Incontro Trump e Re Carlo III: un'analisi simbolico-spirituale-geopolitica a freddo. I dettagli sono sempre preziosi
Un incontro storico di grande solennità e bellezza che dimostra la vitalità della Corona Britannica e l'acume di Trump
L'incontro tra il Presidente della prima potenza al mondo con il Re della monarchia più antica e prestigiosa al mondo non è mai un qualcosa di quotidiano o poco rilevante. Il recente summit Trump-Re Carlo poi rivela uno spessore e un'importanza storica particolare e unica che trapela anche da molti dettagli di valore simbolico, rituale e, anche, spirituale. Sì, perchè il potere quando si richiama alle proprie radici profonde esprime sempre tramite i propri linguaggi e i propri segni anche un'implicita spiritualità e una sua sacralità. Il valore dell'incontro è anche stato politico e geopolitico; dato non sufficientemente sottolineato dalla maggior parte degli analisti. In alcuni incontri sul "Vaso di Pandora" avevo evidenziato come il divaricarsi di alcune linee politiche tra Trump e il Governo inglese rappresentava una debolezza dell'Occidente che Trump doveva risolvere in fretta e così è avvenuto: la frattura tra Usa e Regno Unito ora è stata saldata dalla saggezza statunitense e dall'acume di Re Carlo III. Ma andiamo per gradi; analizziamo prima la ricchezza di alcuni preziosi dettagli del fastoso corteo britannico che ha celebrato Trump come fosse un re, anzi: un Imperatore! Non era mai successo infatti che un Re (inglese o meno) cedesse al proprio ospite il compito onorifico e rituale di passare in rassegna la propria guardia reale. Eppure è successo: abbiamo visto Carlo porsi in modo inedito dietro a Trump che è sfilato davanti a tutte le giubbe rosse con i loro colbacchi neri. Trump ama le ritualità militari, anche perchè appartengono alla sua biografia essendosi diplomato da giovane all'Accademia militare di New York. Ma non si è trattato solo di una speciale cortesia per un ospite super-speciale. Bello anche il corteo con i corazzieri a cavallo (che l'ltalia ha copiato, come ricordò un tempo grande amico del Regno Unito: Francesco Cossiga) e curiosa anche la comparsa dei gentiluomini reali (i "beefeaters") che prestano servizio alla Torre di Londra con le loro belle divise stile Tudor con al petto il segno della corona e la E di re Sant'Edoardo il Confessore. Magnifica la ripresa del grande torrione dell'imponente castello di Windsor, costruito da Enrico II il Plantageneto, fondatore dell'abbazia di Westminster. Anche a me ragazzino di dodici anni fece molta impressione la colossalità di quella torre e di quelle mura quando, turista, le visitai. E sopra la grande torre (i Plantageneti vengono dagli Angioini, amano le torri circolari) ecco sventolare in un formato gigante il vessillo reale: i tre leoni passanti, già normanni (un tempo: leopardi), l'arpa dell'Irlanda e il Leone di Scozia, a ricordare i mille anni della stirpe reale britannica e la presenza del Re nel castello. Ma ci sono altri due dettagli che potrebbero darsi come significativi: l'abito giallo di Melania (colore dal possibile senso militare) e la presenza costante delle guardie reali scozzesi, già all'arrivo di Trump e fino all'esecuzione con le cornamuse del celebre "Pipes and drums" che ha accompagnato Trump dentro il castello. E' vero che Trump ama la Scozia, patria di sua madre e sede dei suoi amati campi da golf, ma potrebbe trattarsi (è una congettura, ovviamente) di un messaggio in codice relativo al Rito Scozzese della massoneria, molto forte negli Usa e ricco di elementi cavallereschi, mistici e tradizionalisti. Re Carlo III cioè potrebbe aver omaggiato la cresciuta importanza degli Usa di Trump tramite l'evocazione del richiamo al "Rito antico e accettato" che venne codificato nel 1786 a Berlino da Federico il grande re di Prussia e divenne un ordine mondiale nel 1801 negli Usa, a Charleston per poi, oggi, trovare sede a Washington. E cosa lega aggiuntivamente Trump alla Casa Reale inglese? Proprio la loro comune origine tedesca. I nonni di Trump erano tedeschi, parenti del celebre imprenditore Heinz (quello delle "salse") mentre i "Windsor" (nome inventato nel 1917 dal re inglese di allora) sono in realtà un'antica stirpe nobile tedesca che deriva dai potenti Langravi di Turingia, che parteciparono alle prime Crociate e furono anche mecenati di poeti-cavalieri come Wolfram Von Eschembach. La Regina-Imperatrice Vittoria ad esempio era anche lei un Hannover-Brunswick per parte di padre e una Sassonia-Coburgo-Gotha per parte di madre. Doppiamente tedesca! Dal 1714 con re Giorgio I i re inglesi sono degli Hannover-Brunswick, duchi che gli Asburgo alla fine del XVII secolo elevarono al rango di "principi elettori del Sacro Romano Impero", cioè la massima nobiltà germanico-imperiale. Un Brunswick fu Enrico il Leone e anche Ottone IV. La grande rinnovata intesa strategica tra Trump e re Carlo III è passata anche per i loro brevi ma intensi discorsi (più culturali e spirituali che bassamente politici) alla magnifica tavola del grande salone dei banchetti, ricco di armature, statue e quadri, quasi filmico con le sue 160 sedute. Re Carlo ha ricordato l'alleanza anglo-americana che ha vinto due guerre mondiali e Trump ha elogiato la cultura inglese citando anche l'importante filosofo Francesco Bacone, consigliere di Elisabetta I e inventore del lato esoterico-culturale della visione imperiale inglese con la sua "Nuova Atlantide". Anche la citazione di Nixon fatta da Carlo III (che indossava la fascia dell'Ordine della Giarrettiera) rientra in questo rinnovarsi dell'alleanza angloamericana in quanto il celebre diplomatico e consigliere presidenziale fu sempre un grande amico del Regno Unito e il difensore del loro rapporto intimo e speciale. Di cosa avranno parlato "i due Re" a livello operativo? Penso di Canada e di Caucaso, dove Trump ha realizzato la pace tra azeri e armeni, preparatoria alla nuova grande via commerciale tra Baku e Ankara. Questo è un grande regalo anche al Regno Unito, da sempre sensibile all'area turco-caucasica che vogliono sottrarre all'influenza russa. Non a caso pochi giorni dopo Trump ha incontrato Erdogan definendo magnifico il loro incontro. Quando la grande politica parla anche con i simboli e quando una millenaria monarchia utilizza un incontro diplomatico anche per auto-rafforzarsi politicamente; alla faccia di un Premier inglese quasi sparito, debole e vacillante (contro il quale sono sfilati un milione di patrioti a Londra pochi giorni fa) che viene inquadrato solo per tre secondi nella cena di gala. Uno dei 160, non di più...