Belle Époque, un autunno di mostre e spettacoli rievoca personaggi, arte, atmosfera di quella magica stagione dorata

Dal Moulin Rouge a Toulouse-Lautrec, dal can-can alle leggiadre maliarde di Mucha e di Dudovich…ah, che tempi romantici!

Nel 1889 fu completata la Tour Eiffel a Parigi, la soubrette Louise Weber (detta “la Golosa”) inventò il can-can del peccaminoso Moulin Rouge, venne inaugurata la Mole Antonelliana a Torino, il cuoco Raffaele Esposito impastò a Napoli la pizza Margherita, D’Annunzio pubblicò “Il Piacere”, van Gogh dipinse la sua strepitosa “Notte Stellata” …

L’elenco potrebbe continuare ma già così si ha un’idea della spumeggiante Belle Époque e del suo irresistibile fervore creativo: età leggendaria di prosperità, di arte, di spensieratezza in tutta Europa, attualmente rievocata da splendidi eventi e mostre autunnali, e sempre vagheggiata con nostalgia - valga per tutti il delizioso film di Woody Allen “Midnight in Paris” in cui il protagonista Owen Wilson incontra per magia Henri de Toulouse-Lautrec, Paul Gauguin, Edgar Degas nel celebre Maxim’s, ristorante che più Belle Époque non si può.

A Roma, al Teatro Sistina Chapiteau, dal 15 ottobre al 5 novembre andrà in scena “Moulin Rouge! Il Musical”: sontuoso e spettacolare, racconta la vicenda amorosa tra lo scrittore Cristian e la bella Satine, vedette del mitico locale nella Parigi della Belle Époque. Sullo sfondo, balli scatenati, nobiluomini in frac, gigolettes sfrontate, fiumi di champagne, e una colonna sonora travolgente grazie ai brani dei Queen, Lady Gaga, Elton John, eseguiti dal vivo.

Sempre a Roma è imperdibile la mostra “Alphonse Mucha. Un trionfo di bellezza e seduzione”, allestita a Palazzo Bonaparte dall’8 ottobre all’8 marzo: la più ampia e completa mai realizzata sul poliedrico boemo, con 150 capolavori in cui l’Art Nouveau, movimento che ebbe la massima diffusione durante la Belle Époque, esplode con tutta la grazia e l’avvenenza dei suoi sinuosi decori floreali dalle sfumature delicate.

Mucha in questo campo fu un vero campione, soprattutto nell’ambito dei poster pubblicitari stracolmi di boccioli, arabeschi, drappeggi. Senza pari le sue figure femminili ammaliatrici, dalle vesti fluenti, dalle lunghissime chiome attorcigliate, come nell’eccezionale manifesto realizzato nel 1894 per il dramma “Gismonda” interpretato dalla divina Sarah Bernhardt, con insuperabile finezza di disegno.   

Firenze risponde con tutta l’euforia della Ville Lumière di fine Ottocento grazie alla rassegna “Toulouse-Lautrec. Un viaggio nella Parigi della Belle Époque” ospitata nel Museo degli Innocenti fino al 22 febbraio: oltre 100 opere del grande artista francese, gioiose, coloratissime, vibranti di movimento tra ballerine maliziose e bohémien di Montmartre.

Intorno, fotografie, arredi storici e materiali d’archivio per tornare indietro nel tempo e calarsi suggestivamente in quell’irripetibile clima fin de siècle degli affollati e fumosi café-concert. Ne esce a tutto tondo la bizzarra personalità di questo aristocratico visconte: pittore, illustratore e grafico rivoluzionario, autore dei primi, bellissimi manifesti pubblicitari, oggi considerati autentici gioielli d’arte e icone indimenticabili della Belle Époque.

La preziosa cartellonistica elaborata dai disegnatori di questo periodo così singolare si può indagare anche in molte gallerie di grande interesse. Per esempio, a Rovereto spicca la Casa d’Arte Futurista Depero: è l’unico museo futurista italiano e raduna quadri, mosaici in panno, insoliti giocattoli, ingegnose costruzioni, mobili scaturiti dall’inventiva di Fortunato Depero. Un universo allegro, multicolore, dove spiccano cartelloni e oggetti pubblicitari ormai gloriosi come l’inconfondibile bottiglietta rossa a forma conica del Campari.  

Oppure a Treviso andate a visitare il Museo Nazionale Collezione Salce con migliaia di affiche e locandine appassionatamente collezionate dal ragioniere Nando Salce fin dal 1895. È la più cospicua raccolta esistente in Italia e presenta la maggioranza dei maestri che hanno fatto la storia della grafica pubblicitaria, in testa Marcello Dudovich: come dimenticare le sue donne della Belle Époque? alto-borghesi, raffinate, sdraiate su soffici divani, abbigliate con ventagli, gioielli, cappelli a larghe tese, e intente ad una vita gaia fatta di mondanità, ricevimenti, corse di cavalli…

Quanta fantasia, quanto romanticismo, quanta joie de vivre in quell’epoca lontana… E come è strano notare che la Belle Époque, così gioconda e briosa, finì con la Prima guerra mondiale, così terribile. Ma già, succede spesso: i sogni sono una cosa, il risveglio tutt’altro.

Di Carla Di Domenico