Un seminatore di dignità: la storia di impegno di Maurizio Bologna
Nel cuore del Monferrato, un imprenditore agricolo trasforma filari, mele e nocciole in un progetto di inclusione sociale
Nel borgo di Moasca, tra le colline del Monferrato astigiano, la figura di Maurizio Bologna emerge come modello di impegno che coniuga la passione per la terra con un’azione sociale profonda. Alla guida dell’azienda agricola Cascina Chiarina, dalla sua famiglia portata avanti da quattro generazioni, e presidente della cooperativa sociale Cooperativa Sociale Elsa, Bologna incarna un’idea di impresa che va ben oltre la mera produzione.
La sua azienda, situata nel cuore della zona vitivinicola, conta cinque ettari coltivati a Barbera e altri appezzamenti destinati a noccioleti e meleti. Ma Maurizio non si limita al gesto produttivo: è convinto che la terra possa diventare strumento di dignità e crescita per chi vive situazioni fragili. Il suo impegno sociale parte da esperienze personali: un problema di salute giovanile lo spinse a riflettere sul valore dell’inclusione e dell’accompagnamento; da oltre ventisette anni opera nel settore della disabilità e dell’anzianità.
Grazie alla Cooperativa Elsa, gestisce strutture che accolgono persone con difficoltà dal giovane all’anziano, promuovendo percorsi di vita autonoma e lavoro protetto. Non è un caso che parte della frutta – mele, pere, nocciole – coltivata presso Cascina Chiarina venga utilizzata nelle strutture stesse e diventi occasione di inserimento lavorativo per alcuni ospiti.
Nel suo ruolo di presidente della Cantina Sei Castelli – elezione avvenuta nel 2023 – Bologna porta lo stesso spirito etico nel mondo del vino, rappresentando i produttori del territorio con consapevolezza e visione.
Tra riconoscimenti istituzionali e testimonianze di affetto, Bologna ha ricevuto l’onoreficenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana e in seguito quella di Ufficiale per meriti sociali.
In un momento storico in cui il rapporto tra impresa, territorio e comunità è al centro del dibattito, il percorso di Bologna rappresenta una finestra concreta su un modo di fare agricoltura che non si limita a produrre, ma restituisce senso. Quel senso che nasce dall’attenzione verso le persone, dalla cura del paesaggio, dalla consapevolezza che la terra è anche comunità.