Omicidio Regeni, l'Egitto insiste: 'Processo immotivato'

Caso Regeni, l'Egitto: "Nessuna base per procedere penalmente su omicidio di Giulio Regeni"

''Attualmente non esiste una base per procedere con un procedimento penale sull'omicidio, il rapimento e l'omicidio di Giulio Regeni'', questo è quanto diffuso dalla procura egiziana dopo aver ascoltato 120 testimoni. "Il Procuratore generale ha annunciato che per il momento non c'è alcuna ragione per intraprendere procedure penali circa l'uccisione, il sequestro e la tortura della vittima Giulio Regeni, in quanto il responsabile resta sconosciuto", ribadisce la Procura egiziana.

Inoltre, la nota diffusa dal Cairo sottolinea che il Procuratore "ha incaricato le parti cui è affidata l'inchiesta di proseguire le ricerche per identificare" i responsabili. "Il procuratore" generale egiziano Hamada Al Sawi "esclude ciò che è stato attribuito a quattro ufficiali della Sicurezza nazionale a proposito di questo caso", si afferma inoltre nel testo.

Le indagini sull’omicidio del ricercatore italiano rapito, torturato e ucciso nel 2016 in Egitto sono state chiuse dalla Procura di Roma lo scorso 10 dicembre. Sono passati inoltre due anni dall’iscrizione nel registro degli indagati degli 007 egiziani della National Security, avvenuta il 4 dicembre 2018.

Il procuratore capo Prestipino e il sostituto Colaiocco hanno rispetto la deadline sulla chiusura dell’indagine contestando con il 415 bis a 4 007 oltre al reato di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate. Per un quinto agente è stata chiesta l’archiviazione.

D’altra parte, la procura egiziana ha fatto sapere che non fornirà nessuna informazione sugli stranieri arrestati o fermati dalla polizia del Cairo dalla notte della scomparsa di Regeni al giorno in cui è stato ritrovato il suo cadavere. Non sarà nemmeno accolta la richiesta della procura italiana di rivelare le identità delle persone presenti nelle cinque stazioni metropolitane del Cairo la notte della scomparsa del ricercatore friulano.

Caso Regeni, nessuna collaborazione da parte delle autorità egiziane. Gonnella (Antigone): "Ennesimo tentativo di depistaggio"

"Siamo di fronte a un ulteriore tentativo di depistaggio da parte delle autorità egiziane sul caso dell'uccisione di Giulio Regeni". A dirlo è Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, che così commenta il comunicato della Procura egiziana, nel quale si esclude ogni coinvolgimento dei quattro ufficiali della Sicurezza nazionale che le autorità giudiziarie italiane hanno invece indicato come presunti colpevoli.

"Quanto ribadito oggi dalle autorità egiziane è un ulteriore affronto all'Italia. Siamo certi - sottolinea ancora Gonnella - della fermezza della Procura di Roma e a questo punto, ancor di più, crediamo sia importante che il governo del nostro paese dia un segnale forte, costituendosi parte civile nel processo che si celebrerà nei tribunali italiani".