi che le firme dei senatori 'volenterosi' planino spontaneamente sul suo tavolo, deve spendersi in prima persona, chiamarli uno a uno e dare garanzie che al momento non ci sono".

Perché dal premier, ma anche da parte della squadra di governo, soprattutto dai ministri in quota M5S, ci sono resistenze fortissime sulla strada del Conte ter. "Ma non si possono fare le nozze coi fichi secchi... -osserva lo stesso 'pontiere' - a meno che il presidente del Consiglio non stia battendo un'altra strada". "La speranza è che Iv si spacchi - suggerisce un ministro del governo Conte - e una parte consistente dei renziani torni nelle file del Pd, puntellando la maggioranza nel modo meno traumatico possibile per il governo". In sintesi una guerra di nervi, dove sarà decisivo capire chi cede prima, se Iv o la maggioranza.

Preoccupazione anche tra i dem: dal Nazareno con Roberta Pinotti si ribadisce che la linea non cambia: "Matteo Renzi ha aperto una crisi al buio e noi abbiamo evitato conseguenze drammatiche per il Paese. Ora occorre rafforzare la maggioranza per andare avanti". Rafforzamento reso sempre più difficile dalle dimissioni di Cesa. La speranza, tuttavia, non è l’ultima a morire. “Attenzione, però, non è detto che invece quanto accaduto agevoli l'avvicinamento alla maggioranza"sostiene un esponente dem. Il lavoro prosegue Ma senza la nascita  'quarta gamba' anche chi sarebbe disposto a muoversi,ad esempio in Italia Viva, resta fermo. In ambienti centristi alla Camera lo sguardo è rivolto al premier Conte. Perché un'iniziativa del premier potrebbe sbloccare la situazione. Senza un Conte Ter e senza la certezza di una lista che faccia capo al presidente del Consiglio è complicato 'smuovere' le acque, è il ragionamento. E quindi riuscire ad arrivare a quella quota 170 al Senato, indicata da Dario Franceschini come 'soglia di sicurezza' ed il tempo stringe.

Infine, a Palazzo Madama, mercoledì, ci sarà il primo showdown con il voto sulla relazione di Alfonso Bonafede. E se anche alla fine la maggioranza riuscisse a 'sfangarla', c'è la consapevolezza dell'impossibilità di andare avanti così sperando di sopravvivere ad ogni votazione delicata. Rafforzare la maggioranza, resta quindi la strada. Stefano Bonaccini, Giorgio Gori e Dario Nardella in questi giorni hanno già detto che Matteo Renzi ha sì sbagliato ma 'mai dire mai'. Poi c'è una parte dem che, se il piano A dovesse saltare, allora preferirebbe la strada del voto anticipato. E poi ci sono i gruppi parlamentari dove in tanti la parola 'elezioni' non la vogliono nemmeno sentire.